Parlando a Tel Aviv ai boia sionisti Olmert e Peres Bush minaccia l'Iran Per Hamas l'attacco a Teheran sarebbe atto di guerra Nella conferenza stampa dopo i colloqui col premier Ehud Olmert e il presidente Simon Peres a Gerusalemme Bush ha sottolineato che "l'Iran era una minaccia, l'Iran è una minaccia, l'Iran sarà una minaccia alla pace mondiale se la comunità internazionale non si unirà per impedire che quella nazione si doti delle conoscenze per costruire armi nucleari". E ha aggiunto con tono perentorio che gli Stati Uniti sono pronti a ogni soluzione pur di difendere gli interessi nazionali di fronte ad "atti ostili" decisi dal governo di Teheran: "tutte le opzioni sono sul tavolo", comprese quelle militari. Secondo l'agenda della Casa Bianca il viaggio ufficiale del presidente Bush in Medio Oriente, iniziato il 9 gennaio a Tel Aviv, era stato organizzato allo scopo di far prender forza al negoziato diretto tra israeliani e palestinesi deciso con l'accordo farsa di Annapolis dello scorso novembre. Dagli incontri coi boia sionisti Olmert e Peres, e nelle successive tappe in Kuwait e Emirati arabi, è apparso in maniera evidente che il bersaglio principale dell'imperialismo americano era il governo di Teheran, con Bush che ha colto l'opportunità del compiacente palcoscenico organizzato dai sionisti per lanciare nuove minacce all'Iran. Non dimenticando ovviamente di ringraziare gli amici imperialisti di Tel Aviv cui Bush ha ribadito l'appoggio alla loro politica antipalestinese. A partire dal via libera all'illegale annessione di parte della Cisgiordania, e in particolare delle aree con le più ampie concentrazioni di colonie ebraiche costruite in violazione della legge internazionale, modificando financo i confini definiti nelle risoluzioni Onu, fino a ripetere che i palestinesi dovrebbero rinunciare al diritto al ritorno dei profughi della guerra del 1948 ai villaggi e centri abitati di origine, ora in territorio israeliano, sancito dalla risoluzione 194 dell'Onu; i profughi, ha detto Bush, potranno tornare solo nel futuro Stato di Palestina e saranno risarciti attraverso un "meccanismo internazionale" e non dai sionisti, ossia i diretti responsabili. L'oggetto principale dei colloqui di Tel Aviv era comunque l'Iran. Un alto responsabile israeliano informava la stampa che il premier Olmert avrebbe presentato a Bush "dei nuovi elementi raccolti dai servizi di intelligence israeliani" dopo la pubblicazione della relazione delle principali agenzie spionistiche americane sulla cessazione dei programmi militari nucleari iraniani nel 2003 e che aveva freddato i bollori interventisti a Washington. Sarà così l'amico sionista a fornire nuovi elementi alla Casa Bianca, che non sono stati resi noti, per rimpolpare la campagna bellicista americana; cosiccome i servizi di Berlusconi aiutarono la Cia a preparare false notizie sulle armi di distruzione di massa irachene a giustificazione dell'aggressione. Non che l'imperialismo americano abbia estremo bisogno di tali aiuti come conferma la montatura sul presunto "incidente" del 6 gennaio nello stretto di Hormuz tra navi americane e iraniane. L'Iran ha definito un falso il filmato diffuso dagli americani, Bush ha rilanciato minacciando che Washington non esiterà a usare la forza per "difendere" i suoi interessi imperialisti. L'attacco americano a Teheran "sarebbe un atto di guerra" secondo l'organizzazione palestinese Hamas che ha tra l'altro promosso numerose manifestazioni contro la visita di Bush. Sia a Gaza che in Cisgiordania; a Ramallah la polizia di Abu Mazen ha caricato i manifestanti che gridavano "Bush criminale di guerra" e chiedevano al presidente americano di abbandonare immediatamente la città. In una nota Hamas ha denunciato che "la visita del presidente americano George W. Bush in Cisgiordania ha il compito di seppellire la questione palestinese uccisa nella conferenza di Annapolis e servirà a dare forze all'occupazione israeliana. (...) È questo l'ultimo atto di un complotto internazionale ordito ai danni della questione palestinese, iniziato con la conferenza di Annapolis attraverso la quale il capo del male nel mondo ha dato la terra palestinese ed ha tentato di salvare il governo sionista che era caduto in una crisi politica e di sicurezza dopo la sconfitta in Libano". Secondo Hamas la visita di Bush serve anche a legittimare "le recenti stragi compiute contro il nostro popolo e fa gli interessi dell'occupante che offre il proprio sostegno al piano di realizzazione di nuove colonie". L'11 gennaio Bush è partito per il Kuwait dove ha ripreso il filo del discorso antiiraniano: "Stati Uniti e alleati arabi devono affrontare in modo unito la minaccia iraniana prima che sia troppo tardi". La "minaccia" iraniana è ovviamente la corretta politica antimperialista del presidente Ahmadinejahd e del governo di Teheran contro l'arroganza americana e sionista nella regione, dalla Palestina al Libano, dall'Iraq all'Afghanistan. 16 gennaio 2008 |