Vannino Chiti (DS) - Rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali Burocrate di partito e signore del palazzo. Questa la fotografia di Vannino Chiti, 58 anni, pistoiese, laureato in filosofia e studioso del movimento cattolico. Nel 1970, a 23 anni, viene eletto consigliere comunale nelle liste del PCI. Poi assessore e quindi sindaco della città. Nel 1985 è eletto nel consiglio regionale e nel 1992 diviene presidente della Regione Toscana. Già in quegli anni si distingue per le sue spinte federaliste, di cui diviene ben presto un alfiere. E non a caso, nel 1995, quando viene rieletto alla presidenza delle Regione Toscana, alla testa della coalizione "Toscana Democratica" che comprende oltre al PDS, i Popolari, i Laburisti, Alleanza democratica, a sostenerlo c'è anche la razzista Lega Nord (poi ritiratasi con la scelta della secessione). Il suo impegno sulla riforma federalista prosegue anche durante il suo secondo mandato, prima con la proposta della riforma federalista della Rai e poi con la promozione di una piattaforma comune Regioni-Province-Comuni-Comunità montane. Durante la sua presidenza prendono vita il famigerato "accordo di programma", tra Regione Toscana, Provincia di Firenze e i comuni di Firenze e Campi Bisenzio e Fiat che ha reso possibile la megaspeculazione edilizia a Novoli sull'area dei vecchi stabilimenti Fiat, e quella della Fondiaria sull'area di Castello. E sua è la firma, nel luglio del 1995, che licenzia il progetto della Tav nel Mugello nonostante i pareri negativi o interlocutori espressi dagli uffici tecnici regionali. Per carpire il consenso dei comuni mugellani contrari o recalcitranti, non esitò a ricorrere a uno squallido "mercato delle vacche", offrendo le famigerate "compensazioni" che in soldoni significava scambiare l'ambiente e la salute delle popolazioni con altre contropartite urbanistiche o sociali. Una operazione, quella della Tav, che a tutt'oggi rivendica per intero e se ne vanta. Nel febbraio scorso, appena nominato capolista Ulivo, si reca sui cantieri della Cavet (tutt'oggi sotto processo per danni ambientali alle falde acquifere del Mugello e contro la quale la Regione Toscana si è costituita parte civile) definendo "questi lavori" niente meno che "un esempio a livello mondiale". Sempre nelle vesti di presidente della regione Toscana, nel 1994, nell'ambito del 50° anniversario della Liberazione della regione, Chiti fa parte di quella schiera di falsi antifascisti che predicano la "riconciliazione nazionale", recandosi a rendere omaggio ai caduti dell'esercito tedesco della Wermacht, al cimitero al passo della Futa. La biografia proposta dal suo sito internet, vanta il ruolo decisivo della sua giunta "nella difesa dell'apparato produttivo e dell'occupazione". Noi invece "ricordiamo il ruolo da lui giocato in accordi sindacali antioperai, come quello del 1992 alla Piaggio di Pontedera. Dal 1997 al 2000 è presidente della Conferenza delle regioni. E nel 2000 viene chiamato da Amato alla presidenza del consiglio come sottosegretario, con delega all'editoria. Viene eletto deputato nel 2001 nel collegio Firenze1, e nel dicembre dello stesso anno diviene coordinatore nazionale della segreteria dei DS. Nel 2004 partecipa al gruppo di lavoro per la nascita della costituzione della Federazione dell'Ulivo, di cui oggi è componente della presidenza. Nel 2005 è presidente dell'ufficio per le elezioni primarie dell'Unione. E nel 2006 è capolista in Toscana nella lista dell'Ulivo alla Camera dei deputati. 14 giugno 2006 |