Grazie al condono fiscale varato dal suo governo Con 1.800 euro Berlusconi non paga decine di milioni di euro di tasse evase Aveva appena avuto la faccia tosta di proclamare, moraleggiando sul caso Unipol-DS, che lui non ha "mai fatto affari con la politica", anzi ci ha "rimesso e basta", quando è arrivata la notizia che con 1.800 euro Silvio Berlusconi aveva "condonato" una colossale evasione fiscale per decine di milioni di euro. Il nuovo sconcio, che si va ad aggiungere alla caterva di provvedimenti ad personam che si è fatto in questi anni, è stato consumato grazie al condono fiscale inserito da Tremonti nella Legge finanziaria del 2003. Quel condono che il neoduce, per stornare da sé l'accusa di ennesimo conflitto di interessi, dichiarò allora che non avrebbe "mai utilizzato" per le sue aziende. Invece l'ha utilizzato eccome, ed ha usufruito pure della rateizzazione in due tranches prevista da una clausola della legge. In questo modo, con due versamenti di 1.500 e 300 euro, ha "sanato" tutto il suo contenzioso con il fisco fino al 1999. Il caso è emerso quando i pubblici ministeri Robledo e De Pasquale, titolari di un'inchiesta sui fondi Mediaset, hanno depositato agli atti il 9 gennaio una lettera di un funzionario dell'Agenzia delle entrate in cui si annunciava che Berlusconi non era più accertabile, in quanto aveva usufruito del condono di legge effettuando il versamento di quanto dovuto, pari a 1.800 euro. La lettera è stata depositata agli atti dell'udienza preliminare in corso davanti al giudice Fabio Paparella, che deve decidere se rinviare a giudizio il premier per i reati di frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio, sulla base dell'accusa di aver sottratto centinaia di milioni dalle casse della Fininvest, e poi di Mediaset, e di averli dirottati su conti offshore propri e dei propri figli maggiori. A conti fatti, secondo quanto affermato nello stesso capo di imputazione, sono stati sottratti al fisco 126 miliardi di lire, pari a oltre 65 miliardi di euro. A parte i risvolti penali, anche quelli fiscali non erano da poco, e perciò anche l'ufficio Contenzioso tributario e il Settore accertamento della direzione regionale per la Lombardia dell'Agenzia delle entrate si erano fatti avanti richiedendo gli atti dell'inchiesta per procedere all'accertamento a carico di Berlusconi. Ma l'ufficio Milano 5 dell'agenzia stessa ha poi bloccato tutto informando che il contribuente Berlusconi Silvio aveva presentato domanda di integrazione degli imponibili versando l'obolo dovuto, e pertanto non era più accertabile nei periodi di imposta fino al 1999. Da notare che il condono non potrebbe essere firmato dagli imputati di reati fiscali, ma Berlusconi lo ha pagato in due rate nel maggio 2003 e nell'aprile 2004, quando cioè sapeva di essere indagato ma l'inchiesta era ancora alla fase preliminare e lui non era ancora imputato. Naturalmente il neoduce ha risposto alla valanga di commenti indignati e scandalizzati col solito atteggiamento di sufficienza e arroganza, dichiarando di non saperne nulla di condoni perché avevano fatto tutto "i suoi commercialisti". Per lui hanno abbaiato sdegnati i suoi fedeli cani da guardia Bonaiuti e Schifani, il primo ricordando che "Berlusconi e il gruppo che a lui fa capo sono tra i primi contribuenti italiani", e il secondo sentenziando che il neoduce è "un cittadino italiano come milioni di tanti altri" che si è avvalso di "norme che riguardano la collettività". 18 gennaio 2006 |