La nuova dottrina dell'imperialismo statunitense Bush occupa lo spazio. Divieto di accesso a chi si riveli "ostile agli interessi americani" L'uso dello spazio rappresenta un vantaggio per tutta l'umanità ma lo è in particolare per gli Stati Uniti, afferma la direttiva firmata recentemente da Bush con la quale l'imperialismo americano si appresta a occupare lo spazio in nome dell'umanità e a controllarne gli accessi per bloccare chi si riveli ostile agli interessi americani. Il documento sull'aggiornamento della politica nazionale sullo spazio era stato firmato da Bush lo scorso 31 agosto ma buona parte del testo era stato secretato. Solo il 6 ottobre un estratto di una decina di pagine è stato pubblicato dagli uffici della Casa Bianca sul sito Office of Science and Technology Policy dove l'ha scovato il quotidiano Washington Post che l'ha rilanciato in prima pagina il 18 ottobre. La parte resa pubblica è poca ma tanto basta per far capire che l'imperialismo americano vuol mantenere il vantaggio che ha nel dominio dello spazio rispetto alle potenze rivali. Un vantaggio commerciale ma soprattutto militare sancito da affermazioni quali "la libertà di azione nello spazio è altrettanto importante per gli Stati Uniti della potenza aerea e sui mari". Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, Frederick Jones, ha definito la nuova politica americana nello spazio come un provvedimento reso necessario "dall'avanzamento tecnologico che ha aumentato l'importanza e l'uso dello spazio. Oggi dipendiamo da tecnologie basate nello spazio per questioni di ogni giorno come i bancomat, i Gps per orientarsi, il controllo delle spedizioni, i servizi radio e l'uso dei telefoni cellulari". Perciò ha spiegato che gli Stati Uniti sarebbero impegnati a esplorare e usare lo spazio esterno per scopi pacifici e per il beneficio di tutta l'umanità. Non sono però "scopi pacifici" quelli che spingono le "attività della difesa e dell'intelligence Usa in perseguimento degli interessi nazionali". A partire dall'obiettivo enunciato di " rafforzare la leadership nazionale nello spazio e assicurare disponibilità spaziali per perseguire gli obiettivi della sicurezza nazionale, della sicurezza interna e della politica estera americana". Nessun limite, afferma il documento, per gli Usa che "si opporranno allo sviluppo di nuovi regimi legali o altre restrizioni che cerchino di proibire o limitare l'accesso o l'uso statunitense dello spazio", compresi gli accordi per il controllo degli armamenti che "non devono menomare il diritto degli Stati uniti di condurre, per i propri interessi nazionali, ricerca, sviluppo, sperimentazione, operazioni e altre attività nello spazio". Con questa affermazione l'amministrazione Bush straccia in un sol colpo il trattato sull'esplorazione e l'uso dello spazio esterno, promosso da Stati Uniti, Urss e Gran Bretagna nel 1967, l'intesa che sancisce che nessuno si può appropriare dello spazio esterno, né mettere in orbita armi nucleari o altre armi di distruzione di massa. Nell'elenco delle priorità il documento ribadisce che occorre "fare in modo che operazioni americane nello spazio per difendere i nostri interessi non siano in alcun modo ostacolate". I limiti sono previsti invece per gli altri paesi. Infatti afferma il documento che gli Usa "negheranno, se necessario, agli avversari l'uso di capacità spaziali ostili agli interessi nazionali statunitensi". Un'affermazione "contraria al diritto internazionale perché tutti gli Stati hanno il diritto di passaggio nello spazio extra atmosferico che è 'res communis omnium', un bene comune a tutti", ha affermato Antonio Cassese, docente di diritto internazionale all' Università di Firenze. Il quale ha denunciato che il progetto di Bush "apre la corsa agli armamenti, perché se gli Usa si attrezzano per accecare il satellite di chi vedono come nemico, anche altri Stati, come la Cina o la Russia potranno decidere di mettere in orbita questi strumenti. E nessuno potrà impedirglielo". Nelle pagine rese note della direttiva presidenziale non si parla di armi nucleari nello spazio ma lo si afferma nel momento in cui è scritto che gli Stati Uniti svilupperanno e useranno "sistemi di energia nucleare spaziale" per garantire "la sicurezza della patria e gli interessi di politica estera". Altro non trapela dato che "le attività spaziali della difesa saranno classificate". Bush rilancia nella pratica il progetto delle "guerre stellari" voluto da Reagan e tenuto vivo, seppur ridimensionato, da Clinton. 25 ottobre 2006 |