Per cercare di intimidire l'Iran Bush minaccia la terza guerra mondiale "Voglio far vedere che conto ancora qualcosa" "Voglio finire la mia presidenza con uno sprint, finire alla grande, far vedere che conto ancora qualcosa" ha esordito il presidente americano Bush nella conferenza stampa convocata il 17 ottobre alla Casa Bianca. In difficoltà nelle occupazioni di Iraq e Afghanistan, aggravate dalle dichiarazioni turche di una possibile aggressione militare nella parte curda del nord dell'Iraq, e sotto tiro da parte della Russia di Putin che in risposta al progettato dislocamento dello scudo americano in Polonia e Repubblica Ceca ha rilanciato la corsa al riarmo nucleare e si è messo di traverso nella contesa sul nucleare civile iraniano, Bush ha alzato ancora di più il tiro e minacciato la terza guerra mondiale se l'Iran non si piegasse ai diktat imperialisti. Una inaccettabile intimidazione contro il governo di Teheran e contro il suo diritto di dotarsi della tecnologia per sfruttare il nucleare civile, un diritto riconfermato recentemente anche dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). La mattina del 17 gli organi di informazione riportavano della visita di Putin a Teheran e del suo incontro col presidente iraniano Ahmadinejad e sottolineavano il monito del Cremlino contro l'uso della forza per risolvere il contenzioso nucleare. Bush ricordava che "finora la Russia ha sempre votato con il Consiglio di sicurezza le sanzioni contro il programma nucleare e più che alle foto stampate crederò a quanto mi dirà Putin sui colloqui avuti a Teheran". Come dire al concorrente imperialista russo di non fare di testa propria e continuare a sostenere la politica delle sanzioni decisa dalla compiacente Onu su pressione in particolare di Washington e Parigi. Ma senza attendere il resoconto dell'incontro di Teheran lanciava la pesante minaccia: "in Iran c'è un leader che vuole distruggere Israele, per questo ho detto che se si è interessati ad evitare una terza guerra mondiale bisogna voler prevenire la possibilità che l'Iran abbia la conoscenza necessaria per realizzare la bomba". Il presidente iraniano non ha affatto detto che vuole la distruzione di Israele, è una montatura di Washington e Tel Aviv che serve di nuovo a Bush per intimidire l'Iran paventando una guerra mondiale e per negare a un paese sovrano il diritto di disporre financo della tecnologia nucleare civile. Quando ci sono paesi come Israele che hanno le armi atomiche sviluppate illegalmente e fuori da ogni controllo internazionale. La voglia di Bush di "far vedere che conto ancora qualcosa" non si è fermata alla questione del nucleare iraniano, la lista degli interventi e degli ammonimenti dell'imperialismo americano ha compreso anche Corea del Nord, Turchia e Cina. La Corea del Nord deve porre fine al suo programma nucleare come ha promesso di fare, altrimenti potrebbero esserci "gravi conseguenze", ha sentenziato Bush ricordando che il primo passo dell'accordo è la chiusura degli impianti nucleari, quindi ci dovrà essere una dichiarazione completa sul plutonio prodotto e sulle attività di proliferazione nucleare". "Il modo migliore per risolvere la questione nordcoreana in modo pacifico è nell'ambito dei colloqui a sei", ha precisato riferendosi alle consultazioni tra Stati uniti, Russia, Cina, Giappone e le due Coree ma non ha mancato di lanciare un monito a Pyongyang ricordando che "la diplomazia è efficace solo se vi sono conseguenze quando gli accordi non vengono rispettati". Bush ha quindi completato gli avvertimenti imperialisti intimando al governo turco di continuare a rimanere fuori dalla questione irachena e di non mandare soldati nel Kurdistan iracheno, come autorizzato dal parlamento di Ankara nel caso di reazione a attacchi degli indipendentisti curdi; un ammonimento bilanciato dai complimenti a "un alleato democratico (sic!) nel mondo musulmano e in particolare un alleato che fornisce sostegno vitale ogni giorno alle nostre forze armate". L'ultimo colpo alla concorrente imperialista Cina quando ha respinto al mittente le proteste per la concessione della medaglia d'oro del Congresso al Dalai Lama. 24 ottobre 2007 |