Con piglio mussoliniano al comizio di Benevento Berlusconi rilancia la controriforma costituzionale piduista e presidenzialista "I conti si fanno adesso o mai più". Intanto chiede leggi che gli vietino la condanna giudiziaria. Aperture di Napolitano e del PD La via d'uscita è il socialismo L'11 ottobre, quello che doveva essere un intervento alla festa del PDL di Benevento si è trasformato in un vero e proprio comizio del neoduce Berlusconi che, con piglio mussoliniano, ha colto la tribuna sannita non solo per dichiarare di nuovo guerra alla magistratura, alla Consulta, alla stampa, ma, soprattutto, per rilanciare in grande stile la controriforma costituzionale piduista e presidenzialista. Da sempre nei pensieri del premier questa controriforma era stata lasciata in sonno per questi primi diciotto mesi di governo. Ora, clamorosamente, la rilancia in risposta alla sentenza della Consulta sul lodo Alfano che rischia di far cadere su Berlusconi la scure giudiziaria e impedirgli la fine del mandato. Per questo la decisione di spingere sull'acceleratore della controriforrma costituzionale che chiuda i conti una volta per tutte con la magistratura e un assetto istituzionale che non gli garantisce il potere assoluto e insindacabile e lo incoroni definitivamente come il padre storico della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, interventista, razzista e xenofoba. Il piano piduista di Berlusconi Il piano di battaglia di Berlusconi fra l'altro prevede l'irreggimentazione e l'assoggettamento della magistratura al potere esecutivo attraverso l'introduzione della separazione delle carriere di giudici e PM, un CSM diviso in due, la revisione delle disposizioni sulla composizione della Corte costituzionale con l'introduzione dei rappresentanti regionali. E poi, sul piano istituzionale, la trasformazione della repubblica da parlamentare a presidenziale, attraverso il trasferimento di poteri, competenze e autorità dal parlamento e dai partiti parlamentari al premier, la riduzione del numero dei parlamentari, la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie e, soprattutto, il presidenzialismo con l'elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica. Solo in subordine il rafforzamento dei poteri del premier con tanto di possibilità di dimissionare i ministri e escludere "ribaltoni" in parlamento. Si tratta niente di meno che del disegno di repubblica presidenziale contenuta nel "piano di rinascita" di Gelli e della P2, fatto proprio prima da Craxi e poi da Berlusconi. E non a caso Berlusconi continua a dichiarare a destra e a manca che "non gli faranno fare la fine di Craxi". Questa volta il neoduce di Arcore ha intenzione di tagliare il traguardo sfidando chiunque oserà intralciare il suo percorso. "Questo è un percorso da iniziare subito - ha tuonato da Benevento. - Dobbiamo chiuderlo entro questa legislatura. Prima del 2013. I conti si fanno adesso o mai più". La novità non sta tanto nei contenuti della controriforma, ma nel fatto che questa volta Berlusconi ha dettato modalità e tempi che non prevedono sconti o ritardi dettati dalla ricerca di "dialogo" con l'opposizione parlamentare. Berlusconi ha chiarito che andrà avanti con leggi costituzionali (una sulla "riforma" della giustizia e l'altra sulla "riforma" istituzionale) che dovranno procedere in parallelo e da approvare a colpi di maggioranza con l'apporto di chi ci sta e poi benedette dal referendum confermativo, senza quorum, come prevede l'art. 138 della Costituzione. Un referendum che Berlusconi intende trasformare in un vero e proprio plebiscito pro o contro se stesso. Successivamente, in un incontro a palazzo Grazioli con i capigruppo del PDL e Claudio Scajola, ha definito ancor più precisamente il calendario: tutto l'iter parlamentare - doppia lettura in entrambe le Camere - non deve superare più di 18 mesi, più il referendum entro 6 mesi. In questo modo le elezioni si terrebbero secondo le nuove regole e, nel 2013, il capo dello Stato sarebbe eletto da un parlamento sicuro. Nel frattempo ha invocato immediate leggi che lo mettano al riparo dai suoi guai giudiziari (dal processo Mills a quello sui diritti Tv) come quella, già pronta, sulle intercettazioni telefoniche, e altre già in via di elaborazione fra le quali quella, che potrebbe essere anche un decreto, sulla "prescrizione rigida" e sulla riduzione dei tempi della stessa per i reati cosiddetti "minori" fra i quali verrebbe incluso quello di corruzione. La connivenza della "sinistra" borghese Di fronte a questi piani di Berlusconi, che mirano a sovvertire dalle fondamenta l'ordinamento e l'organizzazione dello Stato in senso plebiscitario e fascista, la "sinistra" borghese è rimasta muta e connivente. Del resto, la "sinistra" borghese da tempo condivide sostanzialmente lo stesso disegno di Berlusconi come dimostra l'accordo sancito nella Bicamerale golpista di D'Alema (gennaio '97-giugno '98) che già prevedeva il presidenzialismo e che non fallì certo per contraddizioni sui contenuti della controriforma costituzionale. Così Berlusconi invece di una levata di scudi ha finito per ricevere direttamente o indirettamente aperture sia da parte di Napolitano che del PD, fra cui D'Alema e Violante. È particolarmente significativo che il rinnegato Napolitano, che si riempie sempre la bocca con richiami alla Costituzione, non abbia fatto una piega di fronte al discorso mussoliniano di Berlusconi. Anzi, non manca giorno in cui ripete che quello delle "riforme" costituzionali è un tema a lui caro e a richiamare destra e "sinistra" del regime neofascista a collaborare insieme alla loro realizzazione. A Roma, parlando alla cerimonia di apertura della Prima conferenza dei Prefetti, il 13 ottobre, nell'esaltare le controriforme istituzionali introdotte negli ultimi quindici anni, come la "riforma" del titolo V della Costituzione, l'introduzione del federalismo fiscale, l'elezione diretta dei sindaci, ecc., (controriforme peraltro realizzate in prima persona o col concorso diretto della "sinistra" borghese) Napolitano ha sottolineato che "Si tratta di un processo in pieno svolgimento e che ancora richiede alcune, incisive modifiche costituzionali". Successivamente, il 15 ottobre, a Torino, intervenendo alle celebrazioni del centenario della nascita di Norberto Bobbio, Napolitano nell'esprimere la condivisione e l'attualità del pensiero del filosofo liberale, ha affermato che "egli aveva indicato come motivo di dialogo serio tra quei partiti (PSI e PCI, ndr) le riforme costituzionali, rispetto alle quali 'non si poteva negare' - osservò - 'che Craxi fosse stato un precursore'". E nel ribadire con le parole di Bobbio: "'Guai a noi se daremo l'impressione di essere fedeli alla Costituzione sino a considerarla intoccabile' senza distinguere tra la sua prima e la sua seconda parte", Napolitano conclude con l'ennesimo appello ai "soggetti politici oggi in competizione" al "senso di misura" e al "confronto costruttivo". E se D'Alema, in un incontro con Berlusconi nei giardini di palazzo Madama, propiziato dal sottosegretario Letta, dichiara stringendo la mano al neoduce che "Sulle cose importanti che riguardano il futuro del Paese, io ci sono". Violante, da parte sua, in un'intervista a "l'Unità" dichiara apertamente che "Il clima per affrontare una stagione di riforme si può creare anche in un momento di scontro". In sostanza, la "sinistra" borghese sta asfaltando una vera e propria autostrada al nuovo Mussolini. La proposta del PMLI Occorre una immediata e potente contrapposizione di fondo alla linea di Berlusconi e della P2 che non può essere il semplice richiamo alla "difesa della Costituzione". È questa una via perdente, la stessa via fallimentare che la "sinistra" borghese percorse negli anni '20 quando per opporsi a Mussolini si aggrappava allo Statuto Albertino. Sappiamo con quali risultati. L'ancora di salvezza non può essere una Costituzione che non ha impedito che in Italia fosse restaurato il fascismo sotto nuove forme, nuovi metodi e nuovi vessilli. Questa Costituzione non può essere "l'alfa e l'omega", come teorizzò il PCI revisionista all'8° Congresso del partito nel 1956, ponendo così dei confini invalicabili all'azione del proletariato e sabotando la lotta per il socialismo. Non si può più stare dentro questi confini, difendendo le vecchie istituzioni e la vecchia Costituzione peraltro ormai un involucro vuoto, stracciata formalmente in ampie parti e soprattutto già stravolta nei fatti. È un'autoillusione e infine si trasforma in un vero e proprio inganno la proposta della sinistra cristiana di Raniero La Valle, promotrice della "Costellazione democratica" anch'essa fondata sulla difesa della Costituzione, che fa appello "per la salvezza e la pace della Repubblica" e invoca la "salvezza delle istituzioni" borghesi e neofasciste. L'unica via d'uscita è sbarrare la strada al nuovo fascismo mobilitando la piazza per abbattere il nuovo Mussolini non in nome di una Costituzione democratico borghese, che comunque resta la legge fondamentale del capitalismo, ma del suo superamento e della lotta per il socialismo. Solo nel socialismo, infatti, la classe operaia potrà esercitare il potere politico e realizzare un sistema economico, uno Stato e una Costituzione che siano in grado di liberare veramente se stessa e le masse dallo sfruttamento, dall'oppressione, dalla disoccupazione, dalla miseria, dalla disparità territoriale e di sesso, dal razzismo e dal fascismo che non sono storture o cancri estranei, ma figli legittimi del capitalismo. 21 ottobre 2009 |