Insufficienti le risorse stanziate per la cassa integrazione in deroga e per gli esodati L'abolizione dell'Imu è un bluff E' stato tolto il nome ma la tassa sulla casa rimane con la Service tax "Promessa rispettata. Il Popolo della libertà ha rispettato il patto con i suoi elettori": così il neoduce Berlusconi ha salutato trionfante la vittoria del decreto governativo del 28 agosto sull'Imu, della cui cancellazione totale per tutte le prime case aveva fatto una sua personale bandiera elettorale; vittoria ottenuta dopo aver piegato le ultime resistenze del PD, che avrebbe voluto mantenere la tassa almeno per i redditi più alti, agitando il ricatto della caduta del governo delle "larghe intese". Soddisfatto anche il presidente del Consiglio Enrico Letta, che dopo settimane di minacce di staccargli la spina da parte del delinquente di Arcore infuriato per la condanna della Cassazione, ha potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo e dichiarare che adesso il suo governo "non ha più scadenza". A dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che egli è solo un burattino nelle mani di Berlusconi, che è il vero padrone di questo governo, che gli fa fare o non fare tutto ciò che vuole, e che decide se e quanto potrà durare. Il decreto sull'Imu, infatti, è solo un bluff, che mentre regala un grande spot elettorale a Berlusconi, non abolisce affatto la tassa sulla prima casa, se non per questo solo anno e a beneficio soprattutto dei proprietari più abbienti, ma gli cambia solo nome ripresentandola il prossimo anno sotto una forma ancor peggiore, quella della cosiddetta Service tax federalista che ricadrà soprattutto sulle famiglie più povere e numerose e colpirà anche gli affittuari. Inoltre, com'era facile prevedere, la cancellazione definitiva della prima rata di giugno, e quella per ora solo proclamata della rata di dicembre, dovendo rispettare i ferrei limiti imposti dai parametri europei, sono finanziate con tutta una serie di ulteriori odiosissimi tagli alla spesa pubblica di pari importo, come quelli al fondo per l'occupazione, per la manutenzione ferroviaria, per la sicurezza e protezione civile, per la lotta all'evasione, e così via. E non è nemmeno vero, come si è vantato il vice presidente del Consiglio Alfano, che si tratti di un provvedimento "tax free", cioè che abolisce una tassa senza crearne altre, come scopriremo tra poco. La Service tax Dal prossimo anno l'Imu sarà sostituita dalla Service tax, una tassa di tipo federalista già prevista dal governo Berlusconi che cumulerà l'attuale tassa sui rifiuti (Tares) ad un'altra tassa sui servizi comunali collettivi, come illuminazione, tenuta strade, polizia locale ecc. Il governo stima che la tassa sui rifiuti debba valere almeno 4,5 miliardi annui, e quella sui servizi, che ora vale 1 miliardo, dovrà crescere fino a 3 miliardi. I Comuni avranno solo 2 miliardi dal governo per coprire i servizi pubblici, quello che manca, cioè almeno 5,5 miliardi, dovranno procurarselo con la Service tax, che potranno alzare o abbassare a seconda delle necessità. Dove sta allora il vantaggio rispetto all'Imu? Anzi, a differenza dell'Imu non colpirà solo i proprietari di case, ma colpirà pesantemente anche gli inquilini, e tanto più pesantemente quanto più numeroso è il nucleo familiare. Da qui le proteste delle associazioni degli affittuari, come l'Unione inquilini che paventa una stangata da 1.000 euro a famiglia e un'ondata supplementare di sfratti per morosità per il prossimo anno. In compenso la chiesa continuerà come adesso a non pagare alcuna tassa sul suo immenso patrimonio di scuole private, cliniche e alberghi di lusso spacciate per enti no profit alla stregua delle mense della Caritas, visto che per esse ancora l'Imu non era stata applicata, e che per il futuro Letta ha voluto precisare che a questi enti la Service tax "vogliamo completamente alleggerirla perché crediamo che questo passo sia molto importante". Cassa integrazione in deroga ed esodati Il PD cerca di bilanciare la sconfitta sull'Imu con gli stanziamenti per il rifinanziamento della cassa in deroga e gli esodati, ma si tratta di un ben magro risultato, che la stessa CGIL ha giudicato nettamente insufficiente. Si tratta solo di 500 milioni per la Cig e altri 700 per tamponare la situazione di 6.500 esodati che hanno perso il lavoro per licenziamento individuale tra il gennaio 2009 e il dicembre 2011: ma ne restano almeno altri 20-30 mila da salvaguardare, anche stando solo alle cifre ufficiali molto sottostimate. Nuove tasse a copertura Come ha trovato il governo la copertura dei 2,4 miliardi della cancellazione della prima rata dell'Imu (per la seconda rata c'è solo un impegno politico a trovarla nella prossima Legge di stabilità a ottobre), più gli 1,2 miliardi per la Cig e gli esodati? Un miliardo circa (ma è tutto da vedere) è atteso dal gettito Iva derivante dal pagamento dei debiti dello Stato alle imprese per altri 10 miliardi entro il 2013, da sommarsi ai 20 già erogati agli enti locali. C'è poi un mini condono alle società di slot machine e giochi d'azzardo vari che andrebbe a "sanare" una multa di 2,5 miliardi che devono all'erario. Col decreto pagano solo il 25% della cifra, cioè 625 milioni, ma malgrado l'imprevisto regalo pare che non ne vogliano sapere di pagare neanche quello, per cui anche questa copertura è assai dubbia. Il governo lo sa benissimo, tant'è vero che nel decreto ha messo una clausola di salvaguardia, sicché se queste due misure non daranno il gettito sperato, si metterà mano ad un aumento delle accise su benzina e tabacchi e ad un aumento degli acconti Ires e Irap a carico delle imprese. In un primo tempo si era ventilata l'ipotesi di coprire l'abolizione dell'Imu per le prime case anche tramite un aumento Irpef a carico dei proprietari di seconde case sfitte, ma poi è stata abbandonata, presumibilmente per il veto del PDL sempre pronto a difendere i ceti più abbienti. Si è pensato bene allora di drenare risorse da chi non ha seconde o terze case, ma magari ha dei risparmi investiti in assicurazioni sulla vita, infortuni, malattia ecc. E così è stato dimezzato il tetto di 1.291 euro euro detraibili dall'Irpef per le polizze assicurative, che per il 2013 scende a 630 euro, e dal 2014 in poi a 230 euro. Ciò significa che almeno 6,3 milioni di italiani pagheranno 125 euro in più di Irpef sul 2013 e 201 euro in più dal 2014. Alla faccia del decreto "tax free"! Lo stesso vicepresidente della commissione Finanze della Camera, il deputato di Scelta civica Zanetti, non certo sospettabile di faziosità antigovernativa, ha parlato di provvedimento che è "un gioco delle tre carte con finalità mediatiche e propagandistiche accompagnato da un incremento surrettizio di altre tasse". Ulteriori tagli alla spesa Infine, man mano che si scava nelle pieghe del decreto, si capisce sempre meglio a chi viene fatto pagare lo spot elettorale regalato a Berlusconi. Un altro miliardo è stato trovato infatti con un'ulteriore serie di tagli sui ministeri. Detta così sembra quasi una cosa positiva, una riduzione degli sprechi. Ma se si va nel concreto si scopre che tra questi tagli ci sono 250 milioni dal Fondo per l'occupazione, 300 milioni tolti alla manutenzione della rete ferroviaria nazionale, già ridotta allo sfascio, altri 35 tolti alla manutenzione delle strade, 300 milioni dalle risorse per le energie rinnovabili, 55 milioni tagliati al comparto sicurezza, tra cui ai vigili del fuoco, 20 milioni in meno per le assunzioni di nuovi ispettori per la lotta all'evasione fiscale, e così via. 4 settembre 2013 |