3 morti e 120 feriti al Cairo La polizia spara sui manifestanti che assaltano il ministero della Difesa Piazza Abasseya nel centro della capitale egiziana è stata il teatro di guerra del 4 maggio quando la polizia ha sparato sui manifestanti che tentavano l'assalto al vicino ministero della Difesa per protestare contro la giunta militare ancora al potere e il pilotaggio dei generali delle consultazioni per l'elezione del nuovo presidente della repubblica previste per i prossimi 23 e 24 maggio. Proprio l'esclusione di alcuni importanti candidati dei partiti islamici era stata all'origine di una protesta che ai primi di maggio era stata repressa dall'intervento di gruppi di persone in abiti civili e armate di molotov che sotto gli occhi di una compiacente polizia avevano attaccato i dimostranti islamici e causato diversi morti. Il 4 maggio, alcune migliaia di manifestanti dei movimenti islamici dei Salafiti e dei Fratelli musulmani si radunavano in piazza Tahrir e in corteo si dirigevano nel quartiere di Abassiya, verso la zona del ministero della Difesa per protestare contro la giunta militare. Al tentativo del corteo di sfondare il cordone di sicurezza steso attorno al ministero, la polizia caricava cogli idranti e usava le armi per disperderli. Il bilancio degli scontri era di 3 morti e 120 feriti. Manifestazioni di protesta si svolgevano anche a Alessandria e in altre città per chiedere elezioni presidenziali libere. "Tutto procede bene", sostengono i generali che compongono la giunta militare al potere dall'11 febbraio 2011, dal giorno della cacciata del dittatore Hosni Mubarak, della quale hanno preso il posto. I generali giurano di non aver interferito con le decisioni della Commissione elettorale che ha escluso dalla corsa alla carica presidenziale lo screditato generale Omar Sulayman, che era stato capo dei servizi segreti sotto Mubarak, ma anche Khayrat al-Shater e Abu Ismail i candidati prescelti dai due principali partiti islamici che hanno vinto le elezioni politiche, i Fratelli Musulmani e i salafiti. Bocciata anche la candidatura di Ayman Nur, un laico e liberale, uno dei primi oppositori di Mubarak che è stato in prigione. Non può essere una coincidenza che i principali candidati rimasti in lizza siano personaggi non sgraditi alla giunta militare che ha promesso il passaggio dei poteri subito dopo l'eventuale turno di ballottaggio a giugno. Non è certo sgradito il diplomatico Amr Musa, ex membro di governo sotto Mubarak ma che si era ricreata una verginità negli anni a capo della Lega araba come l'islamico moderato, Abdel Futouh. 16 maggio 2012 |