Elezioni politiche 2013 Cresce l'astensionismo in Toscana (+4,2%) e a Firenze (+3,7) Sonoro tonfo del PD nella regione suo feudo storico. Premiati col seggio a Montecitorio due provocatori antimarxisti-leninisti. Il M5S intercetta potenziali astensionisti tenendoli legati all'elettoralismo e alle istituzioni borghesi Redazione di Firenze In Toscana l'astensionismo continua a crescere (+4,2% rispetto al 2008), alle politiche di febbraio è stato scelto da 665.872 elettori (il 23,1% degli aventi diritto al voto), collocandosi al secondo posto dopo il PD. E si conferma come un voto cosciente di protesta. Infatti, ad esempio, nella provincia di Massa Carrara sale al 26,2% (+7,6%), un exploit legato al sostanziale disinteresse istituzionale per le zone plurialluvionate e alla chiusura di importanti fabbriche, come la Eaton, abbandonate dalle istituzioni locali guidate dal "centro-sinistra". A Grosseto, altra provincia più volte alluvionata e abbandonata, l'astensionismo è stato scelto dal 23,4% degli elettori (+6,7%). Nella provincia di Firenze l'astensionismo sale del 3,7% pari al 18,4% degli elettori; nel capoluogo si attesta al 21,8% (+3,5%), premiando il generoso impegno della Squadra di propaganda dell'astensionismo marxista-leninista della città. Il risultato dell'astensionismo è comunque condizionato dal 18,5% di voti presi dal Movimento 5 stelle che raccoglie in particolare una buona fetta dei delusi dal PD. Secondo uno studio dell'Istituto Cattaneo di Bologna su nove grandi città italiane è a Firenze che i grillini hanno, con il 58%, intercettato il maggior numero di elettori del PD. Nella regione il M5S avrebbe rastrellato il 64% dei propri consensi dall'area del "centro-sinistra". Rispetto alla media nazionale ottiene in percentuale dal PD +1,4% di voti e dal PDL -4,8%. Il tonfo del PD è il dato più rilevante nella nostra regione. È innegabile che la sonora bocciatura è frutto della delusione di massa verso le amministrazioni di "centro-sinistra" e dell'appoggio del partito di Bersani e di Renzi al governo Monti; nella regione considerata sua roccaforte storica il PD perde un sonoro 9,34%, attestandosi al 28,8% degli elettori; l'emorragia più forte a Livorno (-13,25%) e a Siena (-12,15%) scossa dallo scandalo MPS che tocca eccome anche i vertici piddini. A Firenze è stato bocciato in particolare nei quartieri popolari, storico "zoccolo duro" del PCI revisionista; prende il 32,8% (-7% rispetto a cinque anni fa). I quattro anni di governo del neopodestà Matteo Renzi, evidentemente, hanno contribuito alla crescente sfiducia nel PD e nel "centro-sinistra". Il partito di Berlusconi in Toscana esce dimezzato raccogliendo solo il 13,5% degli elettori; la Lega Nord perde circa 32 mila voti e si ferma allo 0,6% degli aventi diritto. Le liste neofasciste, La Destra, Forza Nuova, Casapound, sono insieme allo 0,8% dell'elettorato, 24.178 voti contro i 76.434 del 2008, questo nonostante abbiano goduto come mai prima di una grande visibilità sui media, in particolare alla Rai, compreso il Tg3. SEL di Vendola raccoglie il 2,9% in regione e il 4,7% a Firenze città, dove conta su esponenti ben inseriti nel mondo dell'associazionismo come la neodeputata Alessia Petraglia. Rivoluzione civile di Ingroia raccoglie il 2,1% sia in Toscana che a Firenze e non manda nessuno in parlamento. Il risultato di queste elezioni ci incoraggia nella nostra opera per staccare le masse popolari all'elettoralismo e alle istituzioni e conquistarle alla lotta cosciente per il socialismo. Fra gli eletti toscani in parlamento troviamo l'avvocato grillino Alfonso Bonafede, un politicante borghese che, dal 2009 portavoce del M5S e candidato sindaco alle elezioni comunali di quell'anno, era scomparso dalla scena politica cittadina tornandovi ora e fingendo di essere un "nuovo arrivato". Ha già tentato di strumentalizzare la lotta degli operai della Richard-Ginori, "abbandonati dai politici", per salvare il loro posto di lavoro. Nutrito il gruppo dei renziani che sbarca a Roma, dal Consiglio comunale di Firenze se ne vanno il vicesindaco Dario Nardella e l'assessore Rosa Maria Di Giorgi, che hanno lasciato il neopodestà fiorentino incensandolo con stucchevoli lettere aperte; premiato con il seggio anche il capo gabinetto di Renzi a Palazzo Vecchio, Luca Lotti. A Montecitorio finiscono l'anticomunista storico Filippo Fossati (PD) e Marisa Nicchi (SEL), entrambi ben conosciuti dal PMLI quali esponenti della FGCI-PCI revisionisti e promotori, l'8 Marzo 1985, della premeditata aggressione fisica al palco e ai rappresentanti del "Comitato 6 ottobre dei giovani di Firenze", organizzazione di massa egemonizzata dai marxisti-leninisti, che aveva dato vita a una grande manifestazione delle studentesse e degli studenti in occasione della Giornata internazionale della donna. Una poltrona PD è andata all'ex presidente della Toscana Claudio Martini, che prima ha governato Prato e poi la regione all'insegna della privatizzazione, della cementificazione e delle "grandi opere" al servizio della borghesia. Il PDL manda in parlamento boss superscreditati come Denis Verdini, plurinquisito, e Altero Matteoli. Sbarca a Montecitorio anche lo squadrista Achille Totaro, eletto per il rotto della cuffia con la lista fascistoide Fratelli d'Italia che, pur raccogliendo solo il 2%, grazie alla somma dei resti garantita dal "Porcellum" ottiene un eletto. 27 marzo 2013 |