Berlusconi contestato a Padova, Vicenza e L'Aquila Fischiato anche Bossi a Padova Altro che "governo del fare" e "buon governo" padano: il 9 novembre il neoduce Berlusconi e il caporione fascio-leghista Bossi sono stati duramente contestati dalle masse popolari alluvionate del Veneto e dai terremotati de L'Aquila. A Vicenza, subito dopo l'annullamento "per motivi di sicurezza" del sopralluogo del premier atteso a Cresole di Caldogno, il "caloroso comitato d'accoglienza" organizzato dai No dal Molin si è spostato sotto le finestre della prefettura dove Berlusconi, Bossi (con figlio al seguito), il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il presidente del Piemonte Roberto Cota e il sottosegretario Guido Bertolaso blindati e protetti da un cordone di poliziotti e carabinieri sono stati bersagliati da una selva di fischi, cartelli e striscioni con su scritto; "Berlusconi, più soldi meno barzellette", "Altro che ghe pensi mi...", "Noi nel fango, tu nella merda"; "voi donne e festoni, noi fango e alluvioni" accompagnati da slogan e cori: "mafioso mafioso", "dimissioni dimissioni". Lo stesso si è ripetuto a Padova dove sono stati gli studenti medi e universitari, ricercatori e precari organizzati nel "Movimento anti Gelmini" ad alimentare la protesta e impedire che la "passerella" governativa passasse sotto silenzio. "Tutti a casa!" è stato il grido ritmato dai manifestanti che da piazza Antenore hanno raggiunto palazzo del Bo antistante la prefettura dove si teneva l'incontro fra Berlusconi, Bossi e i sindaci dei comuni alluvionati. In particolare il neoduce al suo arrivo è stato apostrofato dai manifestanti: "Mafioso", "Pedofilo", Quasi un assedio che è andato avanti per oltre due ore nonostante le violente cariche delle "forze dell'ordine" che hanno ripetutamente manganellato studenti e manifestanti per intimidirli e zittirli. Mentre dal megafono qualcuno urla: "Il vostro bunga-bunga non lo paghiamo noi!". Lo stesso sindaco di Padova, Flavio Zanonato, ha commentato che durante il vertice in prefettura Berlusconi e Bossi hanno fatto: "Solo chiacchiere. Siamo stati ricevuti un quarto d'ora, abbiamo sentito tante parole ma nessun impegno concreto". I fischi e le contestazioni hanno accompagnato Berlusconi anche nel pomeriggio durante la sua visita a L'Aquila, ancora sommersa dalle macerie, dove la popolazione si sta preparando, per il prossimo 20 novembre, ad una grande manifestazione nazionale per chiedere una legge organica per la zona del cratere e "per denunciare la ricostruzione che non c'è". Berlusconi era tornato a L'Aquila dopo quasi un anno di latitanza per consegnare delle onorificenze alle strutture di Protezione civile impegnate nell'emergenza terremoto. Ma ad ogni suo passo la popolazione non ha perso occasione di urlare tutto il proprio sdegno contro il capo del governo. Ad attenderlo, nella zona della caserma di Coppito, centinaia di aquilani e attivisti del comitato di lotta 3e32 e del presidio permanente di Piazza Duomo circondati da un ingente schieramento di polizia, carabinieri, addirittura corpo forestale e vigili urbani. "È l'ennesima militarizzazione che questa città deve subire per potere essere un perfetto set per gli spot del premier - denunciano - ma noi siamo qui per portare al cospetto dell'uomo 'dei miracoli' le macerie di questa città". Macerie non solo di case ed edifici ma della vita di un'intera città. 17 novembre 2010 |