Illustrata la "nuova" strategia imperialista Bush rilancia la guerra in Iraq manderà altri 21.500 soldati Il nuovo Hitler tira diritto nonostante il coro di contrarietà anche dal suo partito Il 10 gennaio parlando in diretta tv dalla libreria della Casa Bianca il presidente americano George Bush ha illustrato la "nuova" strategia degli occupanti imperialisti in Iraq: il rilancio della guerra con l'invio di altri 21.500 soldati. Fin dal maggio 2003 il ritornello di Bush è stato la guerra è finita, stiamo vincendo in Iraq; ci vorranno tra gli altri la prova dei fatti di una resistenza all'occupazione ancora forte nel paese, gli oltre 3 mila soldati americani morti, la sconfitta elettorale dei repubblicani nelle politiche dello scorso 7 novembre a costringere l'amministrazione americana a proporre una nuova strategia. Il siluramento del ministro della Difesa Donald Rumsfeld e la sua sostituzione con Robert Gates sembravano confermare la svolta, soprattutto quando quest'ultimo il 6 dicembre al Senato affermava per la prima volta "no non stiamo vincendo in Iraq". Il cambiamento era segnato anche dal siluramento dei comandanti delle forze in Iraq, George Casey, e del responsabile del Comando centrale (Centcom) che controlla le forze americane dal Corno d'Africa all'Asia centrale John Abizaid. Come per scaricare sui vertici militari la responsabilità della mancata "vittoria" in Iraq cui Bush ancora crede. E infatti la "nuova" strategia è un rilancio della guerra. "Dobbiamo cambiare strategia in Iraq, non esiste una formula magica per il successo in Iraq, ma un fiasco in Iraq sarebbe un disastro per gli Stati Uniti", ha affermato Bush che confermava l'invio di altri 21.500 soldati Usa in Iraq: 17.500 a Baghdad, altri 4 mila nella provincia sunnita di Anbar. Che resta in gran parte sotto il controllo della resistenza. I rinforzi destinati alla capitale irachena saranno l'equivalente di cinque brigate che saranno dispiegate entro due-tre mesi. I 21 mila soldati si aggiungono "temporaneamente" ai circa 135 mila già presenti in Iraq, ha sostenuto il ministro della Difesa Gates, senza specificare per quanto tempo. Che l'occupazione militare sia indispensabile per tenere in piedi il governo fantoccio lo afferma lo stesso Bush che fissa al prossimo novembre l'impegno del governo di Baghdad a assumere il controllo di tutte le province, sempre col supporto americano. Fonti della Casa Bianca hanno reso noto che al governo di Baghdad saranno forniti altri 4.000 blindati, 1800 veicoli trasporto truppe Humvee e 16 elicotteri. Si tratta di una escalation militare già bocciata dagli elettori americani con la sconfitta dei repubblicani alle politiche scorse, bocciata dai democratici che hanno la maggioranza in parlamento e financo da sostenitori del partito di Bush. "L'escalation militare manda il messaggio sbagliato all'Iraq e noi siamo contro", hanno sostenuto i leader democratici al Senato Harry Reid e alla Camera Nancy Pelosi. Hanno annunciato di votare contro la proposta della nuova strategia di Bush quando sarà presentata al parlamento anche se non è detto che votino contro pure al finanziamento delle truppe aggiuntive e quindi blocchino sul serio l'escalation militare. Fra i repubblicani hanno espresso critiche i senatori Brownback, Coleman e Gordon Smith secondo i quali "mandare nuove truppe non è la risposta. L'Iraq ha bisogno di una soluzione politica, non militare". Ci sono voluti oltre tre anni di guerra ma ci sono arrivati. Apprezzamenti al discorso di Bush sono stati espressi dai "fedelissimi", da Blair ai primi ministri australiano Howard e giapponese Abe e dal presidente sudcoreano Roh Moohyun. Il piano per rioccupare Baghdad e la provincia sunnita di Anbar, delineato dalle dichiarazioni dei militari alla stampa Usa, ha poco di nuovo e molto di controguerriglia coloniale. L'esercito Usa si appresterebbe infatti a separare la capitale Baghdad dal resto del paese e i suoi quartieri l'uno dall'altro, con muri, reti e sbarramenti. Ogni sezione della città sarà chiusa da posti di blocco e vi si potrà entrare solamente da una o due entrate sorvegliate dai militari. Saranno della "comunità blindate" che ricordano i campi creati dagli inglesi in Malaya contro la resistenza negli anni '50, i villaggi strategici in Vietnam ma anche le operazioni condotte dal generale francese Massu a Algeri. Paragoni ripresi dallo stesso Manuale Usa di contro-guerriglia redatto sotto la guida del generale David Petraeus, il nuovo comandante delle forze Usa in Iraq. Una tattica che servirà alle truppe occupanti per tentare di riprendere il controllo di una parte della capitale. Mentre Bush teneva il suo discorso, a Baghdad infuriava una vera e propria battaglia casa per casa tra le formazioni della resistenza irachena, appoggiate dalla popolazione locale, e le forze americane lungo la zona percorsa dalla Haifa street; nel corso degli scontri, i più duri degli ultimi due anni, iniziati il 6 gennaio e durante i quali gli Usa hanno impiegato anche elicotteri e cacciabombardieri F16 ci sarebbero stati almeno duecento morti. 17 gennaio 2007 |