Elezioni amministrative del 9 e 10 giugno 2013 Ballottaggio disertato. Affluenza alle urne a picco. In Sicilia un elettore su tre ha disertato La "sinistra" borghese batte la destra grazie alla frana di PDL e Lega. Sindaci dimezzati. Bocciato il governo Letta-Berlusconi Il vero cambiamento è il socialismo Il ballottaggio del 9 e 10 giugno è stato praticamente disertato dagli elettori. Nei 67 comuni con popolazione superiore ai 15 mila abitanti, di cui 11 comuni capoluoghi di provincia, chiamati alle urne per eleggere il sindaco, l'affluenza è calata a picco rispetto al primo turno: solo il 49,5% si è recato alle urne con un calo di 11,3 punti percentuali. Fra i comuni capoluoghi interessati al ballottaggio (Brescia, Lodi, Treviso, Imperia, Siena, Ancona, Roma, Viterbo, Avellino, Barletta e Iglesias), ad Ancona la diserzione dalle urne arriva addirittura al 58,2% con un incremento del 16,3%. Altissima anche la percentuale a Roma dove si attesta al 55,1% con un incremento del 7,9%. Straordinari i balzi in avanti di Barletta (+25,4% rispetto al 1° turno), ad Avellino (+23,1%) e Viterbo (+16,6%). E ci riferiamo solo alla componente dell'astensionismo costituita dalla diserzione dalle urne alla quale andrebbero aggiunte le altre due componenti del voto nullo e bianco. In sostanza, dei 4.485.637 elettori (di cui 2.359.119 solo nel comune di Roma) chiamati al ballottaggio oltre un elettore su due ha disertato le urne delegittimando i partiti, le istituzioni e i governi del regime. In Sicilia Anche in Sicilia, dove nelle stesse giornate si teneva il primo turno delle amministrative parziali che hanno interessato 142 comuni, di cui 4 capoluoghi di provincia (Catania, Messina, Ragusa e Siracusa), l'astensionismo ha interessato un elettore su tre. Dei 1.637.503 elettori aventi diritto di voto, in 555.523, pari al 33,9%, hanno disertato le urne. A Catania il 36,6% (+4,8%) rispetto alle precedenti elezioni comunali. A Messina il 29,8% (+5,4%); a Ragusa il 36,5% (+8,5%); a Siracusa il 33,8% (+4,4%). Il valore dell'astensionismo L'aumento dell'astensionismo fra il primo e il secondo turno non è un dato semplicemente fisiologico perché in passato lo scarto non era così netto. L'elettorato è sempre più mobile. Non esistono più "zoccoli duri", cieca fiducia, cambiali in bianco. L'elettorato sempre più rifiuta la logica del "meno peggio" e di "turarsi il naso" e sceglie consapevolmente di astenersi per punire questo o quel candidato, questo o quel partito parlamentare. In genere, la peggio tocca al governo uscente. Solo la massiccia presenza di liste civiche o di schieramenti "nuovi" come il Movimento 5 stelle, oppure la prospettiva di ribaltare un governo di "centro-destra" subito a lungo e che sembrava inamovibile, come a Brescia e Imperia, limitano parzialmente il tracollo di partecipazione alle urne. La diserzione è più massiccia nei grossi centri, per esempio nei comuni capoluogo, rispetto ai comuni più piccoli dove evidentemente il controllo esercitato dalle istituzioni e dai partiti parlamentari sull'elettorato è maggiore e più capillare. Qualche commentatore e studioso borghese ha rispolverato la tesi che l'alto astensionismo è del tutto "fisiologico", una sorta di "americanizzazione" dell'elettorato italiano. Una tesi completamente sbagliata, poiché il rapporto dell'elettorato italiano con le elezioni è storicamente, politicamente e completamente diverso da quello dell'elettorato americano. E anche l'astensionismo italiano ha ragioni e significati completamente diversi da quello americano. Il voto reale ai sindaci Tutti i sindaci eletti risultano dimezzati in legittimità e rappresentatività dal fortissimo astensionismo. Se si prendono in considerazione tutti gli elettori che avevano diritto di voto, e non già solo i voti validi, i neosindaci in genere sono stati eletti da circa un terzo dell'elettorato. Fra i comuni capoluoghi il minimo dei consensi spetta al sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli ("centro-sinistra"), eletta col 25,5% dell'intero corpo elettorale, un elettore su quattro. Sorte simile per tutti gli altri che non vanno oltre il 38,8% realizzato dal sindaco Emilio Gariazzo ("centro-sinistra") a Imperia, dove peraltro c'era da espugnare lo storico feudo dell'ex ministro PDL Claudio Scajola. A Roma Ignazio Marino ("centro-sinistra") non va oltre il 28,2% degli elettori, meno di un elettore su tre. A Roma e Siena Altro dato interessante è la perdita generalizzata di voti da parte dei sindaci neoeletti rispetto ai loro predecessori. Per esempio Giovanni Alemanno cinque anni fa fu eletto sindaco di Roma del "centro-destra" con 783.725 voti. Quest'anno Marino, è stato eletto con 664.490 voti, ossia con 119.235 voti in meno del suo predecessore. Non si può quindi parlare di una clamorosa affermazione di Marino. Piuttosto di una clamorosa sconfitta di Alemanno che in cinque anni riesce a dimezzare i suoi consensi passando da 783 mila voti ai 364 mila attuali. Tant'è vero che Marino batte Alemanno pur prendendo circa 12 mila voti in meno di Rutelli che nel 2008 perse con 676.850 voti. A Siena il "centro-sinistra" si conferma alla guida della città dilaniata dallo scandalo MPS, ma il neosindaco (Bruno Valentini, PD di fede renziana) non solo è stato costretto al ballottaggio, ma rispetto al suo predecessore perde per strada 5.726 voti, ossia il 12,9% in termini percentuali. Chi vince e chi perde Alla fine dei conti il "centro-sinistra" si aggiudica tutti i 16 comuni capoluogo. Infatti dopo i cinque comuni conquistati al primo turno (Vicenza, Sondrio, Pisa, Massa e Isernia), ha conquistato anche gli altri undici andati al ballottaggio. Ne riconferma 10 che aveva già, né strappa 6 al "centro-destra". Fra questi ultimi si evidenziano Brescia, Treviso e Imperia, roccaforti storiche del "centro-destra". A Treviso dopo 18 anni di dominio indiscusso della Lega Nord, è stato sconfitto l'ex sindaco sceriffo Gentilini ed eletto Giovanni Manildo. Negli altri 54 comuni al di sopra dei 15 mila abitanti, 34 vanno al "centro-sinistra", 18 al "centro-destra", 2 al Movimento 5 stelle. Al primo turno erano clamorosamente crollati i consensi al Movimento 5 stelle che non solo non era riuscito a conquistare alcun comune sopra i 15 mila abitanti, ma era stato escluso anche dai ballottaggi di tutti i comuni andati al secondo turno, eccetto che in tre: Pomezia, Assemini, in Sardegna, e Martellago in Veneto. Sono riusciti poi a vincere solo a Pomezia e ad Assemini. Non per questo il "centro-sinistra" può cantar vittoria, specie il PD che addirittura ora parla di "recupero" e di "rivincita". In verità, il PD risulta fortemente in crisi per perdita di consensi e di voti. Non si può certo ignorare che in questa tornata elettorale il PD quasi dimezza i suoi voti rispetto alle precedenti comunali. Se riesce a prevalere sul "centro-destra" lo fa per esclusivo demerito degli avversari PDL e Lega che sono letteralmente in caduta libera. Men che mai può cantar vittoria il premier Enrico Letta secondo cui il risultato elettorale "rafforza lo schema delle larghe intese". Si tratta chiaramente di una manipolazione della realtà. Caso mai è proprio vero il contrario: è una sonora bocciatura del suo governo e del vergognoso inciucio col "centro-destra" e Berlusconi. Il PD prevale sul "centro-destra" con un'alleanza completamente opposta a quella del governo centrale. Spesso i voti di SEL, del PdCI e del PRC sono addirittura decisivi per la vittoria del "centro-sinistra". In tre comuni capoluogo, Treviso, Brescia e Siena, il PD vince con candidati sindaci renziani di ferro. E lo stesso Marino se non si fosse candidato sindaco di Roma ha dichiarato che da senatore avrebbe votato contro la fiducia a questo governo. La verità è che l'elettorato di sinistra ha voluto punire il governo Letta-Berlusconi in primo luogo attraverso l'astensionismo e poi votando candidati e alleanze opposte a quelle del governo. Il vero cambiamento È sconcertante che si presenti la conquista dei comuni da parte del "centro-sinistra" e in particolare della capitale Roma, come una sorta di "liberazione". Liberazione da chi e da che cosa? Se con coloro che vengono scalzati a livello cittadino, si governa poi il Paese a livello nazionale? Se resta intatto il sistema capitalistico e l'adesione dell'Italia all'UE imperialista? Il vero cambiamento, come già l'elettorato di sinistra comincia a dar segni di capire, non passa certo dal trasversale Movimento 5 stelle, né da vecchi e nuovi volponi che puntualmente la classe dominante borghese mette in campo per imbrogliare l'elettorato e le masse popolari e giovanili. Ciò che si può fare, è non farsi più imbrogliare. Finché le illusioni elettorali, parlamentari, pacifiste e governative continueranno a tenere congelate le speranze, la forze e le energie della maggioranza della classe operaia e delle masse giovanili e popolari non vi potrà mai essere alcun reale cambiamento. Solo continuando a combattere le illusioni elettorali, governative e costituzionali, insistendo sulla tattica dell'astensionismo elettorale e la strategia delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, possiamo lavorare concretamente e con successo per dare le ali alla lotta di classe contro il governo Letta-Berlusconi, il capitalismo, per il socialismo. Dobbiamo in particolare continuare gli sforzi per far maturare il voto astensionista come un voto dato al PMLI e al socialismo. Ci si può astenere per motivi diversi e i più disparati, tutti legittimi e efficaci, per esprimere il proprio dissenso verso i partiti parlamentari, le istituzioni rappresentative borghesi e i governi centrale, regionali e locali. È questo un astensionismo che fa paura al regime neofascista come testimoniano gli allarmi di certa stampa sia della "sinistra" che della destra borghese. Ma l'astensionismo che fa più male e lascia il segno più profondo è quello espresso consapevolmente e apertamente come voto dato al PMLI e al socialismo. Perché è con questo voto che l'elettorato di sinistra si impegna a spendere le proprie preziose energie per l'avvento del socialismo e per la conquista del potere politico da parte del proletariato, che è la madre di tutte le questioni, e senza la quale non è possibile alcun cambiamento sostanziale. 12 giugno 2013 |