Al ballottaggio del 10-11 giugno L'astensionismo vola ancora più in alto Il "centro-sinistra" non recupera e a stento conserva la provincia di Genova. A Taranto il candidato dell'Ulivo battuto da quello di "sinistra radicale", Udeur, Nuovo PSI, DC e grazie ai voti dell'ex squadrista e condannato per associazione mafiosa Cito Perseverare nella lotta per abbattere le illusioni elettorali e per far maturare agli astensionisti di sinistra la scelta marxista-leninista Il ballottaggio del 10 e 11 giugno chiude la presente tornata elettorale amministrativa parziale. A questo ultimo appuntamento erano chiamate la provincia di Genova e 69 comuni, di cui 8 capoluoghi. Il primo dato che salta agli occhi è che l'astensionismo ha trionfato ovunque. Nella provincia di Genova il 51,8% degli elettori ha disertato le urne, +12,2% rispetto al 1° turno. Nelle comunali ha disertato complessivamente il 36,8%, +12% rispetto al primo turno. Questo risultato conferma che l'astensionismo non solo è una vera e propria scelta di voto, ma anche che chi si è astenuto al primo turno non si è fatto circuire e ha confermato la propria scelta e altri li hanno seguiti. La chiamata in soccorso del "centro-sinistra" non ha sortito il suo effetto. Esso non recupera e a stento conserva la provincia di Genova dove il suo candidato, Repetto, si conferma presidente con solo il 51,4% dei voti validi (pari appena al 24,3% degli elettori), quando nel 2002 era passato già al 1° turno col 56% dei voti validi. Stessa cosa a Piacenza dove Roberto Reggi passa per il rotto della cuffia col 53,3% (31,6% sul corpo elettorale). A Pistoia Renzo Berti è confermato sindaco con solo il 53,3% dei voti validi (31,6% del corpo elettorale) mentre nel 2002 era stato eletto al 1° turno col 63%. Con basse percentuali il "centro-sinistra" è riuscito a passare nei grossi centri marchigiani Jesi e Fabriano. A Todi, nel cuore dell'Umbria, dopo oltre trent'anni l'amministrazione passa al "centro-destra". Il "centro-sinistra" è in grosse difficoltà soprattutto al Nord e nelle regioni tradizionalmente date per sicure come Toscana, Emilia-Romagna, Umbria e Marche. Ma anche al Sud le cose non vanno meglio. Con la sconfitta imprevista a Matera dove passa il candidato della casa del fascio Nicola Buccico o in Campania dove su 13 comuni solo 3 sono stati ottenuti dal "centro-sinistra". Alla fine il bilancio è a dir poco disastroso per tutto il "centro-sinistra" compresa la cosiddetta "sinistra radicale": fra province e capoluoghi la partita è finita 13 a 25 per il "centro-destra". Nel 2002 era finita 16 a 22. Il "centro-destra" strappa 6 comuni capoluogo all'Unione e a quest'ultima ne cede solo 2. Tutto questo è accaduto nonostante la casa del fascio non abbia affatto incrementato i suoi voti né rispetto alle precedenti amministrative né, tanto meno, rispetto alle politiche 2006. Il "centro-sinistra" tracolla perhé molti dei suoi elettori delusi, sfiduciati e disgustati dalla politica del governo del dittatore democristiano Prodi e da quella dei governi locali, gli hanno voltato le spalle e si sono astenuti. Taranto non sfugge a questa stessa logica. In questa città il ballottaggio si è svolto fra il candidato della cosiddetta "sinistra radicale", il pediatra ed ex senatore PDS, Ippazio Stefàno, e Giovanni Florido candidato dell'Ulivo. Il primo ha battuto in modo schiacciante il secondo ottenendo il 76,3% dei voti validi (pari però solo al 37,3% del corpo elettorale), ma non ci sembra proprio il caso di cantar vittoria, come stanno facendo a destra e a manca i dirigenti falsi comunisti di PRC e PdCI, spacciando questo risultato come un "segnale", un "modello" di valore nazionale. Stefàno è stato eletto grazie ai voti di una coalizione che oltre a PRC, PdCI e Verdi comprendeva infatti l'Udeur di Mastella, che di questa coalizione è il partito che ha ottenuto di gran lunga più voti, del Nuovo PSI, che di voti ne ha ottenuti più di PRC e PdCI, e della Democrazia cristiana. Senza contare i voti che sicuramente sono arrivati al ballottaggio da parte dell'ex squadrista e condannato per associazione mafiosa Giancarlo Cito che proprio alla vigilia del voto, pur non schierandosi ufficialmente a favore di Stefàno, aveva dichiarato di stimarlo di più rispetto a Florido. Cito è stato con i suoi 17.383 voti (il primo partito, dopo l'astensionismo, a Taranto) l'ago della bilancia del ballottaggio visto che Stefàno ha incrementato fra il primo e il secondo turno addirittura di 20 mila voti il suo bottino, mentre Florido ne ha persi per strada circa 5 mila. Il risultato elettorale di Taranto visto nel suo complesso dice che non solo l'Ulivo tracolla, ma anche PRC e PdCI perdono vistosamente rispetto alle passate elezioni. Il PRC ottiene infatti 2.483 voti, rispetto ai 2.738 delle comunali 2005 e ai 6.885 voti delle politiche 2006. Il PdCI ottiene 1.819 voti rispetto ai 2.060 del 2005 e ai 3.078 delle politiche 2006. Altro che vittoria della "sinistra radicale". Si tratta di continuare e perseverare nella lotta per abbattere le illusioni elettorali, parlamentari e governative che ancora frenano tanta parte della classe operaia e delle masse popolari. Lavorare per far maturare velocemente agli astensionisti di sinistra la scelta marxista-leninista. Il che significa astenersi sul piano elettorale intendendo questo voto come un voto dato al PMLI e al socialismo. Lavorare per costruire un grande, forte e radicato PMLI per far sviluppare la lotta di classe, la lotta contro il governo del dittatore democristiano Prodi, il sistema capitalistico e imperialistico italiano e far divampare la lotta per l'Italia unita, rossa e socialista. 20 giugno 2007 |