La Corte dei Conti boccia il Ponte di Messina
Meloni: “Ennesimo atto di invadenza dei giudici. Salvini: “Andiamo avanti”
La Corte dei conti al termine di una lunga Camera di Consiglio ha stabilito di non concedere il visto di legittimità e la registrazione della delibera Cipess di agosto che aveva approvato il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina.
La Corte dei Conti aveva rimandato a Palazzo Chigi la delibera del Cipess che il 6 agosto aveva approvato il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto. I pm contabili chiedevano di integrare gli atti con chiarimenti e documenti mancanti, dai costi alle procedure ambientali fino alle norme Ue. I rilievi, sei pagine, erano pesanti e il Comitato interministeriale che si occupa dei grandi progetti infrastrutturali (presieduto da Giorgia Meloni) aveva 20 giorni per fugare i dubbi, altrimenti la Corte avrebbe deciso sulle carte già disponibili.
I Pm volevano vederci chiaro sull’“Iropi”, il documento dove ad aprile il governo ha elencato gli “imperativi motivi di interesse pubblico” che giustificano l’impatto ambientale dell’opera. Tra questi c’è la “valenza militare” dell’infrastruttura ai fini della “mobilità delle truppe Nato”. Ma andava sottoposto anch’esso al controllo della Corte, che chiedeva pure chiarimenti sul rispetto delle normative Ue e delle linee guida della Procedura di incidenza ambientale. Risultavano “non del tutto ottemperate” le “prescrizioni e raccomandazioni di cui alla delibera Cipe n. 66/2003” e non è stato acquisito il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici che nel 1997 si espresse sul progetto.
Adeguarsi alle prescrizioni ha un costo e infatti la Corte chiedeva “chiarimenti in merito alla quantificazione degli oneri correlati al complessivo quadro prescrittivo e ai criteri a detti fini adottati, dando evidenza di quelli ricadenti nella progettazione definitiva e in quella esecutiva”.
Per la Corte un atto “di rilevante efficacia” – visto che riguarda un’opera da 14 miliardi – è stato trattato con sciatteria, “difettando di una compiuta valutazione degli esiti istruttori”. Insomma, si presenta “più come una ricognizione delle attività intestate ai diversi attori istituzionali del procedimento che come una ponderazione delle risultanze”. “Analoghi chiarimenti si rendono necessari in relazione alla quantificazione dei costi afferenti alle raccomandazioni formulate dal Comitato scientifico” della Stretto di Messina, la società incaricata di realizzare l’opera guidata da Pietro Ciucci, vero dominus dell’operazione insieme a Webuild, colosso che guida il consorzio costruttore Eurolink.
Parliamo di 68 “raccomandazioni”, alcune molto complesse e lunghe, come le prove sui cavi. Molte anche le richieste di chiarimenti sul quadro economico, per esempio sugli incrementi di spesa dei “costi della sicurezza”, saliti a 207 milioni dai 97 del progetto preliminare, rispetto al quale non tornano pure i 266 milioni per le “Opere e misure compensative dell’impatto territoriale e sociale”. La Corte chiedeva poi di sapere come il Cipess valuta la decisione di far rinascere il vecchio contratto con Eurolink, che chiede allo Stato 700 milioni per lo stop voluto dal governo Monti nel 2013. Incredibilmente, il Cipess non s’è mai pronunciato.
La nota si chiudeva con una richiesta pesante: conoscere “le valutazioni del Cipess in relazione al rispetto della direttiva 2014/24/Ue, con specifico riferimento all’art. 72, anche alla luce dell’interlocuzione avviata con la Commissione come attestato nella documentazione della Kpmg”. L’articolo 72 impone di rifare la gara del Ponte se i costi superano del 50% quelli del bando originario. Il governo l’ ha aggirata con un escamotage, contestato però dall’autorità anticorruzione.
Ora la magistratura contabile non dà il visto di legittimità alla delibera Cipess, di fatto bocciando l'opera, il provvedimento contestato era stato appunto approvato dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile il 6 agosto, ai sensi del decreto-legge n. 35 del 2023, quello voluto dallo stesso Salvini per riattivare la società Stretto di Messina dopo dieci anni di liquidazione. La delibera approvava il progetto definitivo e assegnava le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione.
Sulla bocciatura la Meloni arriva rabbiosamente a dire che la mancata registrazione è una “intollerabile invadenza” e “l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento” e avverte, ammettendo così il carattere eversivo delle sue ''riforme'': “La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti rappresentano la risposta più adeguata”.
Salvini parla di “grave danno per il Paese” e di “scelta politica più che giudizio tecnico”, “chiarisco che non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora. Parliamo di un progetto auspicato perfino dall’Europa, che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro. Andiamo avanti”.
Tra i diversi punti sotto la lente dei magistrati le coperture economiche dell’opera da oltre 13 miliardi, l’affidabilità delle stime di traffico, la conformità del progetto definitivo alle normative ambientali, antisismiche e alle regole europee sul superamento del 50% del costo iniziale.
Le eccezioni sollevate durante l’adunanza della Sezione centrale della Corte dal consigliere Carmela Mirabella sono state diverse: anche sulla competenza del Cipess, considerato organo “politico”.
Anche con il parere negativo della Corte dei Conti il governo può comunque decidere di andare avanti con il progetto, infatti nel caso in cui il controllo riguardi un atto governativo, secondo la legge, l’amministrazione interessata in caso di rifiuto di registrazione può chiedere un’apposita deliberazione da parte del Consiglio dei ministri, il quale, a propria volta, può ritenere che l’atto risponda ad interessi pubblici superiori e debba avere comunque corso.
Come si vede dalle reazioni rabbiose del governo e della maggioranza si tratta di una bocciatura della mega opera speculativa concepita ad uso e consumo dei pescecani capitalisti e mafiosi, ma il governo farà di tutto per andare avanti e iniziare l'opera.
Occorre battersi quindi con più forza di prima con un ampio fronte unito contro il Ponte e il nero governo Meloni.
12 novembre 2025