Alessandro Bianchi (quota PdCI) - trasporti

Alessandro Bianchi è il nuovo ministro dei trasporti in quota PdCI.
Nato a Roma, 61 anni fa, figlio di un militare dell'aeronautica, si laurea nel 1970 in ingegneria civile presso l'Università di Roma La Sapienza. Professore ordinario di urbanistica dal '94.
Dal 1999 è rettore dell'università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Oltre a quella di rettore, concentra una marea di nomine: componente del Consiglio direttivo dell'Istituto regionale per le antichità Calabresi e Bizantine dal 1990 al '95, coordinatore del Piano Territoriale Regionale della Calabria, per l'Università di Reggio Calabria, dal '93 al '98; dal '98 coordinatore del dottorato di ricerca in Pianificazione e Progettazione della Città Mediterranea, dell'Università di Reggio Calabria; presidente dell'INU-Sezione Calabria dal 1999; segretario della Conferenza dei rettori; autore di una miriade di saggi e volumi, dirige dal 1998 la collana Immagini di Città, della Rubbettino Editore.
Iscritto al PCI dal '75 fino alla sua liquidazione e poi al PDS. Fra i protagonisti della nascita del movimento "Progetto Calabrie" che si presentò alle ultime elezioni regionali calabresi prendendo il 6% dei voti validi. Nella lista era presente anche Di Pietro. Alle ultime elezioni politiche del 9-10 aprile, è stato candidato, non eletto, al Senato come indipendente nella lista PdCI-Verdi. Il PdCI l'ha proposto al ruolo di ministro. "Quando sono sorti i Comunisti italiani, dopo il trauma della caduta di Prodi, vi ho ritrovato i segni della tradizione del PCI", ha affermato. E così descrive Diliberto: "una persona straordinaria, di levatura intelletuale notevolissima, dalla passione politica forte e radicata, con un fortissimo senso delle istituzioni".
Viene descritto come il ministro "comunista" e per questo è diventato un bersaglio della casa del fascio. Specie dopo le sue dichiarazioni di ammirazione verso Fidel Castro e contro Bush: "Ascoltare per ore e ore il discorso del primo maggio di Fidel, nella piazza grande, mi ha dato emozioni forti. Ammiro molto quel che Castro ha fatto nel '59, e anche dopo, resistendo all'assedio".
Ma a ben vedere il termine "comunista" non ci azzecca un bel nulla. Lui stesso lo smentisce ricostruendo al "Corriere della sera" del 25 maggio la sua storia politica e le sue convinzioni ideologiche e politiche: "Definirsi comunisti oggi è un problema. Così come definirsi marxista. Ho letto Marx, ma altrettanto importanti per me sono stati Owen, Fourier, Kropotkin. Sono molto amico di Marco Minniti. Ho un ottimo rapporto con Massimo D'Alema. Stimo tanto Fassino. Napolitano è una grandissima figura della politica italiana, la scelta migliore. Il Sessantotto mi colse di striscio, nel Settantasette ero già dall'altra parte della barricata in università e non amavo i duri dell'autonomia, che tentavamo di tenere ai margini delle manifestazioni. Il mio impegno non è stato tanto nei cortei quanto sulle riviste, nei convegni, nelle aule. Mi sono iscritto al PCI a metà degli anni Settanta, incantato da Berlinguer. Ma sono stato anche iscritto al PDS, dopo la svolta. Non ricordo se ho mai preso la tessera DS. Diciamo che sono un uomo di sinistra". Della "sinistra" borghese, ovviamente.


31 maggio 2006