All'assemblea nazionale degli studenti alla "Sapienza" di Roma Lanciata l'autoriforma dell'università Il 12 dicembre in piazza con la Cgil e i lavoratori Abolire il 3+2, il credito, la frequenza obbligatoria e il numero chiuso. Accesso gratuito a trasporti, musei e cinema. I ricercatori precari rivendicano un salario adeguato e i diritti stabiliti dallo "Statuto dei lavoratori" Per il PMLI l'università dovrebbe essere governata dalle studentesse e dagli studenti Dalla nostra inviata speciale È stata una importantissima occasione di discussione ed elaborazione quella del 15 e 16 novembre, quando il movimento studentesco italiano si è incontrato nell'Assemblea nazionale, tenuta alla "Sapienza" di Roma. Il programma di lavoro prevedeva una prima Assemblea plenaria nella Aula Magna del Rettorato, la mattina del 15, e tre workshop, centrati su Didattica, Welfare e diritto allo studio, Formazione e lavoro, nel pomeriggio della stessa giornata e una seconda Assemblea plenaria la mattina del 16. L'aula magna del Rettorato non è bastata a contenere i circa tremila studenti, dottorandi e ricercatori precari arrivati da ogni parte d'Italia e si è deciso di spostare le plenarie all'aperto. In un primo documento, letto in apertura dei lavori, gli organizzatori hanno lanciato la sfida per l'autoriforma, termine con cui si intende: "un processo costituente aperto, modificabile e implementabile. La sfida, in altri termini, non si esaurisce nell'opposizione alla legge 133 e al futuro disegno di riforma, ma aggredisce immediatamente l'università esistente". È stata posta la questione delle forme organizzative del movimento: "l'unico organo decisionale è l'Assemblea, in nome della democrazia diretta in cui ci riconosciamo tutti", affermava il testo, in cui si sosteneva anche la necessità di gruppi esecutivi, espressione diretta delle Assemblee e che ne coordinassero i lavori e garantisero la comunicazione con le altre Assemblee. In un terzo documento introduttivo, hanno parlato i ricercatori e docenti precari, i quali hanno affermato che dal movimento studentesco è partito il primo fronte di opposizione al governo Berlusconi: "Lo sciopero del 12 è conseguenza diretta di questo movimento". Uno studente tedesco ha portato la solidarietà degli studenti suoi connazionali in mobilitazione: "In Germania è stato organizzato un primo sciopero della scuola. Eravamo 100.000. Dappertutto cresce la protesta contro la distruzione della scuola pubblica. In Italia e in Germania dobbiamo legarci alla working class". Parte dell'Assemblea fa sentire subito la sua protesta quando la definizione inglese, che propriamente va tradotta come "classe operaia", viene invece tradotta dalla presidenza con "lavoratori". La questione del legame con la classe operaia, ma anche con la generalità dei lavoratori, sarà uno dei temi più dibattuti nel corso dei lavori. Con i workshop del pomeriggio la discussione entra nella sua fase propositiva. Sono circa mille per ogni gruppo di lavoro i partecipanti, tanto che le aule magne di Lettere, Scienze politiche e Fisica non riescono a contenere tutti e in molti rimangono nei corridoi ad ascoltare. Particolarmente accesa la discussione nel workshop su didattica e autoriforma. Si presentano quasi subito due linee che determinano uno scontro di grande vivacità. Molto più vicina al sentire della quasi totalità dei presenti, la maggioranza degli interventi pensa a un'autoriforma che parta dall'abrogazione di tutti i provvedimenti antistudenteschi contenuti nelle controriforme universitarie degli ultimi decenni. Un gruppo minoritario di studenti invece pensa l'autoriforma come più legata ad una trasformazione dei metodi della didattica. Propopone la proliferazione in tutte le Facoltà e Atenei di seminari autogestiti dagli studenti, sovvenzionati con fondi pubblici (parte dei quali dovrebbe servire a pagare una retribuzione agli studenti che organizzano i seminari) e istituzionalizzati in base al sistema della valutazione attualmente vigente, quello dei crediti formativi. La proposta era definita da vari interventi "concertativa", in quanto presuppone un accordo con le autorità accademiche, e "velleitaria", dal momento che l'insegnamento è una professione e in quanto tale non è improvvisabile. Devono essere i docenti a lavorare, con salari adeguati e assunti in numero sufficiente. Ciò non significa che gli studenti non debbano organizzare i seminari autogestiti, conferenze o dibattiti pubblici su qualsiasi tema a loro scelta. In diversi interventi di studenti del Sud si richiedevano maggiori finanziamenti e migliori infrastrutture e servizi per la didattica e si ribadiva un fermo "NO!" alla trasformazione delle Università in Fondazioni private, passo che avrebbe consegnato gli Atenei del Mezzogiorno ancora di più in mano alla mafia. Il documento finale del primo workshop chiede l'abolizione del 3+2, del sistema valutativo del credito, degli sbarramenti ad ogni livello, della frequenza obbligatoria, nonché il riaccorpamento degli esami parcellizzati. Non possiamo fare a meno di notare che in più interventi si è sottolineata la crisi del sistema di "rappresentanza" studentesca, nonché la necessità di un nuovo governo dell'Università. Si tratta di un argomento sul quale il movimento tornerà a discutere. Gli studenti marxisti-leninisti che svolgono lavoro di massa devono prepararsi sin da subito a combattere la battaglia per il governo studentesco della scuola e dell'università, portando dentro la discussione sull'autoriforma, per farla conoscere alle masse studentesche, la proposta del PMLI. In alternativa ai vari "organi collegiali" il Partito si batte perché siano istituiti nuovi organi di governo in cui le studentesse e gli studenti siano la maggioranza e dispongano di poteri vincolanti. Ne devono far parte anche i rappresentanti del personale docente e non docente, come minoranza. Tutti i membri devono essere eletti dalle rispettive Assemblee generali, che potranno revocarli in qualsiasi momento. Le Assemblee generali devono ispirarsi ai principi della democrazia diretta. Bisogna anche saper spiegare in maniera dialettica alle masse studentesche in lotta che senza questo tipo di governo, nessuna legge potrà mai assicurare che scuola e università siano un vero servizio sociale goduto dal popolo e che senza questo tipo di governo è impossibile liberare le aule dall'autoritarismo, ossia da quel modello borghese unidirezionale d'insegnamento docente-discente che alimenta lo strapotere di stampo feudale dei primi sui secondi e contro cui si sono alzate le forti critiche del movimento. Anche nel secondo workshop, in cui si è discusso di problemi relativi al diritto allo studio, il dibattito è stato molto animato. La maggioranza degli studenti ha rivendicato diminuzione e in alcuni casi abrogazione delle tasse universitarie, più mense, alloggi e trasporti gratuiti. Anche qui c'è stata una battaglia di linea che si è scatenata sulla parola d'ordine del "reddito agli studenti". Chi fa riferimento all'area dei disobbedienti ha riproposto la vecchia, scorretta "teoria" della centralità del "lavoro immateriale", che si sarebbe sostituito al lavoro della classe operaia nel produrre ricchezza. Sarebbe il "cognitariato", che comprenderebbe studenti, ricercatori precari e docenti, il nuovo nucleo produttore di ricchezza. Sulla base di questo discorso, i disobbedienti hanno rivendicato un reddito agli studenti. Tuttavia il neologismo "cognitariato" è stato ampiamente preso di mira e deriso. Nel terzo workshop si è parlato di ricerca, formazione e lavoro. Qui i dottorandi, gli specializzandi, i ricercatori precari hanno discusso per oltre sei ore. Il problema centrale per i ricercatori precari è quello di opporsi al blocco del turn over previsto dalla Gelmini. Nel documento finale si chiede un "adeguato salario e diritti stabiliti dallo statuto dei lavoratori" e si mette il dito nella piaga dei sottofinanziamenti delle attività di ricerca. La mattina del 16 si è svolta l'assemblea plenaria. Tra i vari interventi quello di un rappresentante dei lavoratori in mobilitazione dell'Alitalia che ha auspicato che "l'onda provochi uno Tsunami che spazzi via il governo". Una maestra della scuola Iqbal Masiq di Roma ha detto che "Il disegno globale del governo è quello di una dittatura. Siamo tornati al '38 quando Mussolini cacciava i bambini dalle scuole". Un delegato dell'Associazione nazionale giuristi democratici ha portato solidarietà al movimento, dichiarando che la sua organizzazione fornirà assistenza legale agli studenti vittime della repressione del governo. L'Assemblea si è conclusa con il rilancio dello sciopero generale del 12 dicembre, data a più riprese ricordata dagli studenti i quali ormai hanno messo con forza all'ordine del giorno la questione dell'unità con la classe operaia e i lavoratori. 19 novembre 2008 |