I sionisti imperialisti di Tel Aviv uccidono un leader di Hezbollah Imad Mughniyeh assassinato a Damasco Grandiosi funerali Teheran: "Terrorismo di stato del regime sionista" Il 12 febbraio a Damasco l'esplosione di un'autobomba ha ucciso Imad Mughniyeh, il capo militare di Hezbollah e artefice della sconfitta di Israele nell'aggressione al Libano dell'estate del 2006. L'organizzazione sciita libanese ha immediatamente accusato il governo di Tel Aviv quale mandante dell'assassinio. La stessa denuncia ripetuta dai governi siriano e iraniano. Il governo di Teheran ha denunciato l'assassinio come un atto di "terrorismo di stato del regime sionista". Il premier israeliano Olmert ha smentito ogni coinvolgimento del suo paese. Come d'altra parte fece lo scorso settembre quando con un raid aereo i sionisti colpirono alcuni edifici in Siria, ritenuti un'installazione nucleare. Per gli imperialisti sionisti anche la Siria sta diventando terreno per scorribande militari in barba a qualsiasi diritto sovrano del paese e delle leggi internazionali. Significativo che immediate dichiarazioni di soddisfazione siano arrivate dagli Usa, tramite il portavoce del dipartimento di Stato Sean McCornack che ha tra l'altro sostenuto che in un modo o nell'altro il leader di Hezbollah "è stato assicurato alla giustizia". Il responsabile dell'Organizzazione siriana per il diritti umani ha accusato esplicitamente Israele sottolineando che "l'ucccisione di Mughniyeh fa seguito a esplicite minacce da parte di alti esponenti del governo di Tel Aviv. Si tratta di un atto terroristico che le Nazioni Unite dovrebbero condannare senza riserve". Invece il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon ha soltanto chiesto che venga fatta totale chiarezza sull'omicidio. Il 14 febbraio una fiumana di persone ha assistito ai funerali del leader libanese. Nel pomeriggio militanti e simpatizzanti di Hezbollah, famiglie e reparti della resistenza si sono radunati per rendere l'ultimo omaggio a Mughniyeh presso il complesso di Sayyda Shuhada a Dahiyeh, la periferia sud di Beirut roccaforte di Hezbollah. AI funerali ha partecipato fra gli altri il ministro degli esteri iraniano Manusher Mottaki che ha letto un messaggio da parte del presidente Mahmoud Ahmadinejad. La cerimonia ha avuto inizio con il capo di Hezbollah, Nasrallah, che ha posto la bandiera gialla del partito sopra il feretro, prima di tenere il discorso nel quale ha affermato che "la guerra del luglio 2006 contro il Libano continua ancora, sia materialmente che politicamente, ed è supportata dallo stesso paese". Israele "ha fatto un grande errore nell'uccidere Imad Mughniyeh e lo rimpiangerà, perché Imad ha lasciato decine di migliaia di uomini come lui". "I sionisti - concludeva Nasrallah - hanno ucciso Mughniyeh a Damasco, fuori dal nostro territorio, fuori dal regolare campo di battaglia. Prima ci avete combattuti qui, nella nostra terra. Ma oggi avete varcato il confine. Se per voi è questa la nuova maniera di intendere la guerra, allora anche noi combatteremo così". Successivamente nell'accettare le condoglianze del premier libanese Fuad Siniora e del leader della maggioranza Saad Hariri Nasrallah ha auspicato che "i libanesi si riuniscano dietro al sangue versato dalla resistenza contro Israele". Un auspicio a risolvere le contraddizioni libanesi fuori dalle pressioni e dalle aperte ingerenze dei paesi imperialisti. Pochi giorni prima era stata di nuovo rinviata la riunione del parlamento per la nomina del nuovo presidente libanese, la carica vacante dal novembre scorso, dalla fine del mandato di Emile Lahoud. Sotto la mediazione del segretario generale della Lega araba Amr Musa le trattative tra le parti libanesi sono arrivate all'identificazione della candidatura del generale Michel Suleiman, comandante delle forze armate. Hezbollah e gli alleati cristiani di Aoun chiedono che sia raggiunta anche un'intesa sulla formazione del nuovo governo e su una nuova legge elettorale più equa in vista delle legislative del 2009. "Non possiamo essere semplici spettatori all'interno del governo. Ogni tentativo di allontanare l'opposizione dal processo decisionale è inaccettabile", sostenevano Aoun e Nasrallah, respingendo il tentativo del governo Siniora, appoggiato da Usa, Israele e Arabia Saudita, di mantenere comunque il potere e mani libere di governare alla attuale coalizione governativa formata dal partito Mustaqbal (Futuro) di Saad Hariri, dai drusi di Walid Jumblatt e dalla destra di Samir Geagea. 12 marzo 2008 |