Per denunciare gli “accordi di pace truffa” e i nuovi crimini sionisti
In piazza migliaia di manifestanti per la Palestina libera
A Roma e a Torino la polizia attiva gli idranti e sfodera il manganello contro i manifestanti. I Giovani palestinesi: “ Questo è un governo fascista”. A Milano presente il PMLI
I promotori della manifestazione del 24 ottobre a Roma condannano e denunciano l'aggressione delle "forze dell' ordine"
Di fronte ai nuovi crimini sionisti e al genocidio del popolo palestinese che il boia Netanyahu continua a perpetrare impunemente nonostante la firma degli “accordi di pace” con Hamas del 13 ottobre scorso, decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza in varie città nel fine settimana per solidarizzare con la Resistenza palestinese.
A Roma
il 24 ottobre migliaia di manifestanti hanno preso parte alla mobilitazione pro Palestina indetta da Usb, Arci Roma e Movimento Studenti Palestinesi in Piazza Giuseppe Verdi, luogo di concentramento del corteo che, in base a quanto comunicato dagli organizzatori alla questura di Roma nei giorni precedenti, sarebbe dovuto sfilare fino alla Festa del cinema in corso di svolgimento presso l'Auditorium Parco della Musica passando accanto all'ambasciata israeliana dove era prevista una contestazione per “Denunciare il genocidio ancora in corso e tenere i riflettori accesi sulla Palestina”.
Fin dai primi arrivi in Piazza Verdi, i manifestanti sono stati letteralmente assediati da un dispiegamento di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa e non appena il corteo con alla testa lo striscione con la scritta “Il sionismo è un pericolo per il mondo. Fuori l’ambasciatore israeliano dall’Italia” ha provato a partire, un dirigente della questura con fascia tricolore a tracolla e megafono in mano ha intimato ai manifestanti l'ordine di sciogliere il corteo, di ripiegare le bandiere palestinesi e gli striscioni e di sgomberare la piazza minacciando che: “in caso di inottemperanza, lo scioglimento sarà indotto dalla forza pubblica e i responsabili saranno deferiti all’autorità giudiziaria”.
Appena i manifestanti al grido di “corteo, corteo”, “vergogna, vergogna”, “Roma lo sa da che parte stare, Palestina libera dal fiume fino al mare” e al canto di “Bella Ciao” hanno tentano di far partire il corteo, la polizia ha azionato gli idranti e ha caricato a suon di manganellate. Segno evidente che il clima di sostanziale “tolleranza” che ha caratterizzato le manifestazioni a sostegno della Flotilla delle settimane scorse è cambiato e che il governo della Mussolini in gonnella Meloni punta a reprimere ogni forma di dissenso instaurando un vero e proprio stato di polizia.
Il presidente di Arci Roma, Vito Scalisi, ha condannato le “Cariche violente delle forze dell’ordine sui manifestanti pro-Pal perché hanno rifiutato di ammainare ogni bandiera della Palestina e di ogni altra organizzazione. Era in questa richiesta irricevibile la condizione posta dalla questura di Roma per far muovere il corteo che, da piazza Verdi, voleva raggiungere l’Auditorium per sensibilizzare la Festa del Cinema sulla impossibile neutralità della cultura di fronte al genocidio. Le migliaia di manifestanti non hanno reagito alla violenza ma hanno deciso di non rinunciare al diritto a manifestare. Hanno continuato a chiedere di sfilare in corteo”.
Dopo le prime cariche, in tanti in segno di protesta si sono seduti in strada, nella vicina Via Monteverdi dove ci sono state altre cariche della polizia che ha riattivato gli idranti e sfoderato i manganelli contro i manifestanti che gridavano “servi, servi”.
In un comunicato diffuso sui social gli organizzatori fra l'altro denunciano che: “Roma non si piega ai diktat d'Israele. Il diritto a manifestare non si reprime. Già al nostro arrivo abbiamo assistito a un dispiegamento di forze dell’ordine senza precedenti: blindati, reparti antisommossa, idranti, droni e perfino fari di ricerca, cosa mai vista nemmeno nelle più grandi manifestazioni nazionali”. Appena i manifestanti - tra cui famiglie, donne, bambini e anziani – hanno iniziato a sfilare pacificamente, si legge ancora nel comunicato “la polizia ha risposto con cariche improvvise e indiscriminate. I partecipanti sono stati poi trattenuti per oltre due ore in via Monteverdi, bloccati senza poter andare né avanti né indietro. I manifestanti sono stati rilasciati solo dopo ulteriori e violenti getti di idranti, a testimonianza di una gestione che ha scelto deliberatamente la provocazione e la forza... non c'è stata alcuna azione violenta da parte dei manifestanti, solo un uso gratuito e sproporzionato della forza da parte dello Stato.
Quanto accaduto è il segno evidente di una volontà politica: il governo sta cercando di svuotare la grande mobilitazione che in questi mesi si è creata intorno alla Palestina, usando la paura e la repressione per intimidire chi scende in piazza”.
Insomma, conclude il comunicato: “Si tenta di far passare l'idea che con un 'piano di pace' tutto sia finito, mentre il massacro e l'occupazione a Gaza continuano ogni giorno. La verità è che il governo italiano, sempre più allineato agli interessi dell'ambasciata israeliana, sta seguendo un copione già visto in altre città come Milano, Torino, Bologna e Napoli, dove la gestione dell'ordine pubblico è diventata uno strumento di intimidazione politica.
L'Italia sta accettando una deriva pericolosa, in cui la repressione diventa un laboratorio per limitare il diritto di dissenso”.
A Torino
il 25 ottobre centinaia di manifestanti si sono radunati in Piazza Castello dove il Movimento Torino per Gaza aveva annunciato il concentramento per un corteo di protesta contro l’arrivo in città di ministri ed esponenti di Forza Italia radunati al Teatro Carignano per gli Stati Generali per la casa.
Al grido di “Cacciamo i ministri del genocidio. Siamo qui per dire che nella nostra città non vogliamo personaggi come Tajani e Berini”, il corteo ha percorso le vie del centro facendo tappa nelle piazze principali e sotto i monumenti simbolo di Torino per poi dirigersi verso Piazza Carignano e portare la contestazione sotto le finestre del Teatro Carignano sede del raduno di Forza Italia.
“Tajani parla di casa mentre a Gaza le case non ci sono più”; “Gaza è rasa al suolo, gli affitti sono alle stelle. Ma quale diritto alla casa? Cacciamo i ministri del genocidio” e “Blocchiamo i ministri della guerra non saremo complici del genocidio” si legge su vari striscioni e cartelli ostentati dai manifestanti insieme a tante bandiere palestinesi.
Giunti davanti al Museo Egizio i manifestanti appoggiano lo striscione di apertura del corteo “Blocchiamo Tajani” sugli scudi dello schieramento antisommossa composto da polizia e carabinieri che, senza nessun preavviso, aggrediscono il corteo a suon di manganellate mentre dall’interno del Teatro Carignano Tajani continua a provocare i manifestanti affermando: “Noi non abbiamo mai vietato a nessuno di parlare, noi siamo per la libertà. Ma questi qua fuori (i manifestanti Pro Pal, ndr) cosa hanno fatto per i palestinesi, per i palestinesi veri?”.
Diversi manifestanti sono stati feriti e contusi, mentre una giovane manifestante è stata arrestata e identificata.
A Milano
altre migliaia di manifestanti la sera del 21 ottobre hanno preso parte al presidio organizzato dai Giovani palestinesi, sindacati di base, partiti e associazioni, davanti al consolato americano per denunciare pubblicamente la “farsa del cessate il fuoco” durante la quale “Israele continua la sua politica di sterminio”.
Il presidio si è poi trasformato in corteo lungo Porta Venezia. In testa lo striscione: “Stop al genocidio in Palestina. Fermiamo la macchina bellica”.
“Siamo qui per dire basta agli Stati Uniti di fornire armi. Questo è un governo fascista, ma anche quello di prima lo faceva”, hanno detto al megafono gli organizzatori. “Nessuna arma deve uscire dai nostri porti... L'ultimo giorno di occupazione sarà il primo giorno di pace”.
Nell'appello alla mobilitazione lanciato dai Giovani palestinesi rivolto “a chi, dall’Italia, negli ultimi due anni ha lottato con dedizione e sacrificio al nostro fianco contro il proprio governo, colpevolmente complice delle atrocità sioniste” fra l'altro si denuncia che: “A fronte di un governo imputato alla Corte penale internazionale per concorso in genocidio, che continua ad autorizzare l’invio di armamenti verso l’entità sionista e a coprire il progetto coloniale del sionismo, ci appelliamo a chi ha paralizzato questo paese dimostrando da che parte sta il popolo: ‘blocchiamo tutto’ non è uno slogan con scadenza. È un’azione politica per riappropriarci del nostro ruolo: se il governo e le istituzioni non ascoltano il volere popolare di fermare la macchina bellica, allora saremo noi a paralizzare tutto”.
Sempre a Milano, la manifestazione Pro-Palestina del 25 ottobre indetta da varie associazioni con alla testa l’API in Piazza Dateo per protestare contro l’imposizione di una pax imperialista nella Striscia di Gaza e la violazione nazisionista della tregua, si è trasformata in un corteo di solidarietà con Mohammed Hannoun, presidente dell’associazione Palestinesi in Italia, che è stato colpito da un foglio di via e di allontanamento immediato da Milano per la durata di un anno.
Al corteo, vedi articolo pubblicato a parte, hanno preso parte anche i compagni della Cellula “Mao” di Milano del PMLI che hanno diffuso centinaia di copie del volantino ad hoc realizzato dal Comitato lombardo del PMLI e sono sfilati in corteo con le bandiere del Partito e della Palestina e con il cartello con le parole d'ordine “Blocchiamo tutto per la Palestina - Palestina libera dal fiume al mare - Gaza ai
gazawi - Respingere il piano neocolonialista e imperialista di Trump - Uno Stato
due popoli - Il governo Meloni rompa ogni rapporto con Israele genocida - Né un
soldato italiano a Gaza né l'Italia nel ‘Consiglio di pace’ neocolonialista e
imperialista - Con la Resistenza palestinese fino alla vittoria!”. (Rimandiamo alla corrispondenza locale)
A Genova
il 24 ottobre un corteo di migliaia di manifestanti con alla testa un lungo striscione con scritto “Restiamo umani”, si è mosso dalla zona Porto e ha percorso le vie che costeggiano il porto commerciale fino a Piazza Caricamento.
L’iniziativa di lotta è stato organizzata da Music for Peace e dai lavoratori portuali del CALP per salutare “la partenza per Gaza di 500 tonnellate di aiuti destinati ai civili e per chiedere l’apertura di un corridoio umanitario”. Vedi articolo che pubblichiamo a parte curato dal corrispondente di Genova de “Il Bolscevico”.
A Bari
nel pomeriggio del 23 ottobre l' Assemblea per la Palestina, Usb e varie associazioni e collettivi hanno organizzato un corteo con centinaia di manifestanti che sono sfilati per le vie del centro cittadino in direzione del porto. Una delegazione di manifestanti ha poi incontrato i rappresentanti dell'Ufficio Dogane per chiedere di fermare le navi cargo da e per Israele.
29 ottobre 2025