2.442.444 elettori su 4.566.089 hanno disertato le urne alle elezioni regionali della Sicilia
Strepitosa vittoria dell'astensionismo
Il 56,4% degli elettori, record della storia elettorale della Repubblica italiana, delegittima questi partiti parlamentari, questi governi e queste istituzioni. Il nuovo governatore Crocetta, rinnegato del comunismo, è stato votato solo dal 13,3% dell'elettorato. Crollano i partiti di "centro-destra" e di "centro-sinistra". SEL, FDS, PCL, IDV e Verdi non superano il quorum. M5S riconduce nelle istituzioni una parte degli astensionisti di sinistra. Casini rilancia l'asse con Bersani
Proseguiamo e intensifichiamo gli sforzi per trasformare l'astensionismo in un voto cosciente dato al pmli e al socialismo

Il risultato delle elezioni regionali siciliane del 28 ottobre, era tutt'altro che prevedibile e scontato, visti gli interessi nazionali in gioco e i nuovi inganni elettorali messi in campo. Ma l'elettorato siciliano non si è fatto abbindolare e ha dato una strepitosa vittoria all'astensionismo (diserzione delle urne, scheda nulla e bianca).

L'astensionismo
Ben 2.442.444 elettrici ed elettori su un corpo elettorale di 4.647.159, hanno disertato le urne. Si tratta del 52,6%, oltre un elettore su due. Altri 180.019 sono gli elettori che hanno votato scheda nulla e bianca portando l'astensionismo totale al 56,4%. Un record: mai nella storia elettorale della Repubblica italiana, in elezioni regionali e nazionali, era stato raggiunto un livello così elevato di astensionismo. Rispetto alle scorse elezioni regionali del 2008, quando l'astensionismo totale fu il 37,7%, l'incremento è stato del 18,7%. Più marcata l'ascesa della diserzione delle urne che segna +19,3%.
Il primato della diserzione spetta al comune di Acquaviva Platani (Caltanissetta) dove il 79,3% degli elettori non si è presentato alle urne. Fra i comuni capoluogo invece il primato spetta a Palermo col 55,8%.
Particolarmente significativi i risultati di Palermo e Catania, le due province più popolose della Sicilia. A Palermo la diserzione delle urne è cresciuta del 22,8% (il 25,7% nel solo capoluogo), mentre a Catania l'incremento è del 20% (22,3% nel solo capoluogo).
Si potrebbe obiettare che la partecipazione al voto nel 2008 fu trainata dalle concomitanti elezioni politiche. Oppure che quest'anno si votava in una sola giornata rispetto al giorno e mezzo del 2008. In parte, e solo in minima parte, questo fattore può avere inciso. Tant'è che se si compara il risultato attuale con quello delle elezioni regionali del 2006 (voto in una sola giornata e senza accorpamento di altre elezioni) l'astensionismo compie comunque un vero e proprio balzo in avanti: la diserzione aumenta dell'11,8%, l'astensionismo totale addirittura del 13,1%.
Un risultato ottenuto nonostante i 10 candidati a governatore sostenuti da ben 19 liste e i 1.629 candidati all'assemblea regionale siciliana (ARS). Nonostante che sia i partiti del "centro-destra" che del "centro-sinistra" a livello nazionale abbiano investito molto in queste elezioni, probabilmente l'ultimo test significativo prima delle prossime elezioni politiche. Nonostante l'invadente e onnipresente presenza di Beppe Grillo che ha battuto palmo a palmo la Sicilia per catturare più voti astensionisti possibile.
Oltre la metà dell'elettorato invece ha detto chiaro e tondo che non ne vuol sapere di questi partiti (compresi quelli cosiddetti "nuovi"), di questi governi e di queste istituzioni rappresentative borghesi e li hanno volutamente, apertamente e con coraggio puniti e delegittimati.
Lo stesso neogovernatore siciliano, il rinnegato del comunismo Rosario Crocetta (già PCI revisionista, poi PRC, PDCI, Verdi e PD) e oggi sostenuto da PD e UDC, con i suoi 617.073 voti (pari al 30,5% dei voti validi), in realtà rappresenta appena il 13,3% degli elettori siciliani.

Il voto ai partiti
Crollano letteralmente i partiti del "centro-destra" e del "centro-sinistra". Il PDL di Nello Musumeci è in discesa libera e ha più che dimezzato i suoi consensi passando dal 33,4% sui voti validi del 2008 al 12,9% attuali, appena il 5,3% degli elettori. Perde ben 652.798 voti, solo in parte andati allo scissionista Micciché che con la sua lista autonomista, l'MPA dell'ex governatore Lombardo e FLI complessivamente raccatta poco più di 300 mila voti, meno di quanti ne aveva ottenuti il solo MPA nel 2008.
Non molto meglio è andata al PD che a sua volta dimezza i suoi consensi passando da 505.420 voti del 2008 ai 257.274 attuali. Anche l'UDC perde ben 128.999, dei 336.826 che aveva nel 2008.
Appaiono a dir poco deliranti dunque le affermazioni di Bersani e di Alfano a commento del risultato elettorale. Il segretario del PD ha parlato addirittura di risultato "storico". Mentre il segretario del PDL ha commentato "straordinariamente positivo" il risultato del partito in Sicilia. Che facce di bronzo! È la prova provata di quanto sono falsi e imbroglioni i politicanti borghesi che non riescono nemmeno ad ammettere una così palese sconfitta.
L'alleanza PD-UDC non avrà nemmeno la maggioranza dell'ARS che richiede almeno 46 deputati su 90, mentre Crocetta potrà contare solo su 39 seggi. Si profilano così trattative che potrebbero condurre persino alla riproposizione della stessa maggioranza che aveva sostenuto per un lungo periodo il governo Lombardo (PD, UDC, MPA di Lombardo). Persino Micciché si è detto disponibile a una possibile alleanza. Così ciò che è uscito dalla porta rientrerebbe dalla finestra. Del resto "lombardiani" e "cuffariani" erano ampiamente rappresentati sia nelle liste di "centro-destra" che nella coalizione di "centro-sinistra".
Sel, FDS, Verdi e Lista per Fava (3,1% dei voti validi), IDV (3,5%) e PCL (0,1%) non hanno superato lo sbarramento del 5% del totale dei voti validi espressi e quindi non entreranno nell'ARS.
Il Movimento 5 stelle, accompagnato da una assordante campagna mediatica, ottiene un buon risultato divenendo col 14,9% dei voti validi, il primo partito siciliano dopo l'astensionismo. L'operazione di ricondurre gli astensionisti all'interno delle istituzioni borghesi gli è però riuscita solo in parte. Specie se parliamo di astensionisti di sinistra. M5S, grazie al suo trasversalismo e interclassismo, ha probabilmente sottratto il grosso dei suoi voti al "centro-sinistra", ma anche al "centro-destra" e solo in minima parte è riuscito a recuperare gli astensionisti di sinistra e soprattutto i più giovani potenzialmente astensionisti che hanno voluto prima provare l'esperienza del voto ai grillini.
Non sono comunque giustificabili i troni trionfalistici del M5S che, calcolando i voti ottenuti sull'intero corpo elettorale, ottiene appena il 6,1%, che salgono al 7,9% degli elettori, grazie al voto disgiunto, per il loro candidato presidente Giancarlo Cancelleri.
Comunque anche quegli astensionisti di sinistra che temporaneamente sono caduti nella trappola di Grillo, non tarderanno a capire di che pasta sono fatti i grillini.
Nonostante il non brillante risultato del partito di Vendola, Bersani al momento ha confermato la sua politica di alleanze per "organizzare il campo dei progressisti e portarlo ad un colloquio con le forze centrali moderate".
La novità invece è che Casini sembra aver risolto le sue ambiguità che lo portavano ad oscillare fra il "centro-destra" e il "centro-sinistra" e ora rilancia l'asse col PD. Egli ha infatti affermato che il risultato siciliano "mostra che l'unico antidoto valido all'antipolitica è il rapporto tra progressisti e moderati" e chiede a Bersani di abbandonare a se stessi IDV e SEL. Intanto Bersani si dimostra ben disposto alle avance di Casini. In parte dipenderà anche da come andranno le primarie del "centro-sinistra".
La vera rivoluzione
Per quanto riguarda i marxisti-leninisti italiani si tratta di proseguire e intensificare gli sforzi per trasformare l'astensionismo in voto cosciente dato al PMLI e al socialismo.
Come ha scritto la Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI, all'indomani del risultato elettorale, ai marxisti-leninisti siciliani elogiandoli e ringraziandoli per il lavoro svolto, "Non dobbiamo pensare che l'astensionismo siciliano sia ormai irreversibile, ci può sempre essere un'inversione di comportamento elettorale. In ogni caso è tuttora aperto il fondamentale problema di qualificare in senso anticapitalista e rivoluzionario l'astensionismo spontaneo. Ciò richiede continui e prolungati sforzi da parte del nostro Partito, dei suoi militanti e simpatizzanti per chiarire le idee politiche ed elettorali alle masse, specie quelle proletarie e giovanili, per convincerle a considerare l'astensionismo come un voto dato al PMLI e al socialismo e a impegnarsi a costruire le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, alle quali possono partecipare anche chi vota i partiti della 'sinistra' parlamentare ma è favorevole al socialismo. Una battaglia di lunga durata che richiederà il nostro massimo impegno, anche in vista delle prossime elezioni politiche".
Crocetta ha sostenuto di essere il "vero rivoluzionario". Cancelleri ha invece ribattuto che la "rivoluzione siamo noi". La verità è che né l'uno né l'altro hanno niente da spartire con la rivoluzione dal momento che entrambi lavorano alla conservazione del sistema capitalistico. Mentre la vera rivoluzione è quella che rovescia dal potere la classe dominante borghese e consegna il potere politico alla classe operaia che lo esercita nell'interesse esclusivo delle masse popolari, femminili e giovani e del socialismo.
 

31 ottobre 2012