52 arresti e 5 aziende sequestrate L'autostrada Salerno-Reggio è in mano alla 'ndrangheta I clan controllano tutto: dal pizzo alle assunzioni. Il capocosca dei Gallico di Palma: "Compare, devono capire chi comanda qui" L'8 giugno la squadra mobile di Reggio Calabria ha eseguito oltre 50 arresti e proceduto al sequestro di 5 aziende e 11 latifondi nell'ambito di un'inchiesta avviata sei anni fa dal procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, dall'aggiunto Michele Prestipino e dal pm Giovanni Musarò e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) contro le potenti cosche della 'ndrangheta che operano nella zona di Palmi e che di fatto hanno il controllo di tutti gli appalti per i lavori di ammodernamento dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. In galera, con accuse gravissime che vanno dall'associazione mafiosa all'omicidio e estorsione, sono finiti boss e affiliati delle famiglie Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano e Bruzzise-Parrello che operano nella zona di Palmi. Gli appalti finiti nel mirino degli investigatori sono quelli del quinto macrolotto che interessano il tratto compreso tra Gioia Tauro e Scilla. Il fiume di denaro pubblico giunto nella zona di Palmi ha riacceso lo scontro tra le cosche Gallico-Morgante-Sgrò-Scigliano da una parte e Bruzzise-Parrello dall'altra che a partire dagli anni '80 sono protagoniste di una sanguinosa faida con decine e decine di morti. Le cosche, grazie ad alcune imprese intestate a dei prestanome, non solo erano riuscite a ottenere alcuni importanti appalti dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, ma, su quei tratti dove non operavano direttamente con le loro ditte, imponevano una tangente del 3% alle imprese appaltatrici e la fornitura del calcestruzzo, del servizio guardania, movimento terra, ecc...presso aziende compiacenti. Altro che "leggi obiettivo", "general contractor" e nuove procedure antimafia per regolare gli appalti di cui ciancia il neoduce Berlusconi. Le indagini della Dda di Reggio Calabria e le intercettazioni ambientali della squadra mobile di Palmi confermano come la Salerno-Reggio fosse oramai "cosa loro". "Compare ora glielo dico che devono pagare, ma non credere che a me importa tanto di 1.500 miserabili euro, questi devono capire chi è che comanda qua": così si esprimeva il capocosca dei Gallico di Palmi al telefono con un boss di Seminara, per fare capire che il pagamento del pizzo alle grandi aziende del Nord e l'imposizione delle assunzioni dei loro uomini (quasi tutti con precedenti penali) come maestranze nei cantieri era una "questione d'onore" più che economica per le 'ndrine della Piana. Mentre "Per le aziende che non rispondevano alla logica criminosa non c'era mercato", ha spiegato il sostituto procuratore Michele Prestipino, secondo cui "L'aspetto più preoccupante è il concetto di 'controllo del territorio' dei clan: a loro non importava l'affare e il guadagno, quanto dimostrare come 'a casa loro' non si facesse nulla contro la loro volontà" dato che la spartizione della torta avveniva a seconda dell'importanza del clan: 50% ai Gallico, 30 e 20 ai minori. E per chi sgarrava scattavano, secondo il procuratore Pignatone, gli "omicidi preventivi": 7 tra il 2004 e il 2006. Scenari a dir poco inquietanti se si pensa alla nuova cascata miliardaria degli appalti per il Ponte sullo Stretto. 23 giugno 2010 |