Per rimanere a galla e continuare a imbrogliare le masse di sinistra Ora Bertinotti pensa a una "nuova unità della sinistra" Lanciata con un'intervista a "Liberazione" del 26 febbraio, in concomitanza con la ripresentazione del governo Prodi in parlamento, la proposta di Bertinotti di dare vita a una "nuova unità della sinistra" sta provocando un'eco crescente nella "sinistra radicale" e nella "sinistra" DS che si oppone allo scioglimento della Quercia nel Partito democratico. Per dare il massimo risalto alla sua proposta Bertinotti si è fatto intervistare dal direttore Piero Sansonetti, che gli ha dedicato un'intera pagina del quotidiano del PRC. Nell'intervista il guardiano della Camera, partendo dal problema oggettivo dello scollamento tra governo di "centro-sinistra" e movimenti di massa, e quindi dall'ammissione implicita dell'incapacità della "sinistra radicale" di costituire un'alternativa credibile per essi, poneva l'esigenza di costruire una "massa critica" tra "i vari pezzi della sinistra", e di avviare subito una discussione su questo tema rinunciando se necessario ai rispettivi percorsi politici e organizzativi. "Bisogna sganciarsi da quello che è stato fatto prevalentemente sin qui. Cioè l'ingegneria organizzativa dei partiti, che viene dopo l'ingegneria istituzionale eccetera", e questo perché da tali processi "resta fuori il rapporto con i popoli, con i movimenti, e il problema di quale cultura serve per affrontare un progetto politico e sociale di società", sottolineava nell'intervista Bertinotti, che così concludeva: "Mi piacerebbe se i vari pezzi della sinistra riuscissero a concentrarsi su questo, a produrre idee su questi problemi invece di perdere tempo a progettare nuovi schemi, nuove architetture di partiti". Alla domanda di Sansonetti se "dentro questo ragionamento c'è una nuova unità della sinistra", Bertinotti precisava: "Sì, penso di sì: Per affrontare la crisi della politica bisogna affrontare la questione di come raggiungere la 'massa critica'. Se non lo affronti questo tema, se lo rinvii a chissà quando, potrai seminare in eterno e benissimo, ma non riuscirai mai a raccogliere. Questa massa critica deve essere trasversale. Deve costringerci a fare politica attraverso". Nell'intervista, oltre alla proposta di una "nuova unità a sinistra", emergevano soprattutto due cose: la prima è il momento scelto, proprio mentre il governo Prodi riprende il cammino con una maggioranza e un programma ancor più di destra e una "sinistra radicale" zittita e sotto ricatto e che rischia di essere spazzata via dalla controriforma elettorale su cui il dittatore democristiano ha aperto alla destra. La seconda è l'assenza di ogni riferimento alla Sinistra europea, anzi il quasi esplicito accantonamento di questo progetto per sgombrare il campo a quello che pochi giorni dopo Bertinotti definiva "un cantiere che accolga tutti coloro che si dicono di sinistra". Una simile apertura politica, attentamente studiata a tavolino, non poteva che trovare orecchie sensibili in chi, come il PdCI, è alle prese con gli stessi problemi di sopravvivenza del PRC e in chi, come la "sinistra" DS, deve decidere cosa fare dopo il congresso che dovrebbe sancire la dissoluzione della Quercia nel Partito democratico. E difatti, nel suo intervento alla Camera sulla fiducia a Prodi, Diliberto ha subito risposto positivamente alla proposta di Bertinotti, dichiarando che i Comunisti italiani sono pronti "ad inaugurare una stagione nuova. Sono le cose a dirci che dobbiamo fare presto e, allora, ecco gli obiettivi: più unità del centrosinistra, ma, al suo interno, anche più unità della sinistra". Dopodiché tutti hanno notato che il segretario del PdCI è andato a stringere la mano a Bertinotti intrattenendosi a cordiale colloquio con lui per lunghi minuti. In un'intervista a "il manifesto" del 1° marzo, Diliberto ha confermato che "c'è un clima nuovo a sinistra": un clima "di confronto e di dialogo che può servire a porre le basi per un progetto di unità a sinistra al quale tengo moltissimo da molti anni", ha precisato alludendo al progetto di federazione dei partiti della "sinistra critica" che il PdCI porta avanti da tempo. "E d'altro canto - ha aggiunto - quella che Bertinotti chiama la massa critica della sinistra oggi rappresenta tranquillamente il 12% del paese. E può rappresentare in futuro molto di più". E se Giordano è sembrato corrrere subito a frenare, avvertendo che "non siamo disposti a scambiare il nostro progetto, la sinistra europea, con una sommatoria di partiti", al contrario Bertinotti, pur glissando sulla Sinistra europea e sulla confederazione di Diliberto, ha rilanciato la sua proposta, prima in un'intervista a "La Stampa" del 4 marzo, nella quale ha esteso il campo della "massa critica" anche "alla presenza di una forza socialista in Italia. Problema che resta aperto, dentro e fuori i DS. Un problema di tutta la sinistra". Poi con un intervento nella rubrica televisiva dell'amico e rinnegato Giuliano Ferrara, "Otto e mezzo", in cui ha addirittura chiarito che lui da questo processo di costruzione di una nuova "sinistra alternativa" non escluderebbe nessuno: "Il confine è assai mobile, lo stabilisce la soggettività medesima", ha detto. In pratica si è rivolto a tutti coloro che si collocano a sinistra del costituendo Partito democratico in rotta decisa verso il centro e forse anche fuori dal PSE: quindi il "Correntone" di Mussi e la "sinistra" di Salvi, che non a caso hanno entrambi risposto con interesse alla sua proposta, salutandola come "una forte novità" (Salvi), o quantomeno come una proposta "non velleitaria" (Mussi). Ma si è rivolto anche quelle forze socialiste che potrebbero restare fuori dal PD e alle quali l'ex socialista lombardiano si sente sempre molto affine. Quali sarebbero poi il carattere e il ruolo politici di questo "nuovo soggetto" a sinistra del PD, l'imbroglione trotzkista lo chiarisce bene nell'intervista al foglio della Fiat del 4 marzo, quando sentenzia: "Lasciamo stare i nomi, diciamo che una sinistra alternativa oggi si costruisce solo su un vero impianto revisionistico. Cioè andando oltre il Novecento. Mantenendo ovviamente quello che vive e vivrà nella storia del movimento operaio. Ma mettendo al centro nuovi valori come la non violenza, la critica del potere, l'ambientalismo, il femminismo, il modello di sviluppo". In altre parole una sorta di nuovo PCI, un nuovo inganno revisionista e trotzkista per mantenersi a galla e continuare a imbrogliare le masse di sinistra, ora che la "sinistra radicale" è stretta tra l'incudine dei movimenti e il martello del dittatore democristiano Prodi e rischia di essere cancellata dalla controriforma elettorale maggioritaria, e che il governo che i falsi comunisti hanno il compito di coprire a sinistra si sta smascherando sempre di più agli occhi delle masse come un governo borghese, liberista, stangatore, interventista, amico del Vaticano e degli Usa. 7 marzo 2007 |