Ogni anno muoiono quasi 10 milioni di bambini per fame, malattie, guerre Nel 2006, l'anno più recente per il quale sono disponibili stime affidabili, 9,7 milioni di bambini sono morti prima di compiere cinque anni, denuncia il rapporto 2008 su La condizione dell'infanzia nel mondo presentato alla fine dello scorso gennaio dall'Unicef, l'organismo dell'Onu che si occupa dell'infanzia. Sono 26 mila i bambini sotto i cinque anni che muoiono in media ogni giorno in tutto il mondo, soprattutto per cause evitabili a partire da quelle legate alla povertà, come fame e malattie, e per le guerre. La maggior parte di queste vittime, afferma il rapporto, sono registrate in una sessantina di paesi fra quelli in via di sviluppo e in particolari zone quali l'Africa sub-Sahariana e l'Asia meridionale. Quasi il 40% di questi bambini muore durante il primo mese di vita, di solito a casa e senza avere accesso a servizi sanitari di base e a beni di prima necessità che potrebbero salvare loro la vita. Alcuni bambini muoiono per infezioni respiratorie o diarroiche che non rappresentano più una minaccia nei paesi industrializzati, oppure per malattie della prima infanzia facilmente evitabili attraverso i vaccini, come il morbillo. Nella metà dei decessi sotto i cinque anni, una delle principali cause è rappresentata dalla malnutrizione, che priva il corpo e la mente di un bambino piccolo degli alimenti necessari per la crescita e lo sviluppo. Anche l'acqua non sicura, i servizi igienico-sanitari scadenti e le condizioni igieniche inadeguate contribuiscono ad aumentare la mortalità e la morbilità infantile. Dai dati elaborati dall'Unicef risulta che circa 2 milioni di bambini muoiono ogni anno entro le prime 24 ore dalla nascita (mortalità neonatale), poco di meno entro il primo mese di vita (mortalità infantile). In valori assoluti il maggior numero di decessi infantili si verifica in Asia meridionale, dove l'India da sola è responsabile di un quarto del totale mondiale, mentre in termimi percentuali i tassi di mortalità neonatale più elevati si registrano nell'Africa sub-Sahariana e in Afghanistan; sono infatti Afghanistan, Angola, Burkina Faso, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Niger e Sierra Leone i paesi nei quali ben il 20% o più dei bambini muore prima di raggiungere i cinque anni. La mortalità infantile è naturalmente legata alle condizioni di vita delle madri. Ogni anno, denuncia il rapporto Unicef, più di 500.000 donne muoiono durante il parto o per complicazioni insorte durante la gravidanza, e i bambini le cui madri sono morte durante il parto hanno probabilità molto maggiori di morire nell'arco del loro primo anno di vita rispetto a quelli le cui madri sopravvivono. Nei paesi in via di sviluppo un quarto delle donne incinte non riceve nemmeno una visita medica prima del parto. I paesi dove è più alta la mortalità materna sono il Niger, dove una partoriente ha una probabilità su 7 di morire, Sierra Leone e Afghanistan dove la probabilità è una su 8. Il rapporto stima che nell'Africa sub-Sahariana assicurare l'assistenza sanitaria alle madri vuol dire riuscire a salvare 800.000 bambini ogni anno. L'indagine Unicef assegna alla malnutrizione il ruolo di principale fattore diretto o indiretto della metà delle morti di bambini sotto i cinque anni. Le cause specifiche delle morti, oltre a quella diretta della guerra, sono le complicazioni neonatali (36%), polmonite (19%), diarrea (17%), malaria (8%), morbillo (4%) e Aids (3%). Il rapporto avverte che pur rappresentando un bilancio già pesante, i dati dell'inchiesta non possono tenere conto appieno della vasta portata dei problemi che influiscono sulla salute infantile durante il periodo neonatale. E cita a esempio il milione e più di bambini che ogni anno sopravvivono all'asfissia alla nascita ma soffrono successivamente di problemi come la paralisi cerebrale, le difficoltà di apprendimento e altre disabilità. Per ogni neonato che muore altri 20 soffrono di lesioni alla nascita, di complicazioni dovute al parto prematuro o di altri disturbi neonatali. Per la prima volta nel 2006, sottolinea il rapporto, queste morti sono scese sotto i 10 milioni, un dato che comunque "non consola, nemmeno pensando che nel 1960 erano 20 milioni a morire così". Il tasso globale di mortalità infantile sotto i cinque anni nel 2006 è stato di 72 morti ogni mille nati vivi, si è ridotto del 23 per cento rispetto al 1990. Ma siamo ancora lontani dai risultati posti dall'Obiettivo per lo Sviluppo del Millennio che si è dato l'Onu e che al capitolo specifico ha stabilito di voler ridurre di due terzi, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità sotto i cinque anni. Che comunque vuol dire sempre quasi 7 milioni di bambini morti ogni anno per fame, malattie e guerre. Siamo a poco più di un terzo della riduzione sperata, a pochi anni oramai dal 2015. E in una situazione che non volge certo al meglio. Gran parte delle cause della mortalità dei bambini potrebbero essere liquidate con il miglioramento delle condizioni di vita dei bambini e delle madri, delle masse popolari dei paesi poveri ma povertà e guerre in questi paesi sono quasi sempre il risultato dell'aggressione economica e militare dei ricchi paesi imperialisti contro il Sud povero del mondo, aumentata esponenzialmente con la cosiddetta globalizzazione. 6 febbraio 2008 |