Alle elezioni comunali parziali del 6-7 maggio 2012 un elettore su tre (33,1%) diserta le urne Nuova vittoria dell'astensionismo. Delegittimati i vecchi partiti parlamentari e le istituzioni Bocciati i partiti che sostengono il governo Monti: tracolla il PDL, cala il PD, Terzo polo svanito. La Lega in caduta libera. Arretrano PRC e PdCI. 5 stelle, pompata dai media, fa incetta di voti ma non riesce a ingannare tutti gli astensionisti Astensionisti di sinistra e anticapitalisti uniamoci contro il capitalismo, per il socialismo Elezioni amministrative parziali ma dense di significati politici ed elettorali quelle che si sono svolte domenica 6 e lunedì 7 maggio un po' in tutta Italia. Nelle regioni a statuto ordinario erano chiamati alle urne poco più di 7 milioni di elettori distribuiti in 769 comuni, di cui 22 comuni capoluogo. Nelle regioni a statuto speciale erano chiamati alle urne circa 2 milioni e 300 mila di elettori in Sicilia distribuiti in 147 comuni, di cui tre comuni capoluoghi compreso Palermo, e 150 mila in Friuli-Venezia Giulia con i suoi 26 comuni e un solo comune capoluogo, Gorizia. Complessivamente erano circa 9 milioni e mezzo gli elettori coinvolti, quasi un quinto dell'elettorato italiano. Di questi oltre 3 milioni ha disertato le urne, ossia un elettore su tre, il 33,1% degli elettori nelle regioni a statuto ordinario, con un incremento del 6,8% rispetto alle precedenti elezioni. A questi vanno poi aggiunti quegli elettori che pur recandosi alle urne hanno votato nullo o bianco, che mediamente equivalgono a circa un altro 2,5% degli elettori aventi diritto, un dato in crescita rispetto alle passate elezioni amministrative di circa mezzo punto. L'astensionismo A ben vedere si può quindi parlare di una nuova vittoria dell'astensionismo (diserzione delle urne, voto nullo e bianco). Una vittoria netta, incontestabile che tanto preoccupa sia il governo, attraverso le parole del ministro degli interni Cancellieri, sia la Conferenza episcopale italiana, attraverso le parole del cardinal Bagnasco. Una vittoria maturata nonostante che alle elezioni comunali la partecipazione alle urne sia regolarmente più alta rispetto a quella riscontrata nelle elezioni provinciali e regionali (inferiore però a quella delle politiche). Nonostante la miriade di liste civiche e locali fiorite in ogni città per riciclare vecchi volponi politici e coprire i vecchi partiti parlamentari; nonostante la messa in campo di nuove trappole partitiche ed elettorali per recuperare in particolare l'elettorato di sinistra astensionista o potenzialmente tale come il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. La diserzione delle urne avanza soprattutto al Centro e al Nord. Il record dell'incremento all'Emilia-Romagna (+10,9), seguita dalla Toscana (+9,8%) e dalla Lombardia (+8,9%). Il primato della diserzione spetta invece non a caso alla Liguria (43,1%) che è una delle regioni più massacrate dalla crisi economica e finanziaria senza precedenti che sta investendo il paese specie per quanto riguarda la crisi della cantieristica e di tutto il suo indotto che la stanno letteralmente mettendo in ginocchio. A seguire stanno la Toscana col suo 39,2%, il Friuli-Venezia Giulia (39,2%), il Molise (36,7%), la Lombardia (36,4%). Mai come nelle ultime tornate elettorali l'astensionismo ha perso il suo carattere di fenomeno tipicamente meridionale, per divenire a tutti gli effetti un fenomeno nazionale distribuito pressoché in modo omogeneo in tutte le aree del Paese tant'è vero che il Centro e il Nord hanno di fatto superato il Sud, un fenomeno che si credeva impossibile fino a qualche anno fa. È la conferma che l'astensionismo è ormai una scelta di voto vera e propria, espressione di una volontà consapevole e sempre più cosciente. Un modo esplicito per punire i partiti e i politicanti borghesi della destra e della "sinistra" borghese, per delegittimare e prendere le distanze dalle istituzioni e dai governi locali borghesi. In particolare in questa tornata sia il successo dell'astensionismo, sia quello delle liste civiche e locali fra le quali quella trasversale di 5 stelle rappresentano una chiara delegittimazione dei vecchi partiti parlamentari, delle istituzioni rappresentative borghesi nel loro complesso e dei neopodestà in particolare. Si pensi che il candidato a sindaco che ha ricevuto più voti in assoluto, Marco Doria per il "centro-sinistra" a Genova, ottenendo il 48,3% di voti validi, in realtà ha il consenso di appena il 25,2% di tutti gli elettori che avevano diritto di voto nella sua città. Stessa cosa si può dire per il leghista Flavio Tosi confermato sindaco di Verona col 57,4% dei voti validi, corrispondenti però al 38,4% dell'intero corpo elettorale veronese. Il fatto che l'astensionismo sia stato alimentato anche da una parte dell'elettorato di destra non fa venire meno il suo valore. Si tratta comunque di un elettorato che ha sottratto il proprio consenso ai partiti del regime, indebolendoli oggettivamente. Inoltre, la parte centrale, più consapevole, più decisa e cospicua è rappresentata dagli astensionisti di sinistra che hanno resistito ad ogni sirena, non si sono fatti risucchiare dalle illusioni elettorali e al contrario sono ulteriormente cresciuti. Pur sapendo che si tratta di una goccia nel mare e tanto meno vantando dei meriti che non sono nostri, anche il PMLI ha fatto la sua parte là dove è presente per dare un contributo qualificato alla brillante vittoria dell'astensionismo. E di questo ringraziamo con molta gratitudine le Istanze e i relativi militanti e simpatizzanti che hanno condotto la campagna elettorale astensionista. Siamo contenti dei risultati ottenuti a Sesto San Giovanni (Milano) dove l'astensionismo si attesta al 42,5% (+8% rispetto alle precedenti elezioni), Binasco (Milano) 31,6% (+5,1%), Parma 35,4% (+10%), Bientina (Pisa) 42% (+7,1%), Civitavecchia (Roma) 24,7% (+2,9%), Ischia (Napoli) 25,3% (+3,5%), Boscotrecase (Napoli) 29,5% (+6,9%), Lecce 26,2% (+6,5%), Misterbianco (Catania) 26,7% (+8%), Sant'Agata Li Battiati (Catania) 28,9% (+7,6%), Tremestieri Etneo (Catania) 28% (+4,3%), Palermo 36,8% (+8,6%). I risultati delle liste I vecchi partiti parlamentari escono dal test elettorale come pugili suonati. In particolare i partiti che stanno sostenendo il governo del tecnocrate liberista borghese Monti. Il PDL di Berlusconi e Alfano tracolla dimezzando i propri consensi e finendo addirittura al di sotto della soglia del 10% sui voti validi e anche molto al di sotto. Spesso non riesce nemmeno ad andare al ballottaggio. Dei 17 comuni capoluogo che aveva prima delle elezioni, riesce a confermarne solo 2 e in 11 va al ballottaggio ma solo in 3 è in vantaggio sull'avversario. Il PD apparentemente tiene, in realtà in Sicilia è costretto a subire il successo di Orlando a Palermo, di un candidato non molto gradito come Doria a Genova e in quasi tutti i principali comuni, anche quando risulta il primo partito, perde in termini assoluti migliaia di voti. Degli 8 comuni che aveva ne conferma 2 e ne strappa 1 al "centro-destra" al primo turno, in 18 va al ballottaggio, facendo cantar vittoria a Bersani. In realtà è tutto "merito" del tracollo del "centro-destra" e non dell'avanzata del "centro-sinistra". Il Terzo polo (UDC, FLI e API) che doveva fare incetta di voti a destra e a manca è letteralmente evaporato nel nulla e salvo alcuni rarissimi casi non ha alcun peso specifico. La Lega Nord, a parte la conferma di Tosi a Verona, è in caduta libera. In nessun altro comune riesce a piazzare un proprio uomo al ballottaggio. Persino il sindaco leghista uscente di Monza è già fuori gioco al primo turno. La Lega perde anche il comune di Sarego (Vicenza), sede del cosiddetto "parlamento padano", cedendo la poltrona di sindaco al candidato del Movimento 5 stelle Roberto Castiglion. PRC e PdCI sia quando si sono presentati unitariamente come Federazione della sinistra, sia quando si sono presenti separatamente non sfondano e in alcuni casi arretrano decisamente nei propri consensi. Emblematico il caso di Genova dove ottengono insieme 5.274 voti. Nel 2007 ne avevano ottenuti 22.062. Neanche Sel, che ne ottiene 11.606, ne contiene tutte le perdite. L'unica lista che fa incetta di voti è 5 stelle che, pompata dai media e grazie alla sua trasversalità, è riuscita a pescare un po' ovunque. Secondo alcune analisi, l'elettorato che ha votato questa lista proviene soprattutto dal PD e dall'astensionismo e poi, in gran parte dalla Lega Nord e dal PDL e, in quantità minore, da altri partiti. 5 stelle fra l'altro conquista con Sarego il suo primo comune, seppure sotto i 15 mila abitanti, e soprattutto riesce ad andare al ballottaggio a Parma e non ci va per un pelo a Genova. Il vero cambiamento Il vero cambiamento comunque non passa certo né dal Movimento 5 stelle, né da vecchie e nuove trappole elettorali che si vuole mettere in campo come quella della "lista civica nazionale" proposta da De Magistris. Si tratta infatti di liste e programmi tutti interni al sistema capitalistico e alla Ue imperialista. La classe dominante borghese da sempre favorisce la nascita e la temporanea fortuna di certe liste, purché rimangano nell'alveo della democrazia borghese, non mettano in discussione il suo potere e i suoi interessi, affinché impediscano l'allontanamento definitivo delle masse popolari dalle istituzioni borghesi. È necessario che gli anticapitalisti che ancora danno la propria fiducia e il proprio voto a partiti come il PRC, il PdCI, Sel, ma anche il PD facciano un salto di qualità e rompano una volta per tutte col riformismo e con l'elettoralismo borghese. Da loro può venire un contributo importante e fondamentale per estendere e qualificare l'astensionismo. C'è bisogno di far tabula rasa del sistema capitalistico e non semplicemente di "riformarlo", c'è bisogno di un sistema economico e statale completamente nuovo, il socialismo, e non semplicemente di conquistare qualche poltrona all'interno delle istituzioni del regime neofascista. C'è bisogno che gli astensionisti di sinistra si uniscano a tutti gli anticapitalisti contro il capitalismo, per il socialismo. 9 maggio 2012 |