G8 di Genova 2001 Una beffa la sentenza della Cassazione sulle violenze di Bolzaneto Confermate le condanne, ma è prescritta la tortura. Tutti liberi, risarcimenti ridotti Rimangono fuori dal giudizio il governo e i vertici delle "forze dell'ordine" Gli aguzzini in divisa che torturano circa 300 manifestanti no global nella "caserma degli orrori" di Bolzaneto per tre interminabili giorni durante il G8 di Genova del 2001 non faranno neanche un giorno di carcere e non scuciranno nemmeno un euro di risarcimento. Questo è in sostanza il beffardo epilogo giudiziario sentenziato il 14 giugno dai giudici della quinta sezione penale della suprema Corte presieduta da Gaetanino Zecca. Chiamata a decidere se confermare o meno la sentenza con cui, il 5 marzo 2010, la Corte d'Appello di Genova aveva condannato solo 7 dei 44 imputati tra poliziotti, carabinieri, agenti carcerari, medici e paramedici della penitenziaria, che trasformarono Bolzaneto in una vera e propria "Guantanamo italiana", la Cassazione si è limitata a confermare le lievi condanne ignorando che tra il 19 e il 22 luglio del 2001 centinaia di manifestanti rinchiusi a Bolzaneto subirono percosse e torture di tipo psicologico, come la costrizione a rimanere immobili in piedi, la negazione del permesso di andare in bagno e di richiedere assistenza legale o comunicare con i parenti. Non solo. gli 'ermellini' hanno rigettato anche il ricorso con cui la procura generale di Genova chiedeva la contestazione del reato di tortura per "evitare la prescrizione dei reati" sollevando la questione di legittimità costituzionale sul mancato adeguamento dell'Italia ai principi della convenzione europea che vieta trattamenti inumani e degradanti. Il massimo della pena è 3 anni e 2 mesi; 33 le prescrizioni, mentre per 4 appartenenti alle forze dell'ordine (Oronzio Doria, Franco Valerio, Aldo Tarascio e Antonello Talu) i giudici hanno confermato l'assoluzione disposta in primo grado e ritenuto inammissibile l'appello proposto a suo tempo da alcune delle parti civili. Confermate invece le 7 condanne già inflitte dalla Corte d'Appello di Genova: 3 anni e 2 mesi all'assistente capo di polizia Luigi Pigozzi, quello che divaricò le dita della mano di un detenuto fino a strappargli la carne; un anno agli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia, mentre al medico Sonia Sciandra condannata in appello a 2 anni e 2 mesi la Cassazione ha ridotto la pena, assolvendola solo dal reato di minaccia. Pene confermate a un anno per gli ispettori di polizia Matilde Arecco, Mario Turco e Paolo Ubaldi che avevano rinunciato alla prescrizione. A esclusione dei quattro assolti, tutti gli altri imputati sono chiamati a risarcire le vittime, ma per loro pagherà lo Stato, cioè i ministeri della Giustizia, della Difesa e dell'Interno che sono stati chiamati come responsabili civili nel processo. Sarà un giudice civile però a stabilire l'entità dei risarcimenti che in primo grado vennero quantificati in 2 milioni di euro in totale, e innalzati fino a 10 milioni dalla Corte d'Appello di Genova. Comunque, nessuno dei sette condannati finirà in carcere perché le pene divenute ieri definitive sono coperte da indulto. "Stiamo ancora aspettando le scuse delle istituzioni, del presidente della repubblica, dei ministri di Interno e Giustizia", ha commentato Enrica Bartesaghi, presidente del comitato Verità e Giustizia per Genova e madre di una ragazza che venne pestata alla Diaz e poi portata a Bolzaneto. "Le istituzioni devono dire che quelli accaduti sono fatti che vanno contro la Costituzione. Le parti offese sono state trattate non da vittime, ma da colpevoli". In pratica tutta la "giustizia" che le vittime di Bolzaneto forse riusciranno ad ottenere è un misero risarcimento in denaro e per giunta pagato dallo Stato, con i soldi estorti alle masse popolari. Mentre i massimi responsabili di quell'odioso massacro ossia governo, istituzioni e vertici della polizia e dei carabinieri non sono stati neanche sfiorati dal processo. 26 giugno 2013 |