"Disperato allarme" di "Libertà e Giustizia" "Viviamo in un vero e proprio regime" L'organizzazione della Bonsanti però sbaglia indirizzo: non si rivolge alle masse ma a Napolitano, che è uno dei costruttori del regime L'8 agosto scorso, con un post sul sito Internet di "Libertà e Giustizia", la sua presidente Sandra Bonsanti ha scritto una "Lettera aperta al Presidente Napolitano" in cui gli lancia quello che lei stessa definisce un "disperato allarme" di fronte al "vero e proprio regime che stiamo vivendo". Il tono della lettera è oltremodo diretto e drammatico e non lascia spazio ad allusioni e formalismi diplomatici: "Ti scrivo - gli dice Bonsanti dopo un breve preambolo in cui gli ricorda la sua 'antica amicizia' - anche per dirti che la misura è colma, che la disperazione di tanti cittadini italiani non trova speranza e sbocco in un futuro vicino. Noi sappiamo che oggi stiamo vivendo in un vero e proprio regime". Infatti, spiega la presidente dell'associazione, "quando il parlamento è stato esautorato e reso muto, quando la stampa e l'informazione sono quotidianamente vilipese e intimidite, quando il basilare diritto ad opporsi e a lavorare per un Paese diverso è soffocato dai diktat di un potere ormai senza alcun controllo, cosa resta della nostra Democrazia"? Nulla da eccepire riguardo alla denuncia contenuta in questa lettera e ai toni giustamente drammatici con cui è stata lanciata. Verrebbe anzi da dire meglio tardi che mai, poiché nemmeno nel pur richiamato appello del febbraio scorso "Rompiamo il silenzio", che come primi firmatari aveva la stessa Bonsanti, Umberto Eco, Gustavo Zagrebelsky, Guido Rossi e tutti i maggiori esponenti dell'associazione liberal-democratica, si faceva ancora il minimo accenno al fatto che viviamo in un vero e proprio regime. Anche se, già che c'era e con un po' più di coraggio, Bonsanti avrebbe potuto andare fino in fondo e chiamarlo finalmente col suo vero nome: regime neofascista. E indicare anche nel neoduce Berlusconi il suo nuovo Mussolini. Mentre invece continua a mostrare un'incomprensibile riluttanza a farlo, tanto da essere costretta a indicare in un generico "potere senza controllo" chi tira le fila di questo regime. La ragione di questa ingiustificabile remora, che smorza e svirilizza non poco la forza e la chiarezza della denuncia, la si comprende anche troppo bene nella seconda e ultima parte dell'appello, che ignora del tutto le masse, come se Bonsanti desse per scontato che non contano nulla in questa partita cruciale per le sorti del Paese, ma si rivolge unicamente e fideisticamente a Napolitano, chiedendo il suo intervento in difesa della Costituzione e della "democrazia". È evidente che se gli avesse chiesto esplicitamente di fermare Berlusconi avrebbe messo il rinnegato del Quirinale con le spalle al muro, costringendolo o a riconoscere l'esistenza del regime neofascista e del nuovo Mussolini, o a smascherarsi come un nuovo Vittorio Emanuele III, quale egli effettivamente è. Lo stesso vale per l'intera "sinistra" borghese, di cui "Libertà e Giustizia" aspira a rappresentare la "coscienza critica", che finché dura questa ambiguità e ipocrisia può continuare a negare che viviamo di già in un regime neofascista e che Silvio Berlusconi non è soltanto un premier "autoritario", o "antidemocratico" che dir si voglia, ma è in tutto e per tutto il nuovo Mussolini che ha restaurato il fascismo sotto nuove forme, nuovi metodi e nuovi vessilli completando il disegno della P2. Dunque il "disperato allarme" di "Libertà e Giustizia" ha quantomeno sbagliato indirizzo, poiché Vittorio Emanuele Napolitano non solo non è l'anti-Berlusconi, ma è uno dei più attivi e accaniti costruttori del regime neofascista in cui viviamo: e perché, come la pratica politica insegna, al massimo si limita a mugugnare per coprirsi le spalle, ma poi finisce invariabilmente per firmare e avallare tutti gli infami provvedimenti di Berlusconi; e perché non smette mai di chiamare i due poli del regime neofascista, la destra e la "sinistra" borghese, a dialogare e ad accordarsi per fare finalmente, sotta la sua egida di "garante", quella controriforma della Costituzione che dovrà sancire la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, interventista e razzista. Se si vuole veramente fermare il neoduce Berlusconi e combattere il regime neofascista non ci si può certo appellare a chi lo copre e gli regge il sacco, né ci si può ancora cullare nell'illusione della difesa di una Costituzione borghese del 1948 che è ormai fatta carta straccia. Ma non c'è altra strada che quella indicata dal comunicato stampa dell'Ufficio politico del PMLI: "Occorre con urgenza chiamare le masse a scendere in piazza per abbattere la nuova dittatura fascista. Il PMLI non ha la forza sufficiente per farlo, chi l'ha lo faccia senza indugio, altrimenti si assumerà una responsabilità storica che non sarà mai cancellata". Che ha da dire "Libertà e Giustizia" su questo? 2 settembre 2009 |