11 comuni al ballottaggio in Sicilia La diserzione al 36,6% (+7,6% rispetto al primo turno) In diversi comuni eletti sindaci grazie alle alleanze del PD con FLI, MPA, UDC e PID di Saverio Romano In tutti i comuni chiamati al ballottaggio è stata più alta l'affluenza ai referendum nazionali Dal nostro corrispondente della Sicilia Erano 265.208 in 11 comuni siciliani gli elettori coinvolti nel turno di ballottaggio del 12 e 13 giugno: sono stati ben 97.028 coloro che hanno disertato le urne, il 36,6% degli aventi diritto. La diserzione avanza del 7,6%, rispetto al già alto dato registrato al turno del 29 maggio e 30 maggio, quando disertò il 28,4%. Il record assoluto spetta a Favara (Agrigento), con il 42,9% e un incremento percentuale del 10,4% rispetto al primo turno. Eletto è Rosario Manganella. Il candidato del "centro-destra" prende 2.600 voti in più rispetto alle liste che lo appoggiano, tuttavia, perde voti rispetto alle elezioni precedenti. Da dove provengono quei voti in più? Con buona probabilità da una parte del PD, che a Favara per giochi di potere si è spaccato nell'appoggio di candidati di opposti schieramenti. Anche nell'altro comune della provincia dia Agrigento, Canicattì, incremento della diserzione che raggiunge il 37,9%. Confermato l'uscente Corbo Vincenzo, candidato "indipendente" del "centro-sinistra" che ha preso rispetto alla sue liste diverse migliaia di voti in più, ma scende rispetto alle precedenti amministrative di oltre il 3%. È andata male, invece al candidato di "centro-destra" Gaetano Cani, UDC, ex-assessore provinciale all'istruzione, sostenuto tra gli altri al primo turno da FLI e al secondo turno da PD e MSI - Fiamma Tricolore. Perde rispetto al primo turno circa un migliaio di voti. Parte degli stessi vertici del PD, preoccupati dall'ingiustificabile deriva a destra del partito si erano dissociati dalla scelta di far confluire i voti sul candidato fascista, lasciando libertà di voto. C'è una buona probabilità che la diserzione abbia coinvolto anche la base del PD, in questo caso, oltre che di SEL, PRC, PDCI. Per contro l'affluenza ai referendum sia a Favara che a Canicattì è stata molto alta, rispettivamente oltre il 73% e oltre il 72%. Le amministrative hanno fatto in parte da traino. Tuttavia, è pur vero che esiste una grossa discrepanza in entrambi i paesi tra il numero di coloro che hanno accettato le schede per le amministrative e quelli che hanno votato solo ai referendum rifiutando la scheda per l'elezione del sindaco (+16% a Favara e +10% a Canicattì). A Campobello di Mazara (Trapani) la diserzione è passata dal 30,2% al 37%. È neopodestà Ciro Caravà, sostenuto da MPA e PD. L'inciucio non è stato gradito dagli elettori di sinistra. I 673 voti che al primo turno erano appartenuti alla lista SEL sembrerebbero essere emigrati verso l'astensionismo. Anche qui la via dell'inciucio ha come principale risultato quello di smascherare i candidati come opportunisti. Nella precedente elezione, quando il sindaco era espressione pura della "sinistra" borghese, prese più voti rispetto al 2011 quando nel suo schieramento è entrato il MPA. Anche qui si registra un'enorme discrepanza tra l'affluenza ai referendum, oltre il 76% e l'affluenza alle amministrative che si ferma al 63% circa. Anche a Bagheria e Terrasini, in provincia di Palermo, si recano rispettivamente alle urne referendarie il 67,4% e 73% e solo il 63% e 63,4% per le amministrative. Nel primo paese, simbolo dell'alleanza tra il FLI e il PD, sancita dalla presenza in campagna elettorale del fascista ripulito Gianfranco Fini, diventa neopodestà Giuseppe Lo Meo, candidato del "centro-sinistra", al ballottaggio sostenuto da una coalizione che comprende FLI, UDC, PD. Sconfitto il candidato dei Popolari Italia Domani (PID), Bartolo Di Salvo, picciotto del ministro all'agricoltura Saverio Romano. Durante la velenosissima campagna elettorale il presidente del parlamento siciliano, Francesco Cascio, PDL, che si lascia sfuggire: "a Bagheria un voto si vende a 50 euro". Auspichiamo che la magistratura accerti le vicende a cui si riferisce Cascio. Il PD siciliano esulta per la "sconfitta del sistema di potere di Romano" nel grosso paese del palermitano. Ha poco respiro, però, la strategia anti-PID del senatore Lumia, che viene applicata a Bagheria, ma non a 50 km di distanza, a Terrasini. Qui, infatti, risulta eletto sindaco Massimo Cucinella, sostenuto da liste civiche, che la spunta sul candidato Giuseppe Cammilleri sostenuto anche da PID e PD. Nella provincia di Messina si è votato a Capo d'Orlando, dove al secondo turno hanno disertato le urne il 29,4% degli elettori con un aumento del 5,2 e Patti, dove si registra il 26% con un aumento del 5,7%. Nel primo comune si riconferma Enzo Sindoni, del "centro-destra". Significativo il calo di voti da costui raccolti rispetto alle elezioni precedenti: -1.759 voti, pari ad una differenza del 15,8% sul c.e. Il candidato ufficiale del PD, Salvatore Librizzi, al secondo turno getta la maschera e si apparenta con il PDL, del quale è ritenuto espressione. Un'operazione che era nell'aria da tempo alla quale i militanti della base della Federazione non hanno abboccato, facendo volare alle stelle la diserzione nel grosso centro del messinese, nonostante che in campagna elettorale per Librizzi si fossero spesi pezzi da novanta della "sinistra" borghese come l'europarlamentare Rosario Crocetta. Il dato della diserzione del comune è ancor più significativo se lo si confronta con l'affluenza al referendum che ha superato l'80%! Anche gli elettori di Patti scelgono più il referendum: 79% di affluenza contro il 74% delle amministrative. Eletto il candidato del "centro-destra" Giuseppe Aquino. La "sinistra" borghese perde il comune, nonostante Luigi Gullo, avesse dalla sua parte anche l'UDC, oltre al PD. Da notare come, anche in questo caso, il sindaco appoggiato dal "centro-sinistra" alleato con la destra ha preso meno voti della sua coalizione. A Ramacca, in provincia di Catania, la diserzione passa dal 26,8 al 35%. È eletto il candidato del PD, Francesco Zappalà, che prende molti più voti delle liste che lo appoggiano. Si può facilmente supporre che sul candidato siano confluiti, al secondo turno, i voti della lista UDC-FLI-API. Anche qui si registra una grossa discrepanza tra l'affluenza ai referendum (78%) e quella alle amministrative (65%). A Vittoria, in provincia di Ragusa, la diserzione arriva al 35,5%. Qui l'IDV, ritira al secondo turno l'appoggio al sindaco di "centro-sinistra" poi risultato eletto, Pippo Nicosia, PD, a seguito dell'apparentamento di quest'ultimo con l'UDC, mentre la SEL di Vendola dà il peggio di sé rimanendo nello schieramento. Grazie a questo ibrido, l'uscente Nicosia prende persino più voti rispetto alle precedenti elezioni comunali e rispetto alle sue liste di riferimento. È abbastanza probabile che sul candidato siano confluiti anche i voti del MPA e di Sicilia vera. Mentre i voti di sinistra è probabile che siano andati, almeno in parte verso l'astensionismo. Ancora una volta il dato dell'affluenza al Referendum è maggiore (68,8%) rispetto a quello delle amministrative (64,5%). A Lentini, in provincia di Siracusa, sale il dato della diserzione che passa dal 31,9% al 38,3%. Lo scontro era tra Nello Neri di "centro-destra" e l'uscente Alfio Mangiameli che, appoggiato da PD, e Federazione della Sinistra, al secondo turno si è apparentato con MPA, FLI, UDC. Probabilmente su Mangiameli che prende più voti delle sue liste di riferimento sono confluiti i voti di API e SEL. Anche il candidato della destra prende più voti delle sue liste di riferimento. Sembrerebbe che in questa migrazione di voti sia stata la diserzione di sinistra ad avvantaggiarsi, proveniente forse dalla base del PRC. Anche in questo paese, come nell'altro paese della provincia in cui si è votato, Noto, il dato dell'affluenza al referendum 67,3% e 69% rispettivamente è superiore di quello delle amministrative, 61,7% e 65,2%. A Noto, infatti, si raggiunte il 34,8% di diserzione. È sindaco Corrado Bonfanti sostenuto, tra l'altro, da MPA, UDC, FLI, che agli apparentamenti incassa anche l'appoggio del PD e raccoglie oltre 1400 voti in più rispetto alla sua coalizione. Evidentemente anche a molti elettori di destra Bonfanti è parso l'esponente più coerentemente dalla loro parte. La grande affermazione dell'astensionismo in questo secondo turno elettorale anzitutto delegittima le istituzioni rappresentative borghesi e nello specifico i nuovi sindaci. Sotto tiro degli astensionisti certamente l'inefficienza, l'incapacità e l'arroganza delle istituzioni borghesi nei confronti delle masse popolari. Ciò è dimostrato dal fatto che gli astensionisti di sinistra, più coscienti e sensibili ai problemi delle masse popolari, si sono recati alle urne facendo registrare in alcuni casi affluenze altissime. Ma la diserzione di questo secondo turno ci fornisce un altro dato politico importante: gli elettori siciliani di sinistra siciliani rifiutano sempre più un ruolo di subalternità alle politiche del "centro-destra" e di puntello elettorale del sistema di potere clientelare nel quale li hanno relegati gli accordi elettorali e strategici tra PD, UDC, MPA e FLI. Siamo molto avanti in Sicilia nella disaffezione delle masse popolari verso la politica borghese, ma bisogna continuare a combattere le illusioni elettorali, governative e costituzionali, insistendo sulla tattica dell'astensionismo elettorale e la strategia delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo. È questa la battaglia elettorale su cui lavorare concretamente e con successo, anche in Sicilia, per dare le ali alla lotta di classe per liberare l'Italia dal neoduce Berlusconi, dal capitalismo e conquistare il socialismo. 15 giugno 2011 |