Berlusconi cacciato dal Senato ma non ancora definitivamente Manca il voto dell'Aula Il 4 ottobre, dopo quasi sei ore di camera di consiglio, con 15 voti a favore (PD, Scelta civica e M5S) e 8 contrari (6 del PDL, 1 di Lega e 1 di Gal), la Giunta per le Immunità del Senato ha dato il primo via libera alla decadenza di Silvio Berlusconi dal mandato di parlamentare. Un voto caratterizzato dall'ennesimo voltafaccia di tutti i membri rappresentanti del PDL, alfaniani e "dissidenti" compresi, con alla testa lo stesso relatore a difesa Augello, che appena 48 ore dopo aver votato la fiducia al governo Letta minacciando insieme a tutti gli altri "diversamente berlusconiani" addirittura la creazione di un nuovo gruppo parlamentare, si sono ricompattati intorno al proprio duce e hanno votato contro la sua decadenza. La Giunta ha rigettato e ha votato contro anche in capo alle cinque questioni poste da Berlusconi nella sua memoria difensiva ivi inclusa la ricusazione di alcuni membri della stessa Giunta. Condannato in via definitiva il 1° agosto scorso a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset, l'ex presidente del Consiglio è stato di fatto cacciato dal Senato, anche se non ancora in via definitiva, in base al Decreto Legislativo del 31 dicembre 2012, n. 235, vale a dire il testo unico in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell'art. 1, c. 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190, meglio conosciuta come legge Severino votata da tutti i partiti PDL compreso quando al governo c'era Mario Monti. Ora tocca all'Aula del Senato votare entro la fine di ottobre la definitiva decadenza di Berlusconi con uno scrutinio che, a norma di regolamento, dovrebbe essere segreto, in quanto riguarda la persona, ma che PD e M5S vorrebbero palese. Rabbiosa la reazione del neoduce che ancora una volta grida al complotto politico-giudiziario per eliminarlo dalla scena politica e spudoratamente si lamenta del fatto che: "Quando si viola lo stato di diritto si colpisce al cuore la democrazia. La democrazia di un Paese si misura dal rispetto dalle norme fondamentali poste a tutela di ogni cittadino. Violando i principi della Convenzione Europea e della Corte Costituzionale sulla imparzialità dell'organo decidente e sulla irretroattività delle norme penali, oggi sono venuti meno i principi basilari di uno Stato di diritto". Mentre i suoi più stretti sostenitori pur non agitando più lo spauracchio delle dimissioni di massa parlano di "decisione squisitamente politica" e assicurano che nonostante tutto Berlusconi resta comunque "l'unico leader del centrodestra". Sulla stessa lunghezza d'onda anche i legali di Berlusconi, Coppi, Ghedini e Longo, che non sono interventi alla seduta della Giunta, ma parlano di decisione che "mina la democrazia e lo Stato". Mentre l'ex presidente del Senato Renato Schifani chiede un "sussulto di responsabilità" e auspica che la prossima decisione, quella definitiva a Palazzo Madama, avvenga con il voto segreto. E il segretario del PDL Alfano rincara la dose affermando che: "la risposta della Giunta è un'accelerazione anomala nelle procedure e svela un accanimento che nulla ha a che vedere con la Giustizia". Nei prossimi giorni il presidente della Giunta per le Elezioni, Dario Stefàno (SEL), presenterà la relazione sul voto. Poi ci vorranno ancora una decina di giorni affinché Palazzo Madama voti in maniera definitiva la decadenza. 9 ottobre 2013 |