Il tribunale di Milano non ha avuto il coraggio di condannarlo quale corruttore in atti giudiziari Berlusconi "prosciolto per prescrizione" Il Pm De Pasquale, che aveva chiesto 5 anni di reclusione per l'ex premier, ricorrerà in appello Il 25 febbraio, al termine di un dibattimento durato 5 anni e una camera di consiglio di due ore e mezza, i giudici della decima sezione penale del tribunale di Milano protagonisti del processo sul caso Mills non hanno avuto il coraggio di condannare Silvio Berlusconi, imputato di corruzione in atti giudiziari, e lo hanno prosciolto da ogni accusa per sopraggiunta prescrizione del reato. Una sentenza a dir poco vergognosa specie se si pensa che esiste già una pronuncia definitiva della Corte di Cassazione che nell'aprile 2010 ha confermato le due precedenti sentenze di primo e secondo grado certificando nero su bianco che Berlusconi fu il "corruttore" dell'avvocato inglese, che ricevette 600 mila dollari per testimoniare il falso nelle inchieste sui fondi neri depositati nelle società offshore della galassia Mediaset. Il Pubblico ministero Fabio De Pasquale aveva chiesto 5 anni di reclusione dimostrando con prove inoppugnabili che Mills fu corrotto da Berlusconi il quale alla fine è riuscito a farla franca non perché "non ha commesso il fatto", o perché "il fatto non sussiste", come prevedono le formule di assoluzione piena e come vorrebbero far credere i suoi avvocati Longo e Ghedini ma semplicemente grazie all'ennesima legge ad personam da lui stesso fatta approvare nel 2005. Non a caso De Pasquale ha già annunciato il ricorso in Appello senza nemmeno aspettare le motivazioni della sentenza che saranno rese note entro 90 giorni. E così Berlusconi si è salvato anche questa volta grazie alla Cirielli, anzi, per essere più precisi, grazie alla ex Cirielli, visto che il suo estensore, l'ex An oggi presidente della Provincia di Salerno, nel 2005 passò il compito al forzista Luigi Vitali che riuscì in un solo colpo a ridurre i termini di prescrizione dal massimo della pena più la metà, ad appena un quarto. In sostanza il termine di prescrizione del reato di corruzione, dai dieci anni di tempo in cui la magistratura poteva perseguire il delitto, scendeva a poco più di sette permettendo così a Berlusconi di salvarsi ancora una volta in corner. Del resto non è certo la prima volta che Berlusconi si salva dalle meritate galere grazie alle sue leggi ad personam votate dal parlamento nero nell'ultimo decennio. Berlusconi ha subito fino ad oggi 17 processi. Di questi 4 sono ancora in corso: diritti Mediaset, Mediatrade, Ruby e affare Bnl-Unipol. Di tutti gli altri, solo 3 si sono conclusi con un'assoluzione, per altro con formula dubitativa. Tutti gli altri 11, compreso il caso Mills, si sono risolti grazie alle norme ad personam fra cui ricordiamo tra le più eclatanti: la depenalizzazione dei reati di falso in bilancio (utilizzata nei processi All Iberian e Sme-Ariosto); estensione delle attenuanti generiche (utilizzata nell'affare Lentini e il Consolidato Fininvest); riduzione dei tempi della prescrizione (utili per il Lodo Mondadori e caso Mills). E ancora il legittimo sospetto (la famigerata Cirami) la legge Pecorella per cancellare l'appello, il lodo Schifani (il primo scudo congela processi) la norma blocca-processi controfirmata dal fascio-leghista Maroni che prevede che siano "immediatamente sospesi per un anno quelli relativi a fatti commessi fino al 30 giugno 2002 e che si trovino in uno stato compreso tra la fissazione dell'udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado" fino al lodo Alfano che dichiara intoccabili le più alte cariche dello Stato e ai ddl sul processo lungo e la prescrizione breve, a seconda di ciò che gli serviva al momento. 14 marzo 2012 |