Pagava Tarantini per mentire Berlusconi rischia di essere indagato per istigazione al silenzio e falsa testimonianza Il premier sapeva che le ragazze erano prostitute A partire dall'estate del 2009 Silvio Berlusconi ha raccontato un sacco di bugie per nascondere la verità sul losco giro di escort, droga e prostituzione organizzato fin dal 2008 nelle sue residenze private a Palazzo Grazioli a Roma, a villa La Certosa in Sardegna e ad Arcore da Giampaolo Tarantini e Valter Lavitola. Non solo. Berlusconi sapeva benissimo che le ragazze "invitate" alle sue feste erano delle prostitute. Tanto che, di fronte all'incalzare dell'inchieste di Bari e poi di Napoli sulle escort e le relative intercettazioni, il presidente del Consiglio, per non far emergere aspetti penalmente rilevanti e/o politicamente "catastrofici" sul suo conto, ha pagato deliberatamente Tarantini e Lavitola per indurli al silenzio e istigarli a rendere falsa testimonianza davanti ai magistrati e non perché è stato costretto e ricattato. Questo è il nuovo e inquietante scenario che si è aperto alla fine di settembre con la pubblicazione delle motivazioni dell'ordinanza del Tribunale del riesame di Napoli da cui si evince che Berlusconi nei prossimi giorni potrebbe non essere più chiamato a testimoniare come vittima di un'estorsione perpetrata ai suoi danni da Tarantini (già arrestato) e da Lavitola (latitante all'estero su indicazione del premier) perché la sua posizione nell'inchiesta si capovolge completamente passando da "vittima" del reato di estorsione a presunto colpevole del reato di induzione a rendere false dichiarazioni ai Pubblici ministeri (Pm) nei confronti di Tarantini. Infatti la Procura partenopea sottolinea fra l'altro di non credere alla storiella raccontata da Berlusconi nel suo memoriale di 4 pagine presentato ai Pm di Napoli nelle settimane scorse in cui sostiene che le somme destinate a Tarantini erano dovute a titolo di "liberalità" con lo scopo di aiutare una famiglia in gravi difficoltà economiche che brucia tra i 15 e i 20 mila euro al mese di spese correnti. La nuova accusa è di fatto già formalizzata dai giudici del riesame di Napoli secondo cui "Le dichiarazioni reticenti e mendaci di Tarantini rese all'autorità giudiziaria di Bari il 29 e il 31 luglio relativamente al coinvolgimento del premier nella vicenda delle prostitute determinano la consumazione del reato di induzione alla falsa testimonianza posto in essere da Silvio Berlusconi". Dagli atti emerge una "piena e indiscutibile consapevolezza del presidente del Consiglio della qualità di escort delle ragazze presentategli dall'imprenditore barese" scrivono i giudici del riesame. "Non può essere revocato in dubbio che almeno dal giugno 2011 si sia verificato il passaggio di consistenti somme di denaro provenienti da Silvio Berlusconi e destinate ai coniugi Tarantini per il tramite di Lavitola". Secondo i giudici partenopei, anche se le dazioni di denaro sono avvenute a Roma, la competenza dell'inchiesta rimane ai giudici di Bari dove l'indagato Tarantini ha reso le sue testimonianze reticenti ottendo in cambio cinquecentomila euro per avviare un'attività commerciale; poi le buste con le "fotografie" da 100 mila euro a botta passate dalla segretaria del premier Marinella Brambilla tramite Lavitola alla moglie di Tarantini; l'affitto pagato dal premier alla coppia in un lussuoso appartamento che si affaccia su via Veneto a Roma e infine anche l'assistenza legale gratis al punto che, uno dei legali, Nicola Perroni, è risultato essere sia difensore di Tarantini che dello stesso Berlusconi. "Appare indiscutibile - evidenziano i giudici di Napoli - che gli avvocati... indicati da Berlusconi e di sua fiducia... non siano stati pagati da Tarantini... che ha più volte ribadito che le spese legali erano sempre state sostenute da Berlusconi". Tra l'altro: "L'aiuto a un amico in difficoltà non si concretizza con modalità non trasparenti quali quelle utilizzate in ogni occasione da Berlusconi". Perciò: "Non può in alcun modo ritenersi credibile che, se Berlusconi avesse inteso semplicemente sostenere la famiglia Tarantini... avrebbe poi mostrato evidente insofferenza" nei loro confronti. In sostanza si evidenzia una "costante correlazione tra la vicenda processuale barese e la parallela corresponsione al Tarantini di plurime utilità... frutto di una vera e propria interdipendenza". Altro che ricatti ed estorsioni: Tarantini è stato costretto a mentire per mantenere il forte legame economico e amicale col premier che addirittura lo istruiva anche "su quanto avrebbe dovuto riferire ai giudici". Emerge, dicono ancora i magistrati: "la debolezza anche psicologica di Tarantini... che manifesta un bisogno ossessivo di ricevere da Berlusconi rassicurazioni... sul rispetto dell'impegno che questi aveva assunto di sostenerlo in cambio di una condotta processuale di Tarantini diretta a limitare il più possibile il danno all'immagine pubblica del presidente del Consiglio". Nei prossimi giorni i Pm dei tribunali di Bari, Roma, Napoli e Lecce, hanno deciso di tenere una riunione di coordinamento per fare il punto sulle indagini che ciascun ufficio ha in corso sui rapporti tra il premier, Tarantini e Lavitola. Al momento i Pm di Bari indagano sul filone della induzione alla falsa testimonianza di Tarantini nell'ambito del quale il procuratore aggiunto Pasquale Drago, ricalcando la decisione del Riesame di Napoli, ha iscritto Lavitola nel registro degli indagati con l'accusa di istigazione alla falsa testimonianza perché insieme a Berlusconi ha indotto Tarantini a fornire false dichiarazioni ai Pm che indagavano sul caso escort. A Roma è rimasto invece il troncone relativo al reato della presunta estorsione che Tarantini e l'ex direttore dell'Avanti avrebbero orchestrato ai danni del premier. A Napoli invece, Lavitola, sul cui capo pende sempre un mandato di cattura per estersione, la Procura ha di fatto aperto un nuovo filone di inchiesta riformulando il capo di imputazione nei suoi confronti. Infatti l'ex direttore de l'Avanti risulta indagato anche per associazione a delinquere come si legge nel decreto con cui è stata disposta la perquisizione del quotidiano da lui diretto fino a poco tempo fa. Frattanto a Lecce si procede contro l'ex procuratore di Bari Antonio Laudati accusato di aver ostacolato l'inchiesta sulle escort col chiaro obiettivo di favorire Tarantini e la sua cricca e soprattutto coprire il "bunga bunga" del premier evitando la notifica di fine indagini agli imputati per non rendere di dominio pubblico le vergognose intercettazioni di Berlusconi. 5 ottobre 2011 |