Rapporto Istat sulla distribuzione dei redditi Aumenta il divario tra ricchi e poveri Il 15% delle famiglie non arriva a fine mese. Il 20% più ricco raccoglie il 40% dei redditi. Al 20% più povero resta solo il 7% Metà dei poveri è concentrata nel Mezzogiorno Un paese dalle disuguaglianze sociali sempre più marcate, sia tra le classi che tra il Centro-Nord e il Meridione. Un paese dove il 20% delle famiglie più ricche si spartisce il 40% del reddito totale, mentre al 20% più povero della popolazione italiana resta solo un misero 7%, e di questa popolazione più povera poco meno della metà è concentrata nel Sud. Un paese dove il 15% delle famiglie non arriva alla fine del mese e più o meno altrettante hanno difficoltà a pagare le medicine, comprare vestiti, pagare le bollette e il riscaldamento e perfino comprare il cibo, e dove una famiglia su tre non saprebbe come far fronte a spese impreviste di qualche centinaia di euro. È questa l'impietosa fotografia dell'Italia di oggi che emerge dal rapporto Istat sul reddito e le condizioni economiche nel "belpaese", pubblicato il 28 dicembre scorso in base ai redditi percepiti nel 2004 e sulle condizioni di vita delle famiglie rilevate alla fine del 2005. L'indagine ha interessato un campione di 22.032 famiglie, per un totale di 56.105 persone, quindi abbastanza rappresentativo, ed è stata condotta sulla base di un regolamento comune stabilito dalla Ue, nell'ambito di una ricerca a livello europeo sul reddito e le condizioni di vita nei paesi membri. Dal rapporto si ricava che nel 2004 il reddito medio delle famiglie italiane (non considerando per chi possiede l'abitazione il cosiddetto fitto imputato, cioè quello che il proprietario dovrebbe pagare per un'abitazione equivalente), è stato di 28.078 euro, pari a circa 2.340 euro al mese. Tuttavia questo non significa che la metà delle famiglie italiane abbia percepito un reddito uguale o superiore a tale valore, perché a causa della diseguaglianza sociale ciò si verifica solo per il 37,7% di esse, mentre il restante 62,3% ha avuto redditi inferiori a quello medio. Il reddito medio di 2.340 euro mensili non rappresenta quindi il paese reale, ma risulta falsato dalla minoranza più ricca che alza la media nazionale. Una rappresentazione più veritiera si ha considerando invece quello che l'Istat chiama reddito mediano, ossia quello che dividerebbe esattamente in due metà la popolazione italiana se la si ordinasse in base al reddito. Con questo criterio risulta che il 50% delle famiglie ha percepito nel 2004 un reddito inferiore a 22.353 euro, pari a circa 1.863 euro mensili. Tuttavia questo valore, ancorché ridimensionato, cala ulteriormente per le famiglie che abitano nel Meridione (18.046 euro), per le famiglie in cui entra un solo reddito (13.919 euro), quando il reddito principale viene da una pensione (15.922 euro), se il percettore principale è una donna o ha un basso livello di istruzione, per le persone sole, specie se anziane, e così via. Altrettanto eloquente è la fotografia della iniqua distribuzione del reddito che emerge da un'altra serie di dati forniti dall'indagine. Utilizzando una serie di parametri per definire un reddito equivalente, che ha una distribuzione più concentrata rispetto ai puri redditi monetari, l'Istat ordina le famiglie a seconda di tale reddito, operando poi una divisione in cinque gruppi, o quinti, di modo che il primo quinto comprenda il 20% di famiglie con i redditi eqiuivalenti più bassi, e l'ultimo quinto il 20% delle famiglie coi redditi più alti. Se la distribuzione del reddito fosse uniforme, a ogni quinto di famiglie toccherebbe il 20% del reddito totale. Invece le famiglie distribuite nel primo quinto, quelle coi redditi più bassi, percepiscono solo il 7% del reddito totale, e via via a salire, fino all'ultimo quinto, dove sono concentrate le famiglie più ricche, che si spartiscono invece più del 40% del reddito totale. In Italia, quindi, quasi la metà del reddito totale va al 20% della popolazione più ricca, mentre al 20% più povero toccano solo le briciole. Manco a dirlo questa iniquità è ancora più accentuata a danno della parte più povera del paese, il Meridione. E questo non soltanto perché sia il reddito medio che quello mediano, come in parte abbiamo già visto, sono notevolmente più bassi nelle regioni del Sud e delle isole rispetto a quelle del Centro-Nord, tanto che per esempio tra la regione col reddito mediano più alto, la Lombardia (26.252 euro) e quella col minor reddito, la Calabria (16.820 euro), ci sono quasi 10.000 euro di differenza, pari a circa il 36% in meno! Ma anche perché oltre ad essere inferiore in assoluto rispetto al Centro-Nord, la quota di reddito nazionale che va al Meridione è ancor più concentrata in un pugno più ristretto di ricchi a discapito di una maggiore quantità di famiglie relegate nella fascia più povera: "Il 38,5% delle famiglie residenti nel Sud e nelle Isole - sottolinea infatti il rapporto - appartiene al quinto dei redditi più bassi, rispetto al 12,7% di quelle che vivono nel Centro e al 10,5% delle famiglie del Nord". Disparità che, se si pensa all'8,1% della Toscana e all'8,7% dell'Emilia Romagna, appare ancor più scioccante nel caso della Sicilia, dove quasi la metà delle famiglie appartiene al quinto più povero (46,6%), e così per la Calabria (43,1%) e la Basilicata (42,5%). A completare il desolante quadro ci sono infine i dati sul disagio economico, rilevati ponendo alle famiglie campione una serie di domande precise sulle difficoltà incontrate, anche solo temporaneamente, nel corso del 2005, a far fronte a determinate spese. Così è emerso che il 14,7% delle famiglie ha dichiarato di "arrivare con molta difficoltà alla fine del mese", e ben il 28,9% di non essere in grado di far fronte a una spesa imprevista di 600 euro. Percentuali che salgono rispettivamente al 22,8% e al 42,5% (quasi una su due!) per le famiglie residenti al Sud e nelle isole. Inoltre, nel corso del 2005, in almeno una occasione, il 9% delle famiglie (15,3% nel Sud e isole) si è trovato in arretrato col pagamento delle bollette; il 12% (21% nel Sud e isole) non ha avuto i soldi per pagare le spese mediche; il 10,9% (22,4% nel Sud e isole) per riscaldare adeguatamente l'abitazione; il 17,8% (28,3% nel Sud e isole) per comprare i vestiti necessari; e un non trascurabile 5,8% (che nel Sud e isole sale al 7,4%, con una punta di quasi il 10% in Puglia!) dichiara di non aver avuto i soldi per comprare il cibo necessario. Nell'Italia capitalista che si vanta di essere la quinta o sesta potenza mondiale, tanto da inviare missioni militari di guerra ai quattro angoli del globo per avere il suo adeguato "posto al sole" (e questo tanto prima con Berlusconi come ora con Prodi), il disagio e la diseguaglianza economica, sociale e territoriale sono in costante aumento in tutto il paese: i ricchi sono sempre più ricchi e le famiglie dei lavoratori sprofondano sempre di più nell'indigenza e nell'insicurezza, mentre si approfondisce a livelli intollerabili e scandalosi il distacco che affligge il nostro Meridione rispetto al resto del paese. 10 gennaio 2007 |