Arturo Parisi (Margherita) - Difesa

Arturo Parisi è per Romano Prodi ciò che è Gianni Letta per Berlusconi, ossia uno dei più stretti e fedeli consiglieri, la sua "eminenza grigia".
Classe 1940, salernitano cresciuto a Sassari, completa gli studi classici a Napoli presso la Scuola militare della "Nunziatella". Ma alla carriera militare preferisce quella accademica. Laureato in giurisprudenza, è prima docente di sociologia delle religioni dell'Alma Mater e poi ordinario della cattedra di sociologia dei fenomeni politici all'Università di Bologna.
Negli anni '60 è dirigente dell'Azione Cattolica (in quel periodo presieduta da Vittorio Bachelet) di cui diviene prima segretario e poi vicepresidente, e membro del Comitato direttivo della Federazione internazionale della gioventù cattolica. In qualche articolo biografico si narra che in gioventù passasse per un "comunistello di sacrestia" che votava per il PCI e esaltava i preti operai.
A partire dagli anni '80 è vicepresidente dell'associazione "Il Mulino" e direttore dell'omonima rivista. Per circa vent'anni e fino al 1990 è direttore dell'Istituto Cattaneo. È presidente della Società degli Studi elettorali. È tra i fondatori della rivista "Polis" insieme a Marzio Barbagli e Gianfranco Pasquino.
Pur affermando piccato di non aver mai preso la tessera della DC, è innegabile che oggettivamente abbia fatto parte dell'entourage democristiano come teorico. Difatti lo troviamo come collaboratore di Andreatta nel governo Cossiga, poi è stato membro del comitato di esperti per il programma del governo De Mita. Così come è certo che lo sfaldamento della DC favorisce l'attivismo di Parisi per dar vita a nuove formazioni politiche per intercettare il voto cattolico. E infatti prima lo troviamo tra i promotori del Movimento per le riforme istituzionali. Poi nel '91 è tra gli animatori dell'esperienza referendaria per la controriforma elettorale (quella della preferenza unica alla Camera) di Mario Segni. Nel '93 si impegna nel lancio di un nuovo movimento, Alleanza democratica, che però fallisce rapidamente. Con la nascita dell'Ulivo nel 1995 (qualcuno dice che sia stato Parisi a inventarlo) emerge subito come uno dei fedelissimi del democristiano Prodi, a cui era già legato da una salda e decennale amicizia. Nel 1996 Prodi approda a Palazzo Chigi e lo chiama, assieme ad un altro suo uomo Enrico Micheli, alla carica di sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri del governo dell'Ulivo.
Nel 1999, dopo il ribaltone che estromette Prodi dal governo e porta D'Alema a Palazzo Chigi mandando in frantumi l'Ulivo, sembra che sia sempre Parisi a convincere Prodi a ripiantarlo fondando i Democratici" (per simbolo un asino che scalcia) che mira apertamente, in vista anche delle elezioni europee, a contendere ed egemonizzare lo spazio elettorale occupato dall'Ulivo in diretta concorrenza con i partiti che ancora ne fanno ufficialmente parte, DS, Popolari, Verdi e socialisti. Tra i promotori, oltreché Prodi e Parisi ci sono il presidenzialista e neofascista Di Pietro e i neopodestà di Venezia, Cacciari, di Roma, Rutelli, e di Catania, Bianco. E quando Prodi nel 1999 trasloca alla presidenza della Ue è a Parisi che affida il suo posto alla guida del nuovo partito, nonché il suo seggio in parlamento (che conquista vincendo le elezioni suppletive nel collegio 12 di Bologna) e che riconferma alle politiche del 2001.
Nel 2001 è promotore e co-fondatore di "Democrazia è Libertà-La Margherita", presieduto dal baciapile Rutelli. Parisi invece ne è vicepresidente nazionale e dall'aprile 2004 ricopre la carica di presidente dell'assemblea federale. Nel 2005 lo troviamo alla presidenza (in quota Margherita) della Federazione dell'Ulivo (Fed) ossia la nuova formazione partorita dai partiti dell'Ulivo e guidata da Prodi con l'ambizione di riunificare la "sinistra" borghese.

14 giugno 2006