La svolta di destra delle svolte di destra di Bertinotti 'Addio comunismo, addio Rifondazione' Il nuovo progetto è il "socialismo della persona" e la sezione italiana della Sinistra europea Questa volta siamo d'accordo con Bertinotti quando sostiene che quella da lui compiuta domenica 19 marzo, all'Assemblea politico programmatica per la costituzione della sezione italiana della Sinistra europea, è "la svolta delle svolte". Dissentiamo invece quando cerca di spacciarla per una "svolta di sinistra", come tenta di sostenere, arrampicandosi sugli specchi, anche la fedele bertinottiana e trotzkista luxemburghiana Rina Gagliardi su "Liberazione" del 22 marzo. Quella di Bertinotti in verità è la svolta di destra delle svolte di destra. Non può essere definita altrimenti la fuoriuscita dai cardini ideologici del comunismo e l'accelerazione del processo da lui stesso avviato che porterà alla liquidazione del PRC e al suo scioglimento, di nome o di fatto, nella Sezione italiana del Partito della sinistra europea trotzkista e riformista subito dopo le elezioni. Bertinotti ha spiegato che "Questa è la svolta delle svolte. Le altre sono state la rottura con lo stalinismo (Livorno, gennaio 2001, settantesimo anniversario della nascita del PCI), la scelta della nonviolenza (2003) e adesso questa". Senza dimenticare la svolta governista compiuta all'ultimo congresso del PRC di Venezia nel 2005 con la decisione di correre con l'Unione alle elezioni politiche e di partecipare all'eventuale futuro governo dell'economista democristiano Prodi. Ma la svolta a destra delle svolte a destra assorbe e va oltre quelle precedenti. "Noi - afferma Bertinotti - abbiamo bisogno di una forte ipotesi revisionistica, dobbiamo pensarci come capaci di una revisione degli impianti culturali da cui veniamo. Dobbiamo liberare tanta parte delle idee che sono realmente forti nella nostra storia, ma che sono bloccate". Così, sostiene, "dobbiamo mettere al centro non più il lavoro ma i lavoratori", si deve sostituire il concetto di "classe con quello di persone" e, aggiunge, che "nella nostra storia troppo spesso l'uguaglianza ha fatto premio sulla libertà". Al contrario "la nuova cultura politica di questo partito della sinistra europea deve saper conciliare le due cose molto di più e meglio di quanto in passato abbia fatto il movimento operaio. La libertà della persona non è una concessione all'avversario, ma un concetto fondamentale per qualsiasi sinistra moderna". In sintesi, il nuovo progetto che propone Bertinotti per la "sinistra del XX° secolo" è il "socialismo della persona". Il che equivale a ripudiare il marxismo-leninismo e ad abbracciare in pieno il liberalismo borghese che giustappunto nega l'esistenza delle classi, delle contraddizioni di classe e della lotta di classe, pone al centro l'individuo, il concetto astratto di libertà individuale che si risolve nella libertà dei capitalisti di sfruttare e opprimere la classe operaia e le masse ma non nella libertà degli operai di sottrarsi alla schiavitù salariata. Il termine "persona", poi, richiama più precisamente un liberalismo borghese nella sua accezione cattolica. Non sarà un caso che Bertinotti cita per l'occasione il Concilio Vaticano II "quando fece scandalo il fatto che la Chiesa per la prima volta nella sua dottrina utilizzasse il termine popolo". Solo che quella "svolta" ebbe un segno positivo, frutto dei fermenti e delle pressioni che i cattolici progressisti agitavano all'interno della Chiesa. Mentre Bertinotti compie esattamente un'operazione di segno opposto sostituendo alle classi la "persona", al marxismo il liberalismo. La sinistra spiega infatti Bertinotti, "dovrà magari recuperare il Marx della critica allo sfruttamento e all'alienazione che negli ultimi venticinque anni è stato rimosso" ma poi dovrà "oltrepassarlo. E rimettere dentro elementi nuovi, la comunità, la persona, la libertà appunto". A Bertinotti al massimo va bene il Marx giovane ancora influenzato dall'hegelismo, ma trancia il cordone col Marx adulto, quello del "Manifesto del Partito comunista", che approda al socialismo scientifico, teorizza il materialismo storico e dialettico, l'antagonismo delle classi, la necessità di rovesciare il capitalismo e conquistare il socialismo, la dittatura del proletariato. Una scelta che era già implicita nella rottura con lo stalinismo e nell'approdo alla nonviolenza, nella rinuncia alla concezione leninista del partito del proletariato, nell'assumere come riferimento politico privilegiato il movimento dei movimenti in luogo del proletariato. Adesso con il "socialismo della persona" ha voluto chiudere il cerchio. La pretesa di rifondare il comunismo si è così svelata per quello che è sempre stata, ossia la volontà di abiurare il comunismo. E la fondazione del PRC un'operazione controrivoluzionaria e antimarxista-leninista, come l'abbiamo smascherata fin dall'inizio, nel 1991, tesa a ingabbiare i sinceri fautori del socialismo rimasti orfani del PCI revisionista in un nuovo partito neorevisionista e trotzkista votato a coprire a sinistra prima il PDS, poi i DS e magari domani il Partito democratico, del quale, guarda caso, Bertinotti subisce "il fascino". Intanto, per Bertinotti "Rifondazione non basta. E allora mi apro al meticciato con associazioni, movimenti, persone che in questi anni si sono appunto mosse a sinistra, contro la guerra, contro il liberismo, sull'ambiente, sui diritti civili, ma che in un partito che si chiama comunista non entrerebbero mai. E allora sono io che mi dichiaro disposto a entrare in un nuovo soggetto politico, un partito che si dia l'obiettivo di creare una Sinistra alternativa europea". Che tutto ciò porti o meno al cambio del nome e dei simboli di Rifondazione (come si è affrettato a smentire successivamente Bertinotti) è solo una questione di tempo. Al momento è ancora un terreno minato, specie alla vigilia delle elezioni. Intanto, il nume tutelare dei trotzkisti italiani, Pietro Ingrao, ha benedetto la svolta e si è detto disponibile anche sui simboli e sul "nuovo partito": "Se si trattasse di una nuova unità, di un contenitore innovativo, non avrei preclusioni: si può rinunciare al nome e al simbolo". Pressoché inesistenti le reazioni da parte dei leader delle correnti interne a Rifondazione, che fin qui, svolta dopo svolta, hanno finito sempre per digerire ogni amaro boccone offerto da Bertinotti. Prima i sinceri comunisti e fautori del socialismo che militano nel PRC prenderanno coscienza della deriva a cui li sta conducendo, abbandonando al suo destino questo partito falso comunista ormai quasi del tutto fagocitato dalla borghesia e dal capitalismo, per rivolgersi al vero partito del proletariato, il PMLI, meglio sarà per la causa del proletariato e del socialismo in Italia. La prima occasione sono le prossime elezioni dove chiediamo loro di votare per il PMLI e il socialismo, astenendosi. 29 marzo 2006 |