Note su Domenico Losurdo Da "marxista-leninista" a storico e filosofo dei partiti falsi comunisti Domenico Losurdo è nato a Sannicandro di Bari nel 1941. Ha studiato a Tubinga (Germania) e Urbino, dove si è laureato nel 1963 in filosofia con una tesi su Karl Rosenkranz. Attualmente è direttore dell'Istituto di Scienze filosofiche e pedagogiche "Pasquale Salvucci" nell'Università di Urbino "Carlo Bo" e insegna storia della filosofia nella stessa Università presso la facoltà di Scienze della Formazione. È presidente della hegeliana Internationale Gesellschaft Hegel-Marx für dialektisches Denken (dal 1988), membro della "Leibniz Sozietät" (fondata nel 1700 come "Brandenburgische Sozietät der Wissenschaften"). Tra la sua copiosa opera letteraria incentrata su Hegel, che costituisce il suo punto di riferimento ideologico, si trovano diversi scritti dedicati a Gramsci. Ne citiamo alcuni: Gramsci, Gentile, Marx e le filosofie della prassi, 1990; Sul marxismo di Antonio Gramsci, 1994; Con Gramsci oltre Marx e oltre Gramsci, 1997, Antonio Gramsci dal liberalismo al "comunismo critico", 1997. Dal 1973 al 1976 è stato membro della Commissione nazionale per la stampa e propaganda del PCd'I (m-l) e della redazione nazionale di "Nuova Unità", organo di quel partito. Ha fatto parte anche del Comitato provinciale di Pesaro Urbino del PCd'I (m-l). Nel maggio del 1977 ha partecipato al Congresso di fondazione del "Partito comunista unificato d'Italia (m-l)" di Osvaldo Pesce, espulso dal PCd'I, di cui è stato membro della "segreteria nazionale". Al Congresso sedeva alla presidenza. Attualmente è punto di riferimento intellettuale delle correnti revisioniste "L'Ernesto" di Giannini, "Essere comunisti" di Grassi e di una parte del PdCI, oltre che di altri gruppi sedicenti comunisti, in realtà trotzkisti. Su "Nuova Unità" n. 47 del 21 dicembre 1976 in un articolo dedicato all'espulsione di Domenico Losurdo e Michele Martelli si legge: "Quali lunghe mani ci sono dietro le squallide figure di sottopoliticanti che arrivano a guadagnarsi, come è avvenuto recentemente, le lodi di fascisti come Caradonna?". In un altro articolo di "Nuova Unità" del 14 novembre 1978 si legge in un resoconto di una conferenza di Losurdo sulla "teoria dei tre mondi" tenuta a Livorno: "Urla di 'fascista' e 'venduto alla Cia' si levavano dalla sala, mentre qualcuno, che lo conosceva meglio, ricordava i suoi contatti con De Carolis, della destra DC, (successivamente si saprà che tale avvocato milanese amico di Osvaldo Pesce, era legato alla P2, ndr) e altri figuri reazionari dello stesso tipo, domandandogli quanti dollari aveva ricevuto dai suoi padroni americani". Ovviamente il giornale dell'ex PCd'I (m-l), successivamente scioltosi e confluito in Rifondazione, non è una fonte del tutto attendibile, ma qualche verità deve pur esserci considerando il percorso "tortuoso" e le attuali ambiguità di Losurdo. Non sarà un caso che questi sposerà dalle colonne di "Linea proletaria", organo del defunto partito di Pesce, la tesi della P2 secondo cui le "Brigate rosse" erano manovrate dal Kgb. Negli anni Ottanta lo ritroviamo su "l'Unità", evidentemente si era inserito nell'area del PCI revisionista che in precedenza aveva "combattuto", dove esalta il liberalismo (31.12.84) e il riformismo (17.11.85). Posizione che rilancia nell'intervista del 22 febbraio 1991 a "Avanti!", organo del PSI di Craxi, in cui afferma: "I regimi e i movimenti nati dalla rivoluzione d'ottobre hanno avuto il torto di perdere di vista il fatto che c'era un'eredità liberale da rivendicare e sviluppare. Per la verità, in Italia, negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, Togliatti sembra essersi reso conto del problema: nel 1919 pubblica, infatti, un articolo che celebra l'eredità della tradizione liberale come 'una grande cosa' che non può essere ignorata 'da nessuno che si dica e voglia essere moderno'. Questa consapevolezza si è successivamente appannata, e non sembra essere emersa in un paese come la Russia, con una consolidata tradizione autocratica alle spalle. Ma, oltre alle circostanze storiche, ha pesato un grave elemento di debolezza presente in Marx: la teoria e l'attesa dell'estinzione dello Stato ha vanificato o bloccato qualsiasi sforzo di costruzione di uno Stato socialista di diritto, rendendo dunque impossibile l'assunzione dell'eredità migliore della tradizione liberale. Si può dire allora che il totalitarismo è l'altra faccia dell'anarchismo. Anche da questo punto di vista, la rilettura dei fratelli Spaventa, e della lezione hegeliana che è alle loro spalle, può essere di grande giovamento al fine della ridefinizione dei compiti odierni della sinistra". Il 13 febbraio 1992 è tra i firmatari trotzkisti, tra cui Luciano Canfora, Alberto Burgio e Andrea Catone (ora nella Rete dei comunisti), di una lettera a "il manifesto" in difesa del Partito della rifondazione comunista, nato pochi mesi prima. Il 21 luglio 1993, da una sua lettera pubblicata su "il manifesto" apprendiamo che prende le parti di Cossutta nella lotta contro Garavini, allora segretario PRC, mentre attacca Mao e la Grande Rivoluzione culturale proletaria in Cina che in passato aveva difeso strenuamente sulle colonne di "Nuova Unità" e di "Linea proletaria". Addirittura su "Liberazione", organo del PRC, dell'8 ottobre 1999 difende a spada tratta la Cina capitalista e fascista di Deng. Nel lungo articolo tra l'altro dice: "Per quanto riguarda la democrazia, innegabili sono i progressi per lo meno sul piano teorico. Nel corso della sua storia, il 'socialismo reale' ha bollato come vuote e ingannevoli le libertà 'formali'; su questa stessa linea si è collocata, paradossalmente, la stessa Rivoluzione culturale. Ai giorni nostri, invece, i comunisti cinesi considerano preziose le libertà 'formali' garantite dalla legge (ecco allora un sistema legale prima sconosciuto e ora in via di rapida espansione, i primi tentativi di separazione degli organi di partito da quelli statali, ecc.). Solo che, nell'attuale stadio di sviluppo della Repubblica Popolare Cinese, i suoi dirigenti ritengono di voler mettere l'accento sui diritti economici e sociali... Riuscirà il Partito Comunista Cinese ad attraversare vittoriosamente, senza perdere la sua anima, una transizione già di per sé assai complessa e resa ancor più difficile dalla strapotenza economica, ideologica e militare del capitalismo e dell'imperialismo? Una cosa è certa. Sarebbe ora che i comunisti abbandonassero una volta per sempre un'infausta tradizione che conosce o le celebrazioni acritiche o gli altrettanto acritici bandi di scomunica; sarebbe ora che, nell'analisi dei tentativi di costruzione di una società socialista, si facesse leva sulla categoria di apprendimento piuttosto che di 'tradimento'". Il 22 agosto 1994 fa le "pulci" a Marx a proposito dell'estinzione dello Stato appoggiandosi a Gramsci e alla ebrea anticomunista Arendt. Egli è un estimatore di Gramsci. "È ora di far tesoro della lezione di Gramsci - scrive su 'il manifesto' del 14 maggio 1997 - troppo grande è la sua figura perché ci si limiti a omaggi formali e di circostanza". Da queste rapide note ci appare chiaro che il professore liberal-trotzkista Domenico Losurdo, dopo essersi spacciato da "marxista-leninista", è ancora da capire perché abbia indossato quell'abito e da chi è stato consigliato, da tempo si propone come storico e filosofo dei partiti e gruppi falsi comunisti. Pur dichiarandosi "al di sopra delle parti", con un'ambiguità di fondo. Confermata anche dal sottotitolo del suo libro su Stalin del 2008, che recita esattamente così: "Storia e critica di una leggenda nera". Il libro contiene un saggio dell'altro antico trotzkista e antistalinista di area PdCI, Luciano Canfora, dal titolo "Da Stalin a Gorbaciov: come finisce un impero". I due compari, naturalmente, non accennano minimamente che la dissoluzione dell'Urss è stata opera dei revisionisti moderni. Presumibilmente entrambi fanno parte del giro dei partiti revisionisti che esistono ancora in vari paesi, compreso la Russia, che nascondono il loro opportunismo, liberalismo, riformismo e parlamentarismo dietro a Stalin. 6 maggio 2009 |