In una studiata intervista a "La Repubblica" Bertinotti svela le sue radici socialdemocratiche, liberali e cristiane Recuperare lo spirito socialdemocratico di Bad Godesberg, mescolarlo con l'etica cristiana e aggiungere una spruzzatina di rosso; beninteso, non il rosso vivo del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, bensì il rosso stinto del solidarismo liberal-socialista alla Bobbio: questa la ricetta che Bertinotti propone per un'Europa "alternativa" all'America neoconservatrice e fondamentalista cristiana di Bush, in una lunga intervista su "la Repubblica" del 9 novembre scorso. Più che altro si tratta in realtà di un'altra puntata delle interminabili "confessioni" alla grande stampa borghese in cui l'imbroglione trotzkista abiura uno dopo l'altro gli ultimi - ancorché virtuali - riferimenti al marxismo e al comunismo per abbracciare qualche nuovo valore, principio o concetto borghese, liberale, socialdemocratico e - sempre più spesso e volentieri - cristiano. La scelta del quotidiano di De Benedetti, portavoce della Gad o di come diavolo si farà chiamare la "sinistra" borghese guidata da Prodi che ha imbarcato anche il PRC, risponde in questo caso all'esigenza di dimostrare agli alleati che Rifondazione di comunista non ha assolutamente nulla a parte il nome, che anch'essa ha compiuto per intero il suo ciclo revisionista e riformista espellendo dal suo seno ogni residua scoria "massimalista", ed è ormai perfettamente omogenea alla Gad dove sono ammesse solo forze di ispirazione socialdemocratica, cristiana e liberale. Non a caso l'intervista condotta da Massimo Giannini, un editorialista sempre impaziente nel sollecitare la "sinistra" parlamentare a "svecchiarsi" e ad assumere i temi e i metodi "vincenti" della destra, si apre con una netta condanna da parte di Bertinotti delle "spese proletarie" tipo Roma, da lui bollate come "un atto di sopraffazione". "Sono nettamente contrario a forme di lotta di quel tipo", ribadisce il segretario del PRC, provocando nell'intervistatore la riflessione che questo giudizio è "perfettamente in sintonia con quel processo di ridefinizione politico-culturale che prima o poi lo porterà inevitabilmente ad affrancarsi dalla tradizione e dalla definizione di 'comunista"'. Ma questo è solo l'inizio, osserva Giannini, e aggiunge: Bertinotti "fa un altro passo sulla via del 'revisionismo'. Invita l'Europa a recuperare una sua ideologia, da contrapporre a quella politico-religiosa della destra americana". Quale ideologia? "Non citerò i teorici del pensiero rivoluzionario - risponde Bertinotti - ma voglio ricordare invece la lezione di Norberto Bobbio, che già dopo la caduta dei regimi dell'Est ci aveva avvertito: attenzione, ora che il comunismo è caduto non perdete di vista l'uguaglianza. Purtroppo è rimasto inascoltato. E allora è di qui che dobbiamo ripartire". Ripartire in che modo? Non certo con il comunismo, dato che secondo l'intervistatore "è proprio la non spendibilità di questo 'marchio', dopo le tragedie del '900 e la caduta del Muro, a spiegare il ritardo della sinistra". "Basterebbe - risponde Bertinotti dopo aver incassato il sermone anticomunista di Giannini senza fare una piega - riprendere anche solo lo spirito del manifesto di Bad Godesberg. Le cito qualche passo: 'Quale società si persegue? Quella in cui ogni individuo possa espandersi liberamente come membro della società...libertà, giustizia e solidarietà costituiscono un obbligo vicendevole che scaturisce dal comune destino...' E ancora: 'Il socialismo-democratico affonda le sue radici nell'etica cristiana, nell'umanesimo, nella filosofia classica...'. Capisce cos'era questo manifesto? Nel '59 il termine 'solidarietà' è quello intorno al quale si identifica un 'comune destino', e l'individuo costruisce un'idea di futuro. Non intorno al diritto naturale, o all'idea di essere figlio di dio. Su questa base, i socialdemocratici di 45 anni fa non avevano alcuna difficoltà neanche a riconoscere le proprie radici 'nell'etica cristiana'. Esattamente quello che l'Europa di oggi non ha potuto fare". Ma neanche lui ha quel genere di difficoltà, tant'è vero che Bertinotti ora si dichiara pronto perfino a dire sì al famigerato "riferimento alle radici cristiane" nella Costituzione europea, come chiedono con arroganza il papa e tutta la destra clerico-fascista, a patto che - precisa l'imbroglione trotzkista - "l'Europa avesse il coraggio di recuperare per intero il suo retaggio storico-culturale: l'etica giudaico-cristiana, la cultura del diritto greco-romana, l'umanesimo, la filosofia classica, l'illuminismo e infine anche il movimento operaio, che è davvero un patrimonio esclusivamente europeo. Questa sarebbe una risposta forte, all'ideologia della destra fondamentalista americana". In conclusione: socialdemocrazia, liberalismo (Bobbio, l'"individuo che costruisce il suo futuro", "libertà, giustizia, solidarietà", ecc.) e cristianesimo. Ecco i veri punti di riferimento ideologici di Bertinotti. Che poi non sono altro che le sue radici, il terreno ideologico, culturale e politico in cui si è formato e dal quale proviene. E al quale ora ritorna dopo aver svolto fino in fondo il suo ruolo di imbroglione politico di copertura a sinistra dei rinnegati e dei riformisti; ingannando con ciò tanti giovani anticapitalisti e imprigionandone le energie rivoluzionarie nel pantano del revisionismo e del trotzkismo. 5 gennaio 2005 |