Mentre nei comuni dell'area a nord di Napoli divampano manifestazioni di massa, cortei e sit-in in segno di protesta contro la costruzione dell'inceneritore a Giugliano Migliaia di manifestanti assediano gli uffici dell'assessorato all'ambiente campano All'assedio partecipano in prima fila le Mamme Vulcaniche e i nostri compagni napoletani La polizia di Letta e Alfano carica selvaggiamente gli occupanti la stanza dell'assessore romano Dal nostro corrispondente della Campania Mercoledì 8 ottobre, migliaia di manifestanti hanno dato vita ad un corteo di protesta contro la realizzazione dell'inceneritore per smaltire le finte 'eco-balle' che i politicanti borghesi, in combutta con la criminalità organizzata, hanno stoccato illegalmente per oltre 15 anni in località Taverna del Re a Giugliano, in provincia di Napoli. Un corteo colorato e multiforme, al quale hanno preso parte i Comitati provenienti da ogni parte della Campania, nonché la comunità dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico da anni presente nel casertano. Un'ampia partecipazione, quindi, e una forte combattività in una battaglia che sta coinvolgendo progressivamente un grande numero di persone e di organismi di massa. In migliaia hanno sfidato la pioggia che, incessante, non ha scoraggiato gli oltre diecimila manifestanti che hanno gridato il proprio sdegno e la propria rabbia di fronte alla quotidiana devastazione di un intero territorio, espropriato alle popolazioni locali per essere messo al servizio del profitto capitalistico e di quello degli sciacalli della camorra. La lunga marcia popolare si prefiggeva un obiettivo simbolico non scontato ma pienamente raggiunto: legare le sorti di due province divise solo dai confini amministrativi ma ugualmente colpite nell'attacco al territorio. Il corteo, infatti, ha preso le mosse dalla stazione ferroviaria di Aversa, in provincia di Caserta, per poi dirigersi verso il centro di Giugliano, in provincia di Napoli. I chilometri di distanza e le non facili condizioni metereologiche non sono state di impedimento al conseguimento di tale simbolico obiettivo. La determinazione delle masse in lotta ha rappresentato e rappresenterà certamente un'ulteriore spinta per il proseguimento della battaglia popolare in corso. Al corteo hanno preso parte (nell'ambito del lavoro di massa) i compagni napoletani del Partito diretti dal compagno Franco Di Matteo che hanno sfilato sia con i Comitati di Giugliano contro l'inceneritore, sia con le combattive Mamme Vulcaniche di Terzigno. Al termine del corteo, concluso dopo 4 ore di marcia, in piazza Annunziata vi sono stati alcuni interventi da parte degli organizzatori ma, l'intervento più importante, che ha espresso la posizione collettiva, è stato affidato ad una ragazza che ha ben sintetizzato la visione comune con queste parole: "Le istituzioni ci hanno imposto con la forza poliziesca impianti inutili e discariche, nessuno è esente da colpe e le forze dell'ordine e la magistratura o hanno taciuto o hanno omesso. Ciò è inaccettabile, non delegheremo più niente a partire dalle bonifiche che pretenderemo avvengano sotto il controllo dei cittadini. Prossimo appuntamento il 14 ottobre quando, in occasione dell'apertura delle buste per il bando di gara, assedieremo la Regione". E così è stato. Infatti, lunedì 14 ottobre in mattinata un corteo pacifico ma molto combattivo, numeroso e determinato ha occupato con un blitz l'ufficio dell'assessorato all'ambiente della Regione Campania sito in via Marina per impedire i lavori nel giorno in cui sarebbe stato definito l'appalto per il nuovo inceneritore di Giugliano. Gli occupanti hanno riempito gli uffici dichiarando di non essere disposti ad uscire senza essere ascoltati da chi sta imponendo il biocidio ai territori in cui vivono. La risposta ottusa e violenta della giunta antipopolare in camicia nera guidata da Caldoro e delle "forze dell'ordine" del ministro Alfano è stata quella di sgomberare i manifestanti a manganellate con violente cariche che colpivano indistintamente persone anziane, giovani, studentesse colpevoli soltanto di essere ascoltati dai governanti in un giorno decisivo per la vita di Giugliano. Una dura e feroce repressione è stata attuata per cinque piani di scale e sono stati aggrediti alla cieca anche chi era con le mani alzate e a volto scoperto, semplicemente lì a frapporre il proprio corpo alla violenza dello squadrismo poliziesco. La risposta della piazza non è stata però quella di lasciarsi intimorire: per altre due ore si è continuato il presidio fuori la regione, presto raggiunto da centinaia di studenti medi che cantavano cori e megafonavano in solidarietà ai Comitati aggrediti negli uffici dell'assessorato. All'assedio hanno partecipato numerosi Comitati ambientalisti, per il lavoro, "sindacati di base" e le agguerrite e combattive Mamme Vulcaniche che sono state sempre in prima fila sotto il palazzo dell'assessorato regionale nel lanciare slogan per la salute, l'ambiente e contro le istituzioni borghesi. I marxisti-leninisti le hanno affiancate in maniera attiva. La giornata di forte mobilitazione di massa è riuscita a bloccare per il momento l'apertura delle buste per l'avvio della gara di appalto per costruire l'inceneritore a Giugliano. In ultimo va segnalata la dichiarazione da filibustiere del neopodestà De Magistris che all'improvviso si è detto contro l'inceneritore, quando qualche mese fa aveva detto che non era nei suoi "poteri" intervenire per fermare la sua realizzazione. Una manovra diretta a placare i forti dissidi interni al suo movimento che non aveva condiviso la sua posizione defilata sull'inceneritore e a riacquistare opportunisticamente un consenso che giorno dopo giorno sta perdendo, travolto dall'incapacità politica e dagli scandali giudiziari. 16 ottobre 2013 |