Manifestazioni in tutta Italia Celebrato il 1° Maggio CGIL, CISL e UIL snaturano la Giornata internazionale dei lavoratori manifestando assieme ai padroni. Camusso, Bonanni e Angeletti non dicono una parola contro il capitalismo e il suo governo ed espongono una piattaforma sul lavoro assolutamente insufficiente. A Torino e in Emilia-Romagna attaccato il PD per l'inciucio con Berlusconi. Il M5S diserta le manifestazioni e Grillo attacca il 1° Maggio. Successo del trentennale del 1° Maggio in piazza dell'Isolotto a Firenze. Il PMLI presente alla manifestazione nazionale a Perugia e in altre città. Il cartello del Comitato lombardo del PMLI sul governo Letta-Berlusconi attira le attenzioni dei media Il PMLI denuncia il governo Letta-Berlusconi Anche quest'anno, nonostante siano duramente provati da un anno di ripetute stangate e dalla sempre più drammatica mancanza di lavoro, dai licenziamenti e dalla cassa integrazione, i lavoratori, i pensionati, i giovani precari, disoccupati e studenti, i migranti, i senza casa, si sono uniti a centinaia di migliaia nelle piazze di tutta Italia per celebrare il 1° Maggio, Giornata internazionale dei lavoratori. Con ciò hanno dimostrato che questa storica giornata di rivendicazione e di lotta è sempre viva e ben radicata nella memoria del proletariato italiano, nonostante i sempre più sfacciati ed invadenti tentativi di sabotarla distogliendo le masse e in particolare i giovani dalle piazze con l'apertura festiva di negozi e centri commerciali, le "notti bianche", i concerti e concertoni vari, ecc. A dare una mano ai sabotatori ci si è messo anche il milionario qualunquista di destra Beppe Grillo, che come aveva già fatto per il 25 Aprile ha decretato la "morte" del 1° Maggio, dichiarando dal suo blog che "festeggiare il Primo Maggio è uno stanco rito assolutorio dei responsabili, dei sindacati complici, dei 'prenditori' di appalti pubblici di Confindustria, dei partiti che hanno occupato lo Stato. È la celebrazione di Caporetto e dell'otto settembre a reti unificate". E per seguire il suo lugubre sermone il M5S ha disertato tutte le manifestazioni, finendo per schierarsi oggettivamente dalla parte del capitalismo e del suo governo. Quest'anno, poi, c'è stato anche un tentativo di snaturamento di questa ricorrenza di classe del tutto senza precedenti, attraverso due insidiose manovre, contrabbandate dietro il pretesto della situazione di "emergenza" economica e occupazionale, e del resto strettamente collegate tra loro: la partecipazione di rappresentanti di associazioni padronali ad alcune manifestazioni, come a Treviso, Bologna e Prato, e il tentativo di coprire e accreditare tra i lavoratori il governo dell'inciucio Letta-Berlusconi. Napolitano invoca la "pace sociale" A dare l'input politico a questa sporca manovra è stato ancora una volta il rinnegato Napolitano, con un messaggio inviato ai tre segretari di CGIL,CISL e UIL, in cui dicendo di aver accettato la rielezione solo per "dovere" verso la grave emergenza economica e sociale, e al fine di arginarla rapidamente e di "impostare le riforme di sistema necessarie per contrastare il declino, per tornare a crescere durevolmente", ritiene "indispensabile il concorso di tutte le forze sociali e politiche, delle forze parlamentari di maggioranza e di opposizione". "È in particolar modo necessaria - rincara il nuovo Vittorio Emanuele III che ha riaperto le porte governative a Berlusconi con la complicità del PD - una cooperazione forte e fattiva tra mondo imprenditoriale e sindacati. Ho constatato con compiacimento la disponibilità a collaborare di entrambe le parti sociali". Un'esortazione subito raccolta e rilanciata dal palco della manifestazione nazionale di Perugia da Camusso, Bonanni e Angeletti, ancora freschi dell'accordo sulla produttività firmato pochi giorni prima con le associazioni padronali e della ritrovata "unità sindacale", in particolare sulla "rappresentanza" che sopprime la democrazia sindacale nelle fabbriche applicando dappertutto la dottrina di Marchionne, da offrire su un piatto d'argento alla Confindustria e al governo delle "larghe intese". Essi hanno anche approvato una piattaforma unitaria sul lavoro in 6 punti del tutto insufficiente, che si limita sostanzialmente a chiedere al governo sgravi fiscali per lavoratori e aziende e soprattutto non sostenuta da un adeguato programma di lotte, visto che per tutto maggio e la prima quindicina di giugno prevede solo iniziative locali e una manifestazione nazionale viene rimandata addirittura al 22 giugno. Naturalmente nessuno dei tre ha detto una parola contro il capitalismo, il vero responsabile della crisi e della mancanza di lavoro. Invece tutti e tre, con diverse sfumature ma sostanzialmente all'unisono, hanno fatto una chiara apertura di credito al nuovo governo al servizio del capitalismo, appena mascherata con qualche dubbio di circostanza, proprio come aveva chiesto Napolitano: "Abbiamo sempre discusso con tutti i governi. È positivo che abbiamo ascoltato da Letta che bisogna partire dal lavoro ma titoli e annunci non bastano", ha detto ipocritamente la Camusso. Il governo, "che ha lanciato segnali interessanti", deve avere "il coraggio di cooperare con i poteri locali e le parti sociali. L'Italia si salva se tutti la salviamo", le ha fatto eco Bonanni invocando cioè la "pace sociale". E Angeletti è stato ancor più esplicito: "Nessuno può permettersi di far cadere questo governo, ne pagherebbe le conseguenze alle prossime elezioni", ha abbaiato questo cane da guardia del governo scommettendo spudoratamente sulla sua durata. Contestazioni a rappresentanti padronali e PD Comunque la manovra per snaturare il 1° Maggio non è riuscita, e anzi ha fatto venire ancor più alla luce lo scollamento tra i lavoratori e i vertici sindacali, gli amministratori locali e il PD, individuato quest'ultimo come un partito rappresentante del governo, un corpo estraneo da espellere dalle piazze, al pari del PDL, della Lega e degli altri partiti di destra. Lo si è visto in particolare a Torino, Bologna e Bagnoli (Napoli). A Torino lo spezzone del PD è stato contestato già al concentramento in piazza Vittorio al grido di "fuori il PD dal corteo". È intervenuta la polizia in assetto antisommossa, che visto il numero preponderante di contestatori ha preferito però desistere dalla carica e scortare lo spezzone del PD fuori dalla piazza, accompagnato da un lancio uova riempite di inchiostro nero. Il gruppo è stato fischiato anche durante il corteo da parte della folla che faceva ala. Il neopodestà Fassino è stato contestato nel corteo al grido di "Fassino, sei la vergogna di Torino", e il servizio d'ordine del PD si è addirittura rifiutato di fare da scorta ai propri dirigenti e alle autorità, limitandosi solo a proteggere bambini e famiglie: "Gli altri stiano con Berlusconi e si facciano difendere dalla polizia", hanno detto. Fassino è stato fischiato e contestato anche durante il suo comizio sbrigato in fretta e furia in una piazza San Carlo semivuota, sgombrata già prima che arrivasse il grosso del corteo: "Chi fischia non ha argomenti... questo governo si è insediato da 24 ore, prima di lamentarci vediamo di spingerlo a fare le cose. Non rassegnamoci alla crisi", ha tentato di obiettare ridicolmente il neopodestà piddino alle contestazioni. A Bologna, in piazza Maggiore, i vertici sindacali, l'amministrazione comunale e il governatore dell'Emilia Romagna, il bersaniano Errani, avevano invitato a una tavola rotonda sul lavoro anche il presidente degli industriali locali e il presidente di Legacoop. La Fiom si era defilata, scegliendo di partecipare a una manifestazione a Copparo nel ferrarese, davanti a una fabbrica a rischio chiusura. USB, Cobas, collettivi studenteschi e precari hanno dato invece vita a un corteo partito da piazza Verdi. Quando ha parlato Alberto Vacchi di Unindustria, dalla piazza sono partiti fischi e urla di "vergogna, vergogna" e "tornatene a casa", che i dirigenti sindacali, amministratori locali e funzionari del PD hanno cercato di coprire con gli applausi, mentre il servizio d'ordine sindacale prendeva a spintoni i contestatori. Anche Errani è stato contestato, quando ha cercato di spiegare che l'invito agli imprenditori non c'entrava nulla col governo delle "larghe intese". Verso mezzogiorno alcune decine di giovani hanno contestato un banchino del PD in piazza Nettuno con parole di scherno e inviti a sloggiare la piazza. Il PD ha chiamato la polizia per farsi "proteggere". Successivamente, davanti alla stampa, ha accusato i giovani contestatori di "aggressione squadristica". Contestazioni al PD si segnalano anche a Ferrara, Rimini e Imola. Anche Bagnoli è stata teatro di una forte contestazione ai vertici sindacali, quando col loro servizio d'ordine hanno cercato di impedire a un nutrito corteo di cassintegrati della Fiat di Pomigliano, di lavoratori dell'Irisbus, di precari e giovani dei centri sociali, di entrare nell'area del concerto e di prendere la parola dal palco (vedi articolo della Redazione di Napoli). Il contributo del PMLI Il PMLI ha dato come sempre un bel contributo al successo di questa importante giornata di lotta, come emerge dalla grande mole di articoli inviati da tutta Italia a Il Bolscevico dalle redazioni e dai corrispondenti locali. Dovunque ha potuto partecipare, il PMLI è stato il cuore rosso delle piazze e dei cortei del 1° Maggio, colorandoli con le sue rosse bandiere e animandoli con i suoi canti proletari e le sue forti e chiare parole d'ordine incitanti alla lotta contro il capitalismo per il socialismo e di denuncia del governo dell'inciucio Letta-Berlusconi. A questo scopo sono stati diffusi appositamente i volantini "Viva il 1° Maggio, l'emancipazione del proletariato e la lotta contro il capitalismo, per il socialismo", il volantino con il Documento dell'Ufficio politico del PMLI sul governo Letta-Berlusconi e il n. 15 de Il Bolscevico con l'editoriale di Scuderi per il 36° del PMLI, "Lottiamo per cambiare davvero l'Italia". In questa occasione, grazie alle sue inconfondibili insegne e all'intelligenza dei suoi militanti e simpatizzanti, il Partito è riuscito anche a rompere il ferreo black-out dei media di regime ed acquisire una visibilità nazionale: come a Perugia, dove i compagni laziali sono riusciti a portare il cartello con il rosso manifesto del 1° Maggio davanti al palco della manifestazione nazionale. E come a Milano, dove il cartello portato in piazza dal Comitato lombardo del PMLI raffigurante la coppia Berlusconi-Letta, in veste rispettivamente di Mussolini e di gerarca fascista, è stato ripreso e rilanciato sui media a livello nazionale dall'agenzia Ansa. In diversi casi i nostri militanti e simpatizzanti sono riusciti anche a mettere in pratica un'intelligente politica di fronte unito, manifestando in corteo insieme a compagni di base del PRC, come per esempio a Ravenna; o del PRC e del PDCI, come a Prato; o del PRC e militanti No Tav, come hanno fatto i compagni di Biella. In altri casi il PMLI ha addirittura assicurato la celebrazione della giornata, con i propri banchini e bandiere e diffondendo i volantini sul 1° Maggio, in importanti piazze che erano state disertate dalle organizzazioni sindacali, come è successo a Napoli e a Catania. Da segnalare infine il grande successo della tradizionale celebrazione del 1° Maggio in Piazza dell'Isolotto a Firenze, di cui quest'anno ricorreva il trentennale, e che ha visto un record di partecipazione di pubblico, superiore a ogni previsione, sia al pranzo collettivo e agli eventi del pomeriggio, sia al vivace, rosso e combattivo corteo che dalla piazza è arrivato fino alla passerella delle Cascine. Merito anche delle compagne e dei compagni della Cellula "Nerina 'Lucia' Paoletti" di Firenze che sono stati come sempre tra i più infaticabili animatori del Comitato. Anche il Segretario generale del PMLI ha visitato la piazza, complimentandosi per la bella manifestazione e andando a salutare e abbracciare il compagno Emanuele Sala, che nonostante gravi problemi di salute non ha voluto mancare all'annuale appuntamento rosso. Si può ben dire, perciò, che il Partito ha non solo celebrato degnamente la Giornata internazionale dei lavoratori, ma che è riuscito anche a far vivere concretamente nelle piazze l'appello a lottare contro il capitalismo e il suo governo Letta-Berlusconi, e a cambiare davvero l'Italia col socialismo e col potere del proletariato. 8 maggio 2013 |