Clamorosa intervista alla "Padania" razzista e secessionista Bersani inciucia con la Lega Nord "L'intervista a Bersani è stata accettata e approvata dallo stato maggiore del Carroccio", rivela uno dei ministri leghisti. L'obiettivo di Bersani e della Lega è saggiare le reazioni all'inciucio delle rispettive basi. Militanti e simpatizzanti PD postano numerosi messaggi critici alla pagina facebook di Bersani "Non siete razzisti. Staccate la spina al governo e vi darò il federalismo" "Impegno me e il mio partito a portare avanti il processo federalista, dialogando con la Lega. Quali che siano gli sviluppi politici. Guardiamo oltre Berlusconi, ma salviamo la prospettiva autonomista". Pierluigi Bersani ha clamorosamente scelto la "Padania" per proporre, nella fase cruciale della "riforma" federalista che arranca in parlamento, una vergognosa alleanza tra il suo partito liberale e le camicie nero-verdi, razziste e secessioniste. L'obiettivo del capofila dei rinnegati ex PCI è disarcionare Berlusconi con le manovre di Palazzo anziché la piazza, sostenere una sorta di governo del presidente della Repubblica (che ha costruito in queste settimane un canale istituzionale privilegiato con la Lega Nord) senza passare per le urne oppure confrontarsi in modo propositivo con un nuovo governo di "centro-destra" non più a guida Berlusconi (nell'intervista Bersani invita Tremonti a farsi avanti). Insomma, qualsiasi cosa pur di portare a termine, senza ulteriori strappi ed entro la legislatura in corso, quelle "riforme" istituzionali, economiche e sociali considerate necessarie dal regime neofascista per rafforzare i monopoli nazionali e i grandi e medi capitalisti del Nord all'interno dell'Europa imperialista. Come riassume Bersani, il federalismo, che egli nell'intervista arriva a ridurre alla formula di Tremonti "voto, vedo, pago", è fondamentale per dare "la possibilità che chi ha una marcia in più possa correre". Bersani propone "un patto tra forze popolari" È lo stesso Bersani ad avere elemosinato l'intervista alla "Padania", fortemente preoccupato che la Lega, "vedendo accorciarsi i tempi della legislatura, possa accontentarsi di un federalismo di bandiera". Da qui l'alleanza vertice PD-Lega, "le due vere forze autonomiste in questo paese". Anzi, il PD può persino rivendicare di avere "innestato il meccanismo federalista con la modifica dell'art. 119 della Costituzione", oltre ad essersi distinto per un "atteggiamento positivo sulla legge 42" (la legge delega di Calderoli che fissa modalità e tempi di attuazione del federalismo fiscale). "Culturalmente e politicamente disinteressato al federalismo", avverte Bersani, semmai è Berlusconi, pronto a svilirlo a merce di scambio per ottenere il "processo breve". Per essere ancora più convincente, Bersani arriva a dichiararsi primo ammiratore di Bossi, quello che "girava il Nord nei primi anni Ottanta". Tant'è che già allora, quella parte di elettorato della "sinistra" borghese che cominciò a dare il suo voto alla Lega razzista, xenofoba e secessionista, sottolinea Bersani, "non ritenevo che fosse andata del tutto fuori casa". Del resto, "non ho bisogno che qualcuno mi spieghi che la Lega non è razzista. Lo so". Belli che dimenticati il razzismo anti-meridionalista fondativo delle camicie nero-verdi, i numerosi casi di giunte leghiste che hanno scatenato rastrellamenti antimmigrati, cacce ai rom, ai poveri e agli emarginati, bambini e minorenni compresi, una ferocia legittimata e alimentata dal "pacchetto sicurezza" del nuovo Himler, il ministro degli Interni Roberto Maroni, il gerarca che non ha esitato a riesumare le ronde mussoliniane. Vertici del PD compatti, ma la base disapprova L'intervista al fogliaccio leghista di Bersani non è peregrina, arriva in seguito a un costante dialogo con Bossi e Maroni e in modo affatto casuale: è stata pubblicata sulla "Padania" il giorno stesso in cui il Gip (Giudice per le indagini preliminari) ha chiesto il rito immediato a carico del neoduce Berlusconi per le accuse di concussione e prostituzione minorile. "L'intervista a Bersani è stata accettata e approvata dallo stato maggiore del Carroccio", rivela uno dei ministri bossiani. I vertici leghisti si sarebbero presi tempo per verificare l'effettiva forza parlamentare di Berlusconi, impegnato in una continua campagna acquisti di deputati e senatori. Parallelamente D'Alema incontrava Maroni per proporgli un'alleanza di governo che vari il federalismo leghista unitamente al presidenzialismo in salsa francese. Resta il fatto che con l'intervista, Bersani, Bossi e Maroni (quest'ultimo, sembra, fautore di una neonata linea al momento minoritaria all'interno della Lega per "staccare la spina" al traballante governo Berlusconi) probabilmente abbiano voluto saggiare il terreno dei rispettivi elettorati, subito entrati in fibrillazione. Militanti e simpatizzanti del PD hanno postato numerosissimi messaggi critici alla pagina Facebook di Bersani. Hanno apprezzato invece la mossa del segretario PD i parlamentari piddini del Nord (che da tempo sognano persino un "PD del Nord" libero di allearsi nelle giunte locali con le camicie nero-verdi), i vertici del partito a partire dalla presidente Rosy Bindi, neo papabile candidata premier di un'alleanza di "centro-sinistra" secondo le parole del liberale Vendola e dal redivivo Prodi. La proposta del capo del PD riceve anche il beneplacito di Antonio Di Pietro. "Quella avanzata da Bersani è una proposta di coalizione, che quindi condividiamo", ha detto il leader dell'IDV. Tutte queste manovre di palazzo e inciuci provano una volta di più che un nuovo 25 Aprile si impone per abbattere il nuovo Mussolini, senza paura di ricorrere alla forza della piazza per conseguire questo imprescindibile obiettivo. Solo così ci si può liberare non solo di Berlusconi ma anche del berlusconismo. Altrimenti la sua politica di macelleria economica, sociale e istituzionale così come il regime neofascista, presidenzialista, federalista, interventista, razzista e xenofobo continueranno sotto altre forme e altri governi, della destra o della "sinistra" borghese che siano. 23 febbraio 2011 |