Importante sentenza della Corte costituzionale Bocciati alcuni mostruosi articoli della legge clerico-fascista sulla fecondazione assistita La legge 40 va abrogata! Con la legge 18 febbraio 2004, n. 40, il parlamento nero della seconda repubblica, piegandosi ai dogmi oscurantisti e medioevali della Chiesa cattolica secondo cui l'unica riproduzione lecita e moralmente legittima è quella fra coniugi nell'ambito del matrimonio "consacrato", dichiarò addirittura illegale il ricorso alla fecondazione artificiale "eterologa", quella cioè che utilizza gameti maschili o femminili di donatori esterni alla coppia. In quella nera e funesta data una legge che doveva semplicemente regolamentare l'uso delle tecniche di riproduzione assistita, sottrarla alla speculazione privata, riconoscere il diritto di usufruire di tali tecniche nelle strutture pubbliche e salvaguardare la salute delle donne e dei nascituri, divenne uno strumento per sancire giuridicamente ciò che di più retrogrado e oscurantista la Chiesa cattolica va dettando in materia di vita umana, riproduzione, sessualità e famiglia. Un vero e proprio ritorno al Medioevo nel campo della morale e dell'etica e nella stessa concezione confessionale dello Stato e del diritto. Quella data segnò anche la completa capitolazione al regime neofascista della "sinistra" borghese, che non oppose alcuna seria resistenza alla casa del fascio e si rifugiò nella libertà di coscienza, a partire dal capofila dei rinnegati, Massimo D'Alema, il quale sposò senza pudore l'essenza dei dogmi dell'allora papa nero Wojtyla, poi ripresi nelle crociate di questi anni di Ratzinger e Ruini, sulla famiglia, la maternità, gli embrioni, l'aborto, l'eutanasia. Una delle norme più infami, disumane ed aberranti della legge 40, già oggetto del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno 2005 che non raggiunse il quorum per le pesanti ingerenze del Vaticano e la disinformazione operata ad arte dai mass-media, è l'obbligo di creare in vitro un massimo di tre embrioni e di trasferirli con un unico e contemporaneo impianto nell'utero materno. Un obbligo che in caso di fallimento dell'impianto, costringeva le donne a sottoporsi a un secondo doloroso prelievo di ovociti e, ogni volta, a pesanti bombardamenti ormonali con grave danno per la sua salute. Un'altra norma altrettanto criminale è l'obbligo all'impianto degli embrioni creati anche se portatori di gravi malformazioni e di malattie ereditarie. A fare ricorso alla Corte costituzionale, con tre distinte ordinanze, sono stati il Tar del Lazio e il Tribunale di Firenze, ai quali si erano rivolti, rispettivamente, la World association reproductive medicine (Warm) e una coppia sterile di Milano affetta da esostosi, una grave malattia genetica con tasso di trasmissibilità superiore al 50% che genera la crescita smisurata delle cartilagini delle ossa. Il 2 aprile la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 14 comma 2, laddove impone "un unico e contemporaneo impianto" non superiore a tre embrioni, e il comma 3 dello stesso articolo limitatamente alla parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna. La Consulta ha invece dichiarato inammissibili per "difetto di rilevanza nei giudizi principali" altri ricorsi relativi all'articolo 6 e riguardanti il divieto di crioconservazione di embrioni. Restano in piedi quindi la maggior parte delle mostruosità giuridiche della legge 40: il divieto di utilizzare gameti (ovuli o spermatozoi) provenienti da donatrici o donatori esterni alla coppia, il divieto di crioconservazione degli embrioni, le assurde limitazioni alla ricerca scientifica, clinica e sperimentale sull'embrione per consentire nuove cure per malattie gravi e oggi incurabili, come per esempio Alzheimer, Parkinson, sclerosi, diabete, tumori, le norme che vietano alle coppie fertili portatrici di malattie geneticamente trasmettibili di fare ricorso alla terapia genetica preimpianto, il divieto di ricorrere alla fecondazione assistita alle coppie sterili non conviventi stabilmente, ai single, alle vedove, alle donne non più in età potenzialmente fertile e alle coppie gay. E ancora, la possibilità per il personale sanitario di ricorrere all'"obiezione di coscienza" come se l'infertilità e la sterilità non fosse una patologia come tutte le altre e la sua cura non rientrasse nelle prestazioni cliniche e terapeutiche a cui tutto il personale sanitario è obbligato. Infine, la legge continuerà a vietare la ricerca scientifica sulla clonazione umana anche a fini terapeutici. Quello che non vieta e non potrà mai vietare è che i ricchi potranno continuare a ricorrere ad ogni tipo di prestazione pagandosela profumatamente all'estero. La sentenza della Corte costituzionale, seppure importante, rappresenta quindi una vittoria parziale di una battaglia da portare a compimento contro l'odiato governo del neoduce Berlusconi che intende condizionare pesantemente le coscienze, i comportamenti e la vita del popolo italiano, negare il diritto universale alla salute, in particolare delle donne, l'autonomia dei medici nelle scelte terapeutiche, la libertà della ricerca e della sperimentazione scientifica per subordinarli e incatenarli ai dogmi oscurantisti, metafisici, antiscientifici e antifemminili della chiesa cattolica. La legge 40 va abrogata totalmente come prevedeva un referendum che la Corte costituzionale non ammise, a partire dall'articolo 1 che per la prima volta al mondo riconosce e sancisce giuridicamente il dogma cattolico secondo cui l'embrione è una persona ed equipara i suoi diritti a quelli delle persone già nate, per esempio la madre, di fatto ponendoli in contraddizione. Questo articolo rappresenta una seria ipoteca anche sul futuro della legge 194 sull'aborto visto che l'ordinamento italiano prevede l'istituto dell'"abrogazione indiretta" secondo il quale se due leggi riguardanti la stessa materia risultano in conflitto quella più recente abroga, in parte o in tutto, quella precedente. 22 aprile 2009 |