La sentenza della Corte di appello di Milano sulla guerra di Segrate che dura da 22 anni Per aver corrotto i giudici del lodo-Mondadori Berlusconi dovrà pagare 560 milioni di euro "Silvio Berlusconi è corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede". È questo il succo principale della sentenza d'Appello emessa il 9 luglio dalla Seconda sezione civile di Milano (presidente di sezione, Luigi De Ruggiero, giudici a latere, Giovan Battista Rollero e Walter Saresella) sul Lodo Mondadori che sostanzialmente conferma quanto già stabilito il 3 ottobre 2009 dal giudice, Raimondo Mesiano, in primo grado, e condanna la Fininvest a risarcire la Cir di Carlo De Benedetti complessivamente per 560 milioni di euro a titolo di risarcimento per i danni causati dalla corruzione giudiziaria con cui nel 1991 il neoduce acquisì il controllo della Mondadori. "Corresponsabilità che - proseguono i giudici -, come logica conseguenza, comporta, per il principio della responsabilità civile delle società di capitali per il fatto illecito del loro legale rappresentante o amministratore commesso nell'attività gestoria della società medesima, la responsabilità della stessa Fininvest". La responsabilità del neoduce Nelle 282 pagine che compongono la sentenza i giudici ricordano fra l'altro che all'epoca della cosiddetta "guerra di Segrate" Belusconi era presidente del cda di Fininvest fino al gennaio del '94 e quindi legale rappresentante della società e che inoltre venne prosciolto per prescrizione dalla Corte d'Appello penale di Milano il 26 giugno 2001 mentre nel 2003 furono condannati per lo stesso fatto e anche su Imi-Sir gli avvocati Previti, Pacifico, Acampora e il giudice Metta, estensore della sentenza aggiustata che consegnava il più grande gruppo editoriale italiano nelle mani di Berlusconi. Il premier pertanto è "corresponsabile" di quello che viene definito "il più grave episodio di corruzione nella storia della Repubblica e forse del mondo" compiuto dal "privato corruttore" Berlusconi e dalla sua banda di giudici e avvocati corrotti con alla testa il fascista doc Cesare Previti. Reato accertato e passato in giudicato dalla Cassazione nel 2007 che imprime un colpo durissimo a Berlusconi non tanto sul piano giudiziario ma soprattutto su quello politico. Infatti dopo il declassamento del reato da corruzione in atti giudiziari a corruzione semplice da parte dei giudici della V sezione della Corte D'Appello di Milano, la concessione delle attenuanti generiche e infine la prescrizione del reato nel maggio 2001 ad opera del Giudice per l'udienza preliminare (Gup) Rosario Lupo, il neoduce ha potuto dormire sonni tranquilli e nel corso di tutti questi anni, nonostante il suo pesante e palese coinvolgimento nella scandalosa vicenda del Lodo Mondadori, non ha subito nessuna conseguenza penale. Mentre secondo la Corte d'Appello civile non solo "non è emersa in sede penale l'evidente innocenza dell'imputato", ma "sarebbe assolutamente fuori dell'ordine naturale degli accadimenti umani che un bonifico di circa 3 miliardi di lire (provenienti dai conti esteri Fininvest, versati il 14 febbraio '91 in Svizzera a Previti, e di cui almeno 400 milioni finirono a Metta ndr) sia disposto ed eseguito, per le dimostrate finalità corruttive, senza che il dominus della società, dai cui conti il bonifico proviene, ne sia a conoscenza e lo accetti. Pertanto è da ritenere (...) ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede". Inoltre, per quanto attiene i motivi di appello avanzati dai difensori del Biscione, i giudici civili hanno precisato che: "Anche se si volesse accedere alla considerazione dell'appellante per cui la somma di tre miliardi di lire non fosse così eccezionale nel bilancio di Fininvest al punto di ritenere che l'organo di vertice ne fosse necessariamente a conoscenza, rimane il fatto che la somma era per l'epoca certamente importante; a ciò si deve comunque aggiungere che essa fu versata per una causale tutt'altro che irrilevante, essendo finalizzata, mediante la corruzione di un magistrato, alla 'miglior spartizione' della Mondadori (...): tali considerazioni escludono che l'organo di vertice di Fininvest non fosse a conoscenza della dazione e delle sue finalità". La corruzione giudiziaria La sentenza, nonostante riduca di 190 milioni la somma che Fininvest deve pagare rispetto ai 750 stabiliti in primo grado, conferma che: la Mondadori venne assegnata a Berlusconi grazie alla corruzione di un giudice, Vittorio Metta, "comprato" per emettere una sentenza "aggiustata" in favore della Fininvest scritta a tempo di record, o meglio si limitò a firmarla, visto che depositò 167 pagine manoscritte all'indomani della camera di consiglio, dunque gliel'avevano scritta prima del processo. "Con Metta non corrotto il lodo sarebbe stato confermato", concludono i giudici milanesi. E quindi la Cir subì addirittura un danno "immediato e diretto" e non una semplice "perdita di chance" come aveva stabilito il giudice Raimondo Mesiano nella sentenza di primo grado. In sostanza la corte d'Appello smonta anche il principale argomento difensivo della Fininvest, in parte recepito in primo grado dal giudice Mesiano, secondo cui: anche senza la corruzione del giudice Metta la Cir avrebbe potuto perdere il lodo arbitrale e conferma invece senza mezzi termini che se Metta non fosse stato corrotto Carlo De Benedetti avrebbe probabilmente mantenuto il controllo del colosso editoriale di Segrate. Rabbiosa e sprezzante la reazione del neoduce Berlusconi che tra le pieghe della presente micidiale stangata aveva inserito di soppiatto l'ennesima norma salva Fininvest, per il momento ritirata, ma che potrebbe ritornare sotto forma di un disegno di legge ad hoc o sotto forma di emendamento alla stessa manovra in esame al Senato. Marina Berlusconi, presidente di Fininvest, si è detta "sgomenta" dinanzi a quello che ha definito "un esproprio, l'ennesimo scandaloso episodio di una forsennata aggressione contro mio padre, una sconfitta per la giustizia. È indiscutibile che questo attacco abbia come principali protagonisti una parte della magistratura e il gruppo editoriale che fa capo a Carlo De Benedetti" e promette che: "Neppure un euro è dovuto da parte nostra." . Mentre secondo l'avvocato delle leggi ad personam, Niccolò Ghedini, la sentenza "è la riprova di come a Milano, se c'è di mezzo Berlusconi, è impossibile l'applicazione del diritto". Mentre i vari Quagliariello, Capezzone, Gasparri, Santanché parlano di "travaso o esproprio proletario", "tecnica da soviet", "attacco alla democrazia", "scempio politico" mentre per Giorgio Stracquadanio si tratta "dell'ennesimo atto di una trama criminale. È evidente a tutti che lo scopo di un manipolo di magistrati felloni e golpisti di Milano è il massacro politico, imprenditoriale e fisico del presidente del Consiglio". La "guerra di Segrate" dura da 22 anni Nel 1988 De Benedetti, che controlla la maggioranza del pacchetto azionario della casa editrice di Segrate, per respingere l'assalto di Berlusconi, che ha già rilevato la quota di Leonardo Mondadori, si accorda con la famiglia Formenton che si impegna a vendergli il suo pacchetto azionario entro il 30 gennaio 1991. La cosiddetta "guerra di Segrate" inizia nel novembre 1989 quando i Formenton decidono di non rispettare gli impegni presi con De Benedetti e si alleano con Berlusconi che così estende il suo controllo dalla Tv alla carta stampata. La disputa finisce davanti a un collegio di tre arbitri che il 20 giugno 1990 concludono il lodo arbitrale e danno ragione a De Benedetti. Berlusconi e i Formenton impugnano il lodo dinnanzi alla I sezione civile della Corte d'Appello di Roma presieduta da Arnaldo Valente; giudice relatore e estensore della sentenza, che il 14 gennaio 1991 riconsegna la Mondadori nelle mani del neoduce, è Vittorio Metta corrotto da Cesare Previti, l'avvocato degli affari "sporchi" di Berlusconi che poi lo fa eleggere in parlamento e lo nomina ministro della Difesa nel suo primo governo. Giulio Andreotti, all'epoca presidente del consiglio, allarmato dalla straordinaria concentrazione editoriale e televisiva di Berlusconi, all'epoca semplice imprenditore e grande alleato di Craxi, impone una spartizione della torta tramite la mediazione del fascista storico e attuale senatore PDL Giuseppe Ciarrapico: La Repubblica, l'Espresso e la catena di giornali locali Finegil vanno al gruppo Caracciolo-De Benedetti; Panorama, Epoca e tutto il resto della casa editrice vanno alla Fininvest. La battaglia giudiziaria A partire dal 1995 i giudici di Milano scoprono il fiume di denaro prelevato dai conti esteri Fininvest e utilizzato da Previti per corrompere i giudici romani e comprare le sentenze Imi/Sir e lodo Mondandori. Alla sbarra, il 4 ottobre 2001, davanti ai giudici della quarta sezione del tribunale di Milano finiscono Cesare Previti, Attilio Pacifico, Vittorio Metta e Giovanni Acampora. A giugno, i giudici della quinta sezione della Corte d'Appello di Milano hanno ritenuto che nei confronti di Silvio Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice e, grazie alla concessione delle attenuanti generiche, questo reato è stato dichiarato prescritto. Il 28 gennaio 2002 il processo Imi-Sir, cominciato nel 2000, è riunito con quello sul Lodo Mondadori. Il 29 aprile 2003 la Corte di Appello di Milano condanna a 13 anni Vittorio Metta, 11 anni Cesare Previti e Attilio Pacifico, 8 anni e 6 mesi Renato Squillante, 6 anni Felice Rovelli, 5 anni e 6 mesi Giovanni Acampora, 4 anni e 6 mesi Primarosa Battistella. Assolto Filippo Verde. Il 7 gennaio 2005 comincia a Milano, davanti alla seconda Corte d'appello, presieduta da Roberto Pallini, il processo di secondo grado per Imi-Sir e Lodo Mondadori. Il 23 maggio 2005 i giudici confermano la condanna di Cesare Previti per la sola vicenda Imi-Sir, assolvendolo per quella Lodo Mondadori. Previti e Attilio Pacifico hanno avuto una riduzione della condanna da undici a sette anni. Riduzioni delle pene per gli altri imputati: Vittorio Metta da 13 a 6 anni, Renato Squillante da 8 anni e 6 mesi a 5 anni, Felice Rovelli da 6 a 3 anni, Primarosa Battistella da 4 anni e 6 mesi a 2 anni. Per la vicenda Mondadori Acampora, Metta, Pacifico e Previti vengono assolti "perché il fatto non sussiste". Il 4 maggio 2006 per la vicenda Imi/Sir, la Corte di Cassazione riduce a 6 anni la condanna per Previti e Pacifico, conferma la condanna a 6 anni per Metta, riduce la pena per Acampora a 3 anni e 8 mesi, annulla senza rinvio la condanna per Squillante e Battistella e considera prescritta l'accusa per Felice Rovelli. Per il lodo Mondadori, la Cassazione accoglie il ricorso della Procura Generale di Milano e della parte civile Cir, contro le assoluzioni del maggio 2005. Il 18 dicembre 2006 davanti alla terza sezione della Corte d'appello di Milano, comincia il nuovo processo d'appello per il lodo Mondadori. Il 23 febbraio 2007 i giudici condannano Previti, Acampora e Pacifico ad un anno e 6 mesi, Metta a due anni e otto mesi. Le condanne vanno aggiunte in continuazione con quelle del processo Imi-Sir, ormai diventate definitive, mentre la Cir chiede alla Fininvest circa 1 miliardo di euro di danni. Il 3 ottobre 2009 il giudice Raimondo Mesiano aveva condannato in primo grado la Fininvest a risarcire la Cir con 750 milioni di euro. 13 luglio 2011 |