Alle elezioni regionali del maggio 2006 Storica vittoria dell'astensionismo in Sicilia Il 43,3% dell'elettorato diserta le urne, annulla la scheda o la lascia in bianco Cuffaro rimane al potere ma il "centro-destra" perde 400mila voti Il flop della lista "Uniti per la Sicilia" taglia fuori PRC e PdCI dal parlamento regionale Dal nostro corrispondente della Sicilia Ancora una volta, nelle regionali del 2006, l'astensionismo si conferma in Sicilia il maggiore "partito", attestandosi, con un risultato storico, al 43,3% dell'elettorato. Sono stati 1.976.659 i voti andati all'astensionismo, furono 1.808.673 nel 2001, quando si astenne il 40,5% degli aventi diritto al voto. Da sottolineare il fatto che il dato percentuale dell'astensionismo aumenta di 14,6 punti rispetto alle recenti politiche, quando si attestava al 28,7% degli elettori, cosa che dimostra come l'astensionismo sia un vero e proprio voto determinato da particolari contingenze politiche. Per analizzare il voto siciliano bisogna tenere conto del fatto che l'elettore aveva a disposizione due voti, di cui il primo andava ad una delle tre liste regionali, chiamate anche listini, legate ai tre candidati alla presidenza, e il secondo andava alle liste provinciali che venivano presentate nelle nove circoscrizioni corrispondenti alle nove province dell'isola. Vi era anche la possibilità di voto disgiunto, ovvero si poteva votare per una lista provinciale di una coalizione e per una lista regionale di un'altra coalizione. A causa dello sbarramento i seggi vengono ripartiti tra le liste provinciali che, sommate su tutte le nove circoscrizioni, raggiungono il 5% dell'elettorato regionale. Secondo la controriforma elettorale siciliana di stampo presidenzialista, viene proclamato eletto presidente il capolista della lista regionale più votata, mentre il capolista che ha conseguito un numero di voti immediatamente inferiore è, invece, eletto deputato regionale. Il "centro-destra" Il filomafioso governatore uscente, l'UDC Salvatore Cuffaro, raccoglie 1.374.706 di voti su tutta la regione e rimane al potere, ma la sua coalizione perde circa 400.000 voti. Rita Borsellino riceve 1.078.179 voti, mentre Musumeci ne riceve 136.545. La perdita di voti da parte del "centro-destra" rende evidente un dato da tenere di conto, e cioè che, questa volta, anche una grossa fetta dell'elettorato di tale coalizione si è orientato verso l'astensionismo. Certamente avrà pesato su questa scelta la delusione di quei lavoratori e precari siciliani che votavano "centro-destra", ma la cui sorte, nonostante una grande quantità di promesse, è peggiorata. Forza Italia rimane il maggior partito in Sicilia, ma perde 153.530 voti rispetto alle regionali del 2001 e, addirittura, rispetto alle politiche del 2006, perde quasi la metà del suo elettorato, scendendo di 368.325 voti. L'UDC perde 117.414 voti rispetto al 2001. Si tratta, tuttavia, dell'unico partito del "centro-destra" che guadagna rispetto alle politiche, anche se il guadagno è minimo, pari a 31.169 voti. Il "Movimento per le Autonomie" di Lombardo risulta il terzo partito del "centro-destra". Presentatosi alle regionali insieme al partito clientelare "Nuova Sicilia", guidato da Bartolo Pellegrino, ex-assessore al territorio del governo Cuffaro, costretto alle dimissioni per delle intercettazioni telefoniche in cui parlava contro le forze di polizia impegnate nell'antimafia, prende ben 308.219 voti, mentre alle politiche, alle quali l'MPA si era presentato sotto il simbolo della Lega Nord, aveva ottenuto 128.231 voti. Ancora una volta Lombardo, che gestisce tramite Pistorio, la fabbrica di voti clientelari in Sicilia, ovvero l'assessorato alla sanità, mostra tutta la sua possibilità di manovra del consenso elettorale. Tra Forza Italia e MPA si era aperto uno scontro sulla presidenza del parlamento siciliano che, nell'ultima legislatura, era stata del fascista di AN Lo Porto. Micciché lo rivendicava per sé, ma Lombardo lo pretendeva per uno dei suoi uomini. Alla fine sono riusciti, incredibile a dirsi, a mettersi d'accordo per fare un passo indietro e offrire, su proposta della Margherita, la presidenza a Rita Borsellino. L'ipotesi è approvata anche da Cuffaro. Su questa possibilità intanto sono forti le polemiche in Forza Italia e nell'intero "centro-destra", ma anche nel "centro-sinistra" siciliano. Mentre scriviamo la Borsellino, che da giovane era monarchica, non ha rifiutato né accettato la proposta di Cuffaro, Micciché e Lombardo. Probabilmente attende che si plachino le acque anche nel "centro-sinistra" dove Rifondazione e PdCI sono i più contrari ad una tale ipotesi, temendo un assoggettamento dell'"opposizione" alla politica di Cuffaro. Il che è già realtà da un pezzo. Il problema sarebbe piuttosto quello che la presidenza della Borsellino fornirebbe una copertura di antimafia alle devastanti politiche filomafiose delle attuali massime istituzioni siciliane. Intanto è difficile, anche se non impossibile, che la presidenza torni a AN, che in queste elezioni ha perso più di 20.000 voti e scende, rispetto alle regionali del 2001, dal 6,3% al 5,7 del corpo elettorale. Rispetto alle politiche la perdita è molto più consistente, 54.923 voti. Il vero scontro però si prevede che ci sarà per l'assegnazione degli incarichi di governo. È l'assessorato alla Sanità il più ambito. Da tempo Micciché lo rivendica per Forza Italia e Lombardo non lo vuole mollare e, a maggior ragione, non intenderà farlo visto che l'MPA è cresciuto alle ultime regionali. Il "centro-sinistra" Nel "centro-sinistra" a parte la lista dei DS e quella della Margherita tutte le altre rimangono fuori dal parlamento a causa dello sbarramento. La lista "Rita, il mio impegno per la Sicilia", raccoglie appena 119.117 e non raggiunge neanche il 5% dei consensi, fermandosi al 4,9%. I DS si attestano al 14% dei voti validi, guadagnando, rispetto alle regionali del 2001, 91.495 voti. La Margherita raggiunge il 12% dei voti validi, ma perde, rispetto al 2001, 9.817 voti. La lista "Uniti per la Sicilia", che comprendeva Rifondazione, PdCI, Rosa nel pugno, Italia dei Valori, SDI, "Il Sole che Ride" e "Primavera siciliana", coalizzati per superare lo sbarramento, è un flop. Il crollo di voti è stato enorme, meno 66.615 rispetto al 2001. Nelle recenti politiche gli stessi partiti, che si erano presentati separatamente, avevano ottenuto circa l'11% dei consensi, adesso scendono al 5,2%, superando di un pelo lo sbarramento. Appena quattro gli eletti in parlamento, ma nessun seggio va al PRC, per la prima volta dal 1991, e al PdCI. Trombato persino il neosegretario regionale del partito di Bertinotti, Rosario Rappa che si è dimesso dall'incarico. Questo risultato era nell'aria. Rifondazione si è mobilitata in iniziative anti-astensioniste. La parola d'ordine che campeggiava in tutti i manifesti del PRC era "Rifondazione vota". A niente è servita l'altra iniziativa pubblicitaria, il "Rita Express", un treno partito dal nord che riportava in Sicilia, per votare, alcune centinaia di studenti siciliani fuori sede. Non è credibile che il simbolo scelto da "Uniti per la Sicilia", un aquilone, proprio come la lista di Cuffaro, abbia confuso l'elettorato comunista di Rifondazione e PdCI. Piuttosto crediamo che tale scelta, unita al fatto di presentarsi coalizzati con riformisti e interventisti, come Rosa nel pugno e Italia dei Valori abbia molto irritato gli abituali elettori di PRC e PdCI. E certamente avrà irritato i sinceri comunisti siciliani la scelta politica anticomunista di censurare, nel simbolo unitario, la falce e martello. Necessariamente questi voti persi dal PRC e PdCI devono essere andati verso l'astensionismo. Più difficile che l'elettorato tradizionale di questi due partiti si sia orientato verso i DS. Se si ragiona sulla emorragia di voti di Rifondazione e PdCI rispetto alle politiche e si vuole verificare l'ipotesi del presunto spostamento di voto sui DS, la consistenza di questi ultimi non va calcolata rispetto alle regionali del 2001, ma rispetto alle recenti politiche. Infatti alle politiche del 2006 l'Ulivo aveva guadagnato ben 728.036 voti. Alle consultazioni regionali, perciò, sono venuti a mancare circa 170.000 voti all'appello e mancano quasi tutti ai DS. Non si può sostenere allora che la Quercia guadagna i voti da "sinistra" di PRC e PdCI, quando per giunta perde verso l'astensionismo di sinistra molti di quelli che aveva guadagnato alle politiche. A causa dell'esclusione di una buona parte dei partiti del "centro-sinistra" dal parlamento siciliano si è nuovamente aperto nella regione il dibattito sulla controriforma elettorale. Il PMLI è favorevole a che si ricominci una battaglia unitaria per l'abrogazione dello sbarramento. Ma pensiamo anche che l'intera controriforma elettorale, la cui sostanza neofascista non sta solo nello sbarramento, ma anche nel presidenzialismo e nel maggioritario, vada abrogata per tornare al proporzionale puro. Il Partito in queste elezioni ha propagandato l'astensionismo in cinque province (Palermo, Catania, Messina, Enna e Trapani), effettuando volantinaggi, affissioni e belle e riuscite iniziative, come il comizio tenuto a Belpasso dal compagno Francesco Campisi. Il 30 maggio è stato emesso un comunicato stampa con una prima analisi del voto astensionista. 7 giugno 2006 |