L'assemblea dei delegati Fiom approva la piattaforma contrattuale 130 euro biennali invece di 113 triennali richiesti da Fim e Uilm. Saranno chiamati al referendum tutti i metalmeccanici anche non iscritti alla Fiom Per la Fiom non è scaduta la parte normativa del contratto L'Assemblea nazionale della Fiom, composta da 543 membri di cui 181 del Comitato centrale e altri 362 nominati con criteri di rappresentatività su base territoriale, si è riunita il 30 giugno a Roma per discutere la proposta di piattaforma per il rinnovo del contratto biennale del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici, presentata dalla Segreteria guidata da Gianni Rinaldini e approvata all'unanimità. Tale piattaforma fa seguito a quella presentata da Fim e Uilm il 25 giugno scorso. Quest'ultime non hanno accettato l'invito della Fiom, formale e ufficiale, di inizio giugno per incontrarsi e concordare una linea comune contrattuale e hanno preferito presentare una loro piattaforma separata sia per la parte salariale e sia per la parte normativa (che scadeva nel 2011) sulla base delle regole sancite nel nuovo modello contrattuale siglato, senza la Cgil, con Confindustria e governo. "Ancora una volta purtroppo - si legge nel documento che accompagna la piattaforma - per i metalmeccanici ci sono due piattaforme separate per i rinnovi contrattuali. La responsabilità è unicamente dei sindacati che, prima il 22 gennaio e poi il 15 aprile, hanno sottoscritto con il governo e con la Confindustria un accordo separato che stravolge e peggiora tutte le regole e i diritti contrattuali". "La Fim e la Uilm hanno deciso di rompere - continua la denuncia - l'accordo unitario con il quale si era rinnovato gli ultimi due contratti nazionali e di presentare una propria piattaforma arrivando addirittura ad annunciare la disdetta della parte normativa del Contratto nazionale che invece è in vigore fino al 31/12/2011". Atto giudicato illegittimo visto che la Fiom è tra i firmatari del Contratto nazionale in vigore e non ha "nessuna intenzione di aderire alla disdetta". Messe a confronto le piattaforme di Fim e Uilm da un lato e quella Fiom dall'altro sono sostanzialmente differenti: la prima più favorevole ai padroni, la seconda più aderente agli interessi dei lavoratori. Differenze che non sono solo di tipo rivendicativo e contrattuale, ma più in generale investono il ruolo e la natura del sindacato e il suo rapporto con i lavoratori, differenze che l'Assemblea dei delegati ha precisato in modo chiaro e dettagliato. La piattaforma di Fim e Uilm Fim e Uilm chiedono un aumento di 113 euro al 5° livello scaglionati (si badi bene!) su 3 anni quando con l'ultimo accordo contrattuale i lavoratori avevano ottenuto 127 euro su 2 anni e mezzo. "È la richiesta più bassa della storia dei metalmeccanici", è scritto del documento. Chiedono l'applicazione delle nuove regole contenute nell'accordo separato succitato che peggiorano tutta la normativa esistente. In particolare sul salario aziendale, che viene reso ancora più incerto e flessibile, sulle condizioni di lavoro e sugli orari, che possono essere peggiorati, sul ruolo delle Rsu, che sarà sempre più ridotto, sulle libertà dei lavoratori, "che saranno ridimensionate dall'arbitrio e da forme di controllo autoritario". Fim e Uilm chiedono di affermare per la prima volta il principio della deroga al contratto nazionale, fabbrica per fabbrica, territorio per territorio, in ragione delle esigenze e delle condizioni produttive e di mercato delle aziende. "Questo significa - denuncia la Fiom - che il salario e i diritti del contratto nazionale saranno sottoposti ovunque al ricatto della aziende". Essi hanno deciso di "cambiare la stessa natura del sindacato con l'istituzione di enti bilaterali ai quali devolvere diritti e funzioni del contratto, della legge, dello Stato sociale". Con questa piattaforma passa l'impostazione padronale della Confindustria e della Federmeccanica, che vogliono drasticamente ridurre il ruolo del contratto nazionale e di tutta la contrattazione riducendo il salario e rendendo sempre più incerti i diritti. "Questo nell'ambito - affermano i delegati Fiom - di una scelta che punta far pagare ai lavoratori la crisi, sia sul piano contrattuale, sia sul quello sociale, con l'attacco alle pensioni, alla sanità, allo Stato sociale". La piattaforma della Fiom La piattaforma approvata dai delegati Fiom si muove su un piano sostanzialmente diverso e si presenta come alternativa a quella di Fim e Uilm. Anzitutto da un punto di vista della correttezza formale. Sì, perché non si può cambiare o addirittura stravolgere il contratto nazionale mentre è ancora in vigore fino al 2011. Peggiorare, oltretutto in corso d'opera, i diritti e i poteri dei lavoratori è ingiusto se non illegale. "Per questo la Fiom rivendica la continuità del contratto nazionale in vigore e presenta la piattaforma per il rinnovo del biennale salariale 2010/2011". Tale piattaforma si propone, sostengono i delegati Fiom, di difendere il potere d'acquisto dei lavoratori. Perciò considerano inaccettabile quanto previsto dall'accordo separato del 15 aprile 2009 e cioè che gli aumenti dei contratti nazionali non possono tenere conto dei costi dell'aumento della benzina, dell'energia elettrica e di tutti i beni energetici importati e si debbano svolgere unicamente sulla base di un'inflazione programmata triennale decisa da un istituto di ricerca (Isae). Giudicano inoltre inaccettabile la riduzione della base di calcolo su cui effettuare gli aumenti. Considerando che quelli dei metalmeccanici italiani sono i salari più bassi d'Europa la Fiom chiede un aumento mensile di 130 euro uguale per il 3, 4 e 5° livello che riparametrato sale a 170 euro per il 7° livello. La Fiom chiede però che tali aumenti siano dati "integralmente anche a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori che durante il prossimo biennio, a causa della crisi saranno coinvolti nella Cassa integrazione". Chiede la detassazione degli aumenti salariali nazionale e non solo dei salari aziendali, che vanno solo a una parte. Per difendere l'occupazione, la Fiom dice no alla chiusura delle aziende, e qui il pensiero non può non andare alla Fiat di Termini Imerese e alla Cnh di Imola che rischiano lo smantellamento, e chiede alla Federmeccanica di "bloccare i licenziamenti sia per per i lavoratori a tempo indeterminato che per quelli precari, per tutta la durata del contratto". La piattaforma della Fiom si rivolge anche al governo. Ad esso chiede, tra l'altro, un chiaro impegno contro la chiusura delle fabbriche e contro i licenziamenti, in particolare dei precari. Chiede una politica fiscale che riduca le tasse sulla busta paga, sulla cassa integrazione e sulle pensioni e che "colpisca davvero l'evasione fiscale e contributiva". Vanno inoltre difese e ampliate le tutele e i diritti dello "stato sociale". Due concezioni di democrazia sindacale Nella circostanza, ma non è la prima volta che avviene, si confrontano non solo due piattaforme contrattuali, ma anche due concezioni di democrazia sindacale. Quella di Fim e Uilm che si identifica nella "democrazia degli iscritti" e quella della Fiom che ritiene, giustamente debbano essere tutti i lavoratori interessati a decidere sulle piattaforme e sugli accordi e non solo gli iscritti. La domanda sorge spontanea: può una minoranza (di iscritti al sindacato) decidere un contratto che poi avrà applicazione per il resto dei lavoratori che sono la maggioranza? "Fiom e Fim sostengono che sottoporranno la loro piattaforma al voto dei propri iscritti. Ma questi rappresentano meno del 20% di tutti i lavoratori metalmeccanici. E tutti gli altri quando potranno decidere? Non è accettabile che si stabilisca un sistema in cui un accordo è legittimo solo perché la controparte aziendale ha deciso sulla base della propria esclusiva convenienza. Non è accettabile che accordi tra azienda e sindacati di minoranza vengano poi imposti a tutti". Per Fiom viceversa, tutte le piattaforme e tutti gli accordi devono essere sottoposti al referendum di tutti i lavoratori interessati, senza distinzione di tessere sindacali. "La Fiom si è sempre impegnata a sottoporre le proprie posizioni al voto dei lavoratori e ad accettare il risultato quale che sia. La Fiom chiede formalmente alle altre organizzazioni sindacali di accettare lo stesso fondamentale principio democratico". Indipendentemente da quello che decideranno Fim e Uilm, la Fiom organizzerà una vasta consultazione nelle assemblee e sottoporrà al referendum la piattaforma contrattuale messa a punto, consultazione che avrà termine il 29 luglio prossimo. La presentazione rivendicativa qui descritta, sulla base delle vecchie regole contrattuali, è un atto di coerenza da parte della Fiom rispetto all'accordo separato di governo, Confindustria e Cisl, Uil e Ugl che riformava il modello contrattuale con un segno padronale e corporativo. Il fatto che essa non sia unitaria è, con tutta evidenza, una conseguenza diretta e inevitabile della scelta "scissionista" e arrogante di Fim e Uilm di rifiutare l'appello all'unità e al compromesso e di presentare la loro piattaforme conforme al suddetto accordo. La posizione della Fiom merita solidarietà e appoggio non solo perché essa è sostanzialmente condivisibile, non solo perché riguarda il contratto della categoria più importante dell'industria che ha fatto e continua a fare storia sindacale, ma anche perché può rappresentare, e noi auspichiamo che lo rappresenti, un modello da seguire per la Cgil della altre categorie che hanno il contratto in scadenza e si apprestano a definire la piattaforma rivendicativa. Sarà dura per la Fiom combattere da un lato la controparte padronale e respingere le pressioni di parte governativa, e fronteggiare dall'altro i sindacati complici, ma l'alternativa alla lotta e alla difesa della posizioni giuste è solo la capitolazione! 8 luglio 2009 |