Un ferro vecchio democristiano, plurinquisito e riciclato nel Pd Chi è Agazio Loiero Governatore della consigliatura regionale più inquisita d'Europa Ama definirsi l'"uomo nuovo" della Calabria, ma in realtà Agazio Loiero, classe 1940 da Santa Severina (Crotone), governatore uscente della Calabria, ricandidato dal Pd alle regionali ma battuto dal Pdl Scopelliti, è il classico ferro vecchio democristiano, coinvolto e tirato in ballo nelle peggiori inchieste di mafia, massoneria, corruzione e voto di scambio ivi compresa quella avviata dai giudici di Firenze su Bertolaso e gli appalti della Protezione civile per i "Grandi eventi" in cui il nome di Loiero compare tra i verbali di un'intercettazione all'ex senatore democristiano calabrese, Franco Covello, ora nel Pd, il quale - scrivono i giudici di Firenze - "chiede a Balducci un favore per la figlia del presidente della Regione Calabria". Trasferitosi giovanissimo con la famiglia a Catanzaro, dopo aver a lungo soggiornato all'estero, si laurea in Lettere e Filosofia e inizia a lavorare prima presso la Camera di Commercio e successivamente alla Regione Calabria. La sua carriera politica comincia nel 1963 quando si iscrive alla Democrazia cristiana. Nel 1980 è eletto al Consiglio comunale di Catanzaro, nel 1984 diventa segretario provinciale della Dc ed è il referente sul territorio del boss Giulio Andreotti. Nel 1987 viene eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati e riconfermato nel 1992. Quando scoppia il caso Gladio nel 1989 Loiero difende a spada tratta Cossiga e i suoi accoliti anticomunisti e accusa i magistrati inquirenti e il Pci di voler "gettare discredito sulla Dc. È un tentativo inverosimile e avvilente, che conferma la mentalità statalista del Pci". Agli inizi degli anni '90 il suo nome salta fuori nell'elenco degli esponenti politici i cui volantini elettorali furono trovati nelle abitazioni di famiglie 'ndranghetiste o in odore di mafia nella Piana di Gioia Tauro e della Locride. Ma l'ipotesi sugli stretti rapporti tra 'ndrangheta, politici e massoneria su cui lavorava l'allora procuratore della Repubblica di Palmi Agostino Cordova finì in un nulla di fatto. Nel 1994 è il Pm della Dda di Reggio Calabria Roberto Pennisi a chiedere il rinvio a giudizio di Loiero per associazione per delinquere di tipo mafioso in un'inchiesta su una tv privata calabrese. Il suo nome finisce anche nel registro degli indagati della Procura di Roma dove è imputato per peculato e abuso d'ufficio in uno dei tanti filoni dello scandalo dei fondi neri Sisde: avrebbe usato segretarie assunte e stipendiate dal servizio segreto civile per mettere in piedi un ufficio raccomandazioni tutto suo. Il processo non è mai stato celebrato a causa degli "impegni istituzionali" ripetutamente opposti da Loiero fino alla prescrizione del reato. Passata la bufera di Tangentopoli e dissolta la Dc, a partire dalla metà degli anni '90 Loiero torna alla carica e inizia la sua lunga carriera di riciclato politico. Nel 1996 si candida col Ccd e diventa senatore. Nel giugno 1998 lascia Casini e diventa uno dei "quattro gatti" del capo dei gladiatori Cossiga che, insieme a Buttiglione e Mastella, dà vita alla formazione dell'Udr. Passano pochi mesi e Loiero, nell'ottobre del '98 è protagonista di una giravolta politica senza precedenti: prima aiuta D'Alema e Bertinotti a pugnalare Prodi; in cambio ottiene una poltrona di sottosegretario ai Beni culturali nel primo governo D'Alema e poi diventa addirittura ministro dei Rapporti con il Parlamento per l'Udeur nel secondo governo D'Alema nel 1999. Successivamente, nel secondo governo presieduto da Giuliano Amato, ricopre, dal 27 aprile 2000 al 10 giugno 2001, la carica di ministro per gli Affari regionali. Nel 2001, con la costituzione della Margherita, dove confluiscono Partito Popolare, Democratici e Lista Dini, ottiene dal suo partito una doppia candidatura: capolista al proporzionale nella circoscrizione Calabria e candidato al maggioritario nel collegio uninominale di Isola Capo Rizzuto. Viene eletto in entrambe le competizioni elettorali. Il suo nuovo nume tutelare è Franco Marini che sponsorizza la sua candidatura alle regionali del 2005. Forte anche della carica di vicepresidente del gruppo parlamentare della Margherita, il 28 novembre 2004, Loiero ottiene il sostegno del boss diessino Marco Minniti e del segretario dei Ds Nicola Adamo. A Lamezia Terme "l'Assemblea dei Grandi Elettori" del "centro-sinistra", con oltre l'80% dei consensi, lo candida alla presidenza della Regione Calabria che conquista pochi mesi dopo. La sua consigliatura regionale passa alla storia come la più inquisita d'Europa. Nel 2007, dopo soli 2 anni di governo, ben 28 consiglieri su 50 sono già in galera o indagati per reati gravi e infamanti legati a tangentopoli, mafia, omicidio, voto di scambio, truffa alla legge 488/92, reati comuni e per i morti per malasanità. Su tutti spiccano Franco Pacenza (Ds, concussione), Mimmo Crea (Margherita, omicidio Fortugno), arrestati, e Mario Pirillo, assessore regionale all'Agricoltura, indagato per i fondi Ue; mentre lo scandalo di parentopoli finisce per coinvolgere anche un assessore del Prc. Lo stesso Loiero rimane coinvolto in due importanti inchieste giudiziarie: la prima riguarda lo scandalo delle forniture alla sanità calabrese e ruota intorno all'omicidio dell'ex vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno; la seconda è la famosa inchiesta "Why Not" dell'ex Pm di Catanzaro Luigi de Magistris in cui Loiero è indagato per corruzione semplice e corruzione. Nel provvedimento emesso dalla Procura generale, tra le altre cose, si fa riferimento a un versamento di 100mila euro effettuato in due tranche uguali durante la campagna elettorale per le regionali del 2005 da parte di due imprenditori a favore di Loiero che, in cambio, avrebbe favorito società vicine ai due. Tutto ciò, senza contare il patto scellerato fra Stato e 'ndrangheta sul traffico di rifiuti tossici; la barbarie di Rosarno fomentata dalla 'ndrangehta contro gli immigrati. Eppure, il governatore Loiero (grande sostenitore di Bersani) definito "impresentabile" dall'ex segretario Franceschini, è riuscito lo stesso a vincere le primarie in Calabria con il 54,7% e ha goduto dell'appoggio e del pieno sostegno di tutto il Pd nella corsa per la poltrona di governatore. 31 marzo 2010 |