Tommaso Padoa Schioppa (indicato da Prodi) - economia e finanze

Il neo titolare del dicastero dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, è uno dei pochi ministri del governo Prodi, se non l'unico, la cui nomina era stata preconizzata (e sponsorizzata) fin da subito dalla grande stampa borghese - Corriere della Sera e Repubblica in testa - e che non è mai stata messa in discussione da nessun partito dell'Unione nelle pur interminabili diatribe per l'accaparramento delle poltrone di governo.
Questo perché Padoa Schioppa, 66 anni (è nato a Belluno nel 1940), tre figli, sposato con l'economista Fiorella Kostoris, animatrice dei salotti mondani e molto richiesta da quelli televisivi, ha alle spalle una carriera di economista di fama europea e mondiale, assai conosciuto e apprezzato dai circoli finanziari internazionali, che ne fa un personaggio di caratura istituzionale, quasi un secondo Ciampi, ideale per guidare l'importante dicastero che incorpora Economia, Tesoro e Finanze, in un momento critico come questo in cui ci sarà da far digerire al Paese una cura da cavallo per "risanare" i conti pubblici e rimetterlo al passo degli altri paesi capitalistici più avanzati.
Figlio di un amministratore delegato delle Assicurazioni Generali, la sua brillante carriera di economista comincia con la laurea alla Bocconi nel 1966, seguita da un master al Mit di Boston con l'economista Modigliani, per poi entrare dopo appena due anni, nel 1968, alla Banca d'Italia a Milano, dove raggiunge rapidamente il titolo di responsabile della Divisione mercati monetari del Dipartimento di ricerca. Nel 1979 diventa Direttore generale per l'economia e gli affari monetari della Commissione europea, dove conosce e diventa molto amico di Jaques Delors, che tre anni dopo diventerà presidente della Commissione, condividendo la sua visione favorevole alla moneta unica europea.
Nel 1983 ritorna in Bankitalia, dove (governatore Ciampi) assume la carica di Direttore generale per la ricerca economica dell'istituto. Nel 1997 diventa Direttore della Consob, la società preposta al controllo della Borsa. Durante il primo governo Prodi, nel 1998, entra nel Consiglio direttivo della Banca centrale europea, eletto dal parlamento europeo con un numero altissimo di consensi. Incarico che conserverà fino alla nomina a ministro del secondo governo Prodi, il 17 maggio 2006. Nella sua veste di dirigente della Bce, dove ha avuto la responsabilità delle relazioni internazionali e la vigilanza bancaria, è stato un forte sostenitore della moneta unica.
Titolare di diversi riconoscimenti accademici e autore di numerose pubblicazioni, Padoa Schioppa è stato anche sul punto di diventare governatore di Bankitalia. Nel 1993, quando lasciò per andare a Palazzo Chigi, Ciampi lo avrebbe visto volentieri subentrare al suo posto, preferendolo a Lamberto Dini, allora Direttore generale. Ma alla fine sui due la spuntò Fazio, gradito all'Opus Dei e al Vaticano, mentre Padoa Schioppa era considerato esponente della finanza massonica. Si riparlò di lui come candidato a governatore dopo le dimissioni di Fazio, ma fu scelto Draghi.
Dato il suo ineccepibile curriculum la sua nomina a ministro ha ricevuto il consenso unanime degli ambienti monetari e finanziari europei e mondiali: "Lo applaudo al 150%", ha dichiarato il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Junker. Apprezzamenti confermati anche dagli analisti delle principali società di rating, dai principali quotidiani finanziari della City come Economist e Financial Times, dai banchieri italiani.
Tutti aspettano le sue prossime mosse di "taumaturgo" dell'economia italiana malata, precedute da un crescente allarme sul dissesto dei conti pubblici che richiamerebbe la situazione drammatica del 1992. Ma non è difficile, dato il personaggio, europeista, monetarista e liberista inflessibile, immaginare quali saranno e su chi ricadranno: "La strada da percorrere, i cui segni indicatori sono crescita e stabilità, ordine e trasparenza dei conti, rigore ed equità dei tributi, competitività, è ripida", ha dichiarato infatti in una circolare inviata a tutti i dipendenti del suo dicastero.
Secondo il manifesto, Padoa Schioppa sarebbe l'uomo giusto, dati i suoi agganci con Bruxelles, per ottenere un trattamento benevolo per il governo Prodi alle prese con deficit da brivido: "Padoa Schioppa - scriveva Galapagos in un fondo del 22 aprile - è l'uomo ideale per Bruxelles: conosciuto e stimato potrà far sentire la sua voce autorevole, speriamo, per respingere le pretese dell'Unione europea". Sarà. Ma allora perché il fogliaccio fascista Secolo d'Italia del 21 aprile definiva Padoa Schioppa "federalista convinto, strenuo difensore della Biagi, spietato censore dei sindacati, estimatore della riforma delle pensioni (del governo Berlusconi, ndr), globalizzatore convinto, indulgente osservatore europeo nelle querelle sulle "una tantum" berlusconiane"?
Dei due ritratti ci convince di più il secondo, molto più realistico di quello edulcorato e autoconsolatorio dei trotzkisti di via Tomacelli, già impegnati a coprire a sinistra le stangate del governo Prodi prima ancora che arrivino.

31 maggio 2006