Il capofila dei trotzkisti sempre più a destra Bertinotti apre ai "borghesi buoni" Il capofila dei trotzkisti Fausto Bertinotti "onora" ogni giorno di più il posto di guardiano della Camera confermando la sua piena fedeltà al governo del democristiano Prodi e al programma dell'Unione. In un'intervista di mezz'estate rilasciata a più quotidiani, ha spiegato dal suo bell'ufficio di Montecitorio dov'è pienamente accasato, cosa occorre fare per dare stabilità al governo, con considerazioni che scivolano sempre più a destra, in un brodo neoliberista, interclassista, riformista, buonista e imperialista. Il suo intento, il suo ruolo, come "uomo delle istituzioni", è lo stesso dichiarato nel suo demagogico e opportunistico discorso di investitura, e cioè di assicurare il pieno sostegno della "sinistra antagonista" recalcitrante, ma anche della base del PRC e i movimenti ad esso legati, con i quali le distanze aumentano, a questo governo capitalista, liberista, antipopolare e imperialista e, a tutto tondo, all'intero sistema capitalista. La sua ricetta per risanare il Paese passa appunto per l'accettazione piena della politica che fino a qui ha sfornato il governo Prodi, su indulto, liberalizzazioni, Dpef, politica interventista e via dicendo. Per "rispettare il patto con gli elettori di cinque anni di governo" e per non rischiare di farlo cadere, al bando insofferenze e proteste. E se nascessero delle divergenze fra il "paese civile" e le istituzioni, a suo dire sarebbero imputabili o al governo, perché "è mancata la capacità di animare le proprie scelte attraverso la costruzione coinvolgente partecipativa non riconducibile solo alla tattica o alla manovra parlamentare", o al popolo, che non capisce la necessità di una "grande riforma", "di investire in un'ambizione più grande per l'Italia e l'Europa", capitalista e imperialista. Per recuperare questo rapporto "fra scelte riformatrici e popolo" chiede di "accrescere il consenso sociale oltre le cifre risicate di quello elettorale, aumentare la sua influenza e capacità di orientare i cittadini". Ecco perché propone di allargare la maggioranza, e assicurare stabilità al governo: "riprogettare una convergenza di medio termine con le forze moderate e riformiste". Quali? "Forze che fin qui non sono state dentro questa coalizione ma che ne hanno compreso meglio la natura e scelgono di unirsi a noi. Chi viene viene". Per esempio, precisa: "un'alleanza del popolo di sinistra con quel pezzo di borghesia che è disposta ad andare oltre il liberismo, quella che ammette che la compressione dei salari non è la strada giusta per uscire dalla crisi italiana", (riferendosi a quanto detto da Marchionne, amministratore delegato della Fiat). "Rintracciando i confini di un nuovo patto sociale, rilanciando per questa via la strategia riformatrice del programma dell'Unione" con quei "borghesi buoni" che "abbiano il senso di sé e del loro ruolo". Il guardiano della Camera non tralascia di esaltare le affermazioni di imprenditori come Sergio Marchionne, di alti funzionari istituzionali come il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi e del ministro dell'economia Padoa Schioppa nelle quali gli "pare di vedere delle tracce, di un emergere di fattori nuovi ... Che però non mi fanno minimamente pensare a cancellare il conflitto di classe". Dopo aver sposato il pacifismo gandhiano ed esaltato l'anticomunista papa nero, Wojtyla, riscoprendo il valore supremo della religione, il capofila dei trotzkisti, come il più classico socialdemocratico, ora approda nel liberalismo e si identifica nella classe dominante borghese, sia pure nella sua componente "buona", con la quale il proletariato dovrebbe allearsi e solidarizzare invece di combatterla e rovesciarla con la lotta di classe, per il socialismo. 30 agosto 2006 |