Lo studio e l'azione dei marxisti-leninisti
di Denis Branzanti


Recentemente i compagni dell'Emilia-Romagna e di Napoli, in base ai rapporti presentati rispettivamente dai compagni Denis Branzanti e Andrea, pubblicati sul numero scorso de "Il Bolscevico" hanno discusso il tema dello studio e dell'azione dei marxisti-leninisti. Evidentemente consapevoli dell'importanza che riveste questo tema nella vita presente e futura del Partito.
Il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, ha chiesto al compagno Branzanti, membro del CC e dell'Ufficio politico del Partito, di ritornarci sopra con un sintetico articolo, che pubblichiamo qui di seguito. Il compagno Scuderi ritiene che il compagno Branzanti abbia centrato in pieno e alla grande il tema. Meglio di così non poteva scrivere.
È proprio quello che ci voleva, data la situazione che sta attraversando il Partito. Uno stimolante e chiarificatore contributo marxista-leninista per aiutare le compagne e i compagni e tutte le istanze del PMLI, in particolare quelle di base, a riflettere sul loro atteggiamento riguardo lo studio e l'azione, l'interpretazione e l'applicazione del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e della linea del Partito, il processo della trasformazione della concezione del mondo per trasformare il mondo e se stessi.
L'articolo del compagno Branzanti costituisce una buona occasione per "registrare" e mettere a punto la propria militanza e la vita della propria Cellula conformemente al marxismo-leninismo-pensiero di Mao e alla linea del PMLI, interpretati e applicati correttamente e in base all'esperienza ultratrentennale del Partito.

"Studio e azione, azione e studio. Questa è la dialettica della lotta di classe condotta col metodo marxista-leninista. Ed è questa dialettica che deve guidare il nostro lavoro politico, anche quando siamo in piena battaglia".
Questa parola d'ordine lanciata dal compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, nell'articolo "Imparare da Mao, propagandare il socialismo" (Il Bolscevico n°20/2013) mette in rilievo lo strettissimo rapporto e consequenzialità tra lo studio e l'azione dei marxisti-leninisti.
Come ogni parola d'ordine, non va presa a sé stante, imparata a memoria e inserita qua e là tra un articolo e l'altro, occorre invece rifletterci sopra per capirne l'importanza, quanto essa incida nel nostro lavoro politico quotidiano, il momento e l'occasione in cui è stata lanciata.
Il corretto connubio tra studio e azione è la "ricetta" giusta per fare un buon lavoro politico, non può infatti esservi un marxista-leninista dedito solo allo studio, come non può esistere un marxista-leninista impegnato esclusivamente nell'attività pratica.
Nel primo caso avremmo un intellettuale completamente staccato dalla realtà, dalle masse e dalla lotta di classe, un "marxista-leninista" utile solo a ripetere le formule del marxismo-leninismo-pensiero di Mao senza saperle applicare alla situazione concreta. Nel secondo caso avremmo certo un lavoratore "marxista-leninista", ma utile solo a distribuire materiale di propaganda senza saper dare risposta alcuna a qualsivoglia domanda delle masse, senza essere cosciente del proprio ruolo e dei propri doveri politici.
Entrambi finirebbero presto per essere risucchiati nel campo della borghesia, il primo perché staccato dalle masse, il secondo perché staccato dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao e dalla linea del PMLI.
Vi può essere poi chi studia male, e fa attività politica altrettanto male. Di questo tipo è più facile trovarne.
Per ridurre al minimo gli errori, e con essi l'impatto che hanno sul nostro lavoro politico, occorre dosare nel giusto modo studio e azione, non solo in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi.
Dopotutto lo verifichiamo ogni qualvolta ci cimentiamo in una qualche attività politica, se abbiamo le conoscenze e la preparazione adeguata affrontiamo la situazione con sicurezza, "mettiamo i piedi" in modo sicuro, senza paura di sbagliare, e se sbagliamo riusciamo a rialzarci velocemente, in ogni caso facciamo un'esperienza utile per noi e per il Partito, in caso contrario non sappiamo come muoverci, cosa fare, cosa dire, a chi rivolgerci e come, e una volta caduti con un piede nell'errore invece di rialzarci ci finiamo dentro con tutti e due!
Lo studio non va visto come una perdita di tempo, così come anche il lavoro tra le masse, anche le più arretrate.
Il modello di marxista-leninista da seguire è quello di un compagno o compagna che dedica regolarmente del tempo allo studio, diversificandolo tra quello ordinario, straordinario e programmato, che studia il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea del Partito in base alle questioni principali e prioritarie che si trova ad affrontare nella pratica, ma anche in base alle proprie necessità di formazione ideologica e politica, che vive non solo socialmente ma anche politicamente tra le masse, cioè fa delle inchieste, parla con i lavoratori, con gli studenti, con i disoccupati, i precari, i pensionati, ascolta le loro proteste e le loro proposte, infine che studia la lotta di classe partecipandovi attivamente.
Bisogna comprendere bene cosa studiare, perché e con quali scopi, in base alla nostra azione sui problemi immediati e a lungo termine. Nello studio e nell'azione non possiamo non mettere al centro la priorità del nostro lavoro politico. Come le istanze centrali del Partito e Il Bolscevico denunciano in primo luogo il governo centrale e le condizioni delle masse su scala nazionale, così le istanze intermedie e locali devono fare nei confronti delle masse e dei governi delle proprie regioni e comuni.
Lo studio è alla base del nostro lavoro politico, lo precede perché lo prepara, e lo segue perché ne trae un bilancio e prepara l'azione successiva.
Non a caso le tre fasi che precedono l'azione sono tre fasi di studio: conoscenza della situazione, del rilievo dei dati e dell'individuazione della contraddizione principale; elaborazione della linea, delle parole d'ordine, della tattica e delle rivendicazioni; stesura dell'intervento (scritto, orale, giornalistico) con cui ci presentiamo alle masse.
Il nodo fondamentale è quindi quello di legare lo studio e l'azione marxisti-leninisti e di far sì che viaggino su binari paralleli, pensiamo ad un treno che viaggia su binari che vanno in direzioni diverse, quanto potrebbe durare la sua corsa? Neanche un metro!
Nel nostro caso sarebbe invece possibile "trascinarsi per qualche centinaio di metri" ma prima o poi finiremmo inevitabilmente per cadere di errore in errore danneggiando l'intero Partito.
A volte i problemi ce li creiamo da soli, nel senso che il PMLI è forte di una linea politica, ideologica, organizzativa e di massa autenticamente marxista-leninista, che traduce in maniera viva e coerente alla situazione specifica del nostro Paese e del nostro tempo, basterebbe quindi studiarla e, conoscendola a fondo, sperimentarla nella pratica applicandola. Essa è il frutto di un'esperienza politica di oltre 36 anni e il concentrato dell'interpretazione e dell'applicazione del marxismo-leninismo-pensiero di Mao alla situazione concreta dell'Italia, che non possiamo assolutamente ignorare.
Non c'è nulla da inventare o da riscrivere, ma solo da imparare, elaborare e applicare. Se a volte cadiamo in errore è proprio a causa del soggettivismo, dell'individualismo e dell'opportunismo nell'interpretare e nell'applicare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea del PMLI. In sostanza perché mettiamo prima noi stessi, le nostre idee, la nostra esperienza personale, la nostra "linea" davanti a quella del Partito, ritenendo che possiamo saperne di più e meglio, ma se ci facciamo caso, pensando alla storia del PMLI e alle contraddizioni interne al Partito, ogni volta che agiamo in questo modo cadiamo puntualmente in errore.
Non si tratta di prendere la linea generale del PMLI e applicarla ovunque allo stesso modo, sta a noi, in base alla conoscenza diretta della situazione particolare, trovare i modi, i tempi e le tattiche migliori per attuarla, mantenendone però integre le direttive generali e la linea di fondo.
Se invece, nell'applicazione della linea la modifichiamo sistematicamente in base a nostri convincimenti personali rischiamo di danneggiare non solo il nostro lavoro (un errore si può recuperare) ma l'intero Partito, perché il rischio è quello di creare delle bolle di revisionismo e di opportunismo che possono svilupparsi, diffondersi e infettare tutto l'organismo portando al frazionismo e ai "regni indipendenti".
Di qui la necessaria vigilanza che non solo deve avere il Partito sui propri militanti e dirigenti, ma anche ogni militante e dirigente su sé stesso adottando i giusti anticorpi, e cioè la critica e l'autocritica, il centralismo democratico, la disciplina proletaria rivoluzionaria nel rispetto della linea ideologica, politica, organizzativa, giornalistica e di massa, delle norme generali e particolari esistenti nel Partito e dello stile e dei metodi di lavoro del Partito, compresi i rapporti e le comunicazioni con il Comitato centrale.
Tale virus, anche se oggi si presenta sporadicamente e viene curato abbastanza agevolmente, potrebbe diventare un problema più serio se non teniamo alta la vigilanza rivoluzionaria, in particolare quando l'attenzione verso il PMLI aumenterà e un numero sempre maggiore di elementi delle masse chiederà di potervi entrare, portando inevitabilmente con sé tutto il carico pesante costituito dalla concezione borghese del mondo.
La questione alla base quindi è la trasformazione della propria concezione del mondo: se non ci si impegna per acquisire la cultura, lo stile e la pratica marxiste-leniniste, è inevitabile scivolare, anche in maniera inconsapevole, nel campo della borghesia e finire sotto l'influenza della sua cultura e del revisionismo di destra o di "sinistra", in particolare del trotzkismo.
Dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili e necessari per conformare il nostro stile di lavoro a uno stile di lavoro autenticamente marxista-leninista, il quale esclude l'individualismo, il liberalismo, il soggettivismo, il settarismo, il dogmatismo, il revisionismo di destra e di "sinistra", l'empirismo, lo schematismo, lo stile stereotipato nei discorsi, nei volantini e negli articoli, l'intellettualismo, l'astrattismo e il metodo libresco.
Per i marxisti-leninisti è indispensabile legare lo studio e l'azione per non farsi ingannare dai revisionisti aperti o mascherati, per difendere la linea del Partito e il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, per combattere la borghesia e il revisionismo e trasformare il mondo e sé stessi; per far bene la lotta di classe, per radicarci nei nostri luoghi di lavoro, di studio e di vita, per attrarre nuovi militanti e simpatizzanti, per combattere il governo Letta-Berlusconi e la controriforma costituzionale, per costruire un grande, forte e radicato PMLI, per avanzare verso la conquista dell'Italia unita, rossa e socialista!
Tutto per il PMLI, il proletariato e la causa del socialismo!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

31 luglio 2013