Violazione della normativa antiriciclaggio e operazioni bancarie sospette su una cinquantina di conti La banca del Vaticano al servizio della "cricca degli appalti" Roma e Perugia indagano sui loschi rapporti fra lo IOR e il "sistema gelatinoso" che governava i grandi appalti e distribuiva tangenti, favori e regalie a politici e funzionari Affiorano legami a dir poco inquietanti tra l'inchiesta di Perugia che indaga sulla "cricca degli appalti" per il G8 e le laute commesse per gli altri "grandi eventi" gestiti dalla Protezione civile e quella della Procura di Roma che ha nel mirino lo Ior (l'Istituto per le opere di Religione, la banca del Vaticano già coinvolta nei peggiori scandali italiani) per la violazione della normativa antiriciclaggio. Il sospetto degli inquirenti è che la banca vaticana sia stato uno dei principali canali finanziari utilizzati dal "sistema gelatinoso" messo in piedi dall'imprenditore Diego Anemone e dall'ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Angelo Balducci, per elargire tangenti, favori e regalie a politici e funzionari dello Stato in cambio dell'affidamento di appalti e forniture. Il collegamento tra le due indagini è rappresentato da don Evaldo Biasini, meglio noto alle cronache come "don bancomat". Sacerdote, 84 anni, economo dimissionario della "Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue di Cristo", Biasini è un amico di vecchia data della famiglia Anemone. È a lui che l'imprenditore romano si rivolgeva quando aveva urgente bisogno di contanti. Come nel caso dei 50mila euro che gli inquirenti sospettano Anemone abbia consegnato brevi manu il 23 settembre 2008 all'ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Secondo gli inquirenti, Biasini è al centro dell'inconfessabile incrocio tra la finanza vaticana e la "cricca per delinquere" che attraverso il "sistema gelatinoso" costituito da Bertolaso, Anemone, Verdini, Balducci, De Santis e Mauro Della Giovampaola governava i Grandi Appalti. Soprattutto perché, come hanno assodato le indagini, "don Bancomat" è in grado di movimentare decine di milioni di euro all'anno. Una delle operazioni sospette riguarda 20 milioni movimentati in una filiale di Roma del Credito Artigiano. Vale a dire la medesima banca che segnalò agli investigatori della Banca d'Italia le operazioni sospette da cui ha preso il via l'indagine della Procura di Roma sullo Ior per violazione della normativa antiriciclaggio. Non solo. Proprio Don Biasini figura tra i beneficiari di operazioni bancarie sospette da parte dello Ior. Per questo i Pm romani sono certi che il missionario rappresenta una figura chiave dei loschi intrecci tra la finanza vaticana e il sistema a delinquere che pilotava gli appalti. Non a caso, lo stesso sacerdote, negli atti allegati agli avvisi di conclusione delle indagini di Perugia, definisce l'attività finanziaria da lui messa in piedi "una specie di banca privata". Dalle indagini è emerso che sono cinquantina i conti correnti bancari su cui "don bancomat" opera a titolo personale, a nome della Congregazione e per conto dello Ior. Quattro sono accesi presso "Banca Intesa"; 5 in "Banca Marche"; 2 in "Banca Generali"; 1 presso la "Cassa di risparmio di Città di Castello"; 3 in "Poste Italiane"; 1 in "Banca Carige", 13 risultano intestati allo Ior (si tratta di depositi contanti in valuta, fondi di investimento, gestioni patrimoniali); 12 le posizioni con "Monte dei Paschi di Siena"; 2 con "Ras Bank"; 1 con "Rolo Banca", 2 con "San Paolo Imi", 3 con "Banca di Roma" (ora Unicredit). Le carte depositate documentano su quei conti una vorticosa movimentazione di denaro, spesso destinato ad alcuni dei personaggi al centro dell'inchiesta fra cui Anemone, Balducci e Della Giovanpaola. A tal proposito la polizia giudiziaria evidenzia che: "Per l'anno 2007, il saldo attivo dare-avere cash di Diego Anemone è di 183mila 739 euro, con un prelievo in contanti di oltre 126mila euro. Per il 2008, di 253mila 910 euro, con prelievi in contanti di oltre 382 mila euro". Tutto contante esigibile ad horas, come quando - documenta la Finanza - "il 22 settembre 2008, Anemone ritira cash 50mila euro". Denaro che, il giorno successivo, la procura ritiene venga consegnato brevi manu dal costruttore a Guido Bertolaso. Inferiori e "immobili" i depositi della Thau. La moglie di Balducci apre il suo "conto" nero con l'economo il primo di gennaio 2007: "25.581 euro, cui, a fine 2008, don Evaldo corrisponde interessi per 648,42 euro". A confermarlo c'è anche un'informativa del Ros dei carabinieri di Firenze del 13 novembre 2010 in cui si riassumono i loschi rapporti tra l'ex capo della Protezione civile e il sistema Anemone-Balducci. Le 15 pagine del rapporto - contenute nei sessanta faldoni di atti istruttori depositati dalla Procura di Perugia a conclusione delle indagini preliminari sui Grandi Appalti (G8 della Maddalena, Grandi Eventi, Celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia) - documentano attraverso l'analisi degli estratti conto bancari di Gloria Piermarini, moglie di Bertolaso, e di suo fratello Francesco Piermarini, il "ritorno" economico di cui entrambi, nel tempo, hanno goduto nei loro rapporti ora con società riconducibili al cartello di Anemone, ora con la grande committenza pubblica. Al vaglio degli inquirenti c'è anche l'attività missionaria di don Evaldo. Il sospetto, si legge in un rapporto della Guardia di finanza di Bolzano, è che "tramite i viaggi cosiddetti 'umanitari' in Tanzania continui in realtà a portare denaro in contante di dubbia provenienza verso il paese africano". Tra gli atti depositati figurano poi le dichiarazioni di Angelo Zampolini, l'architetto che si sarebbe occupato delle elargizioni di Anemone ai politici che gli hanno consentito di accumulare in cinque anni ben 75 milioni di sole tasse non pagate. Per i Pm Zampolini avrebbe acquistato case a Roma per Balducci e gli ex ministri Claudio Scajola e Pietro Lunardi. 23 febbraio 2011 |