L'inchiesta travolge il marcio, corrotto e diseducativo sistema calcistico capitalistico Calcioscommesse, in manette altri 17 indagati Truccate decine di partite dei campionati di Serie A, B e Lega Pro. Il Pg Di Martino: "la manipolazione delle partite era ancora in atto" Il calcio va rifondato su basi democratiche e popolari, sottratto ai privati e gestito direttamente dai tifosi con giocatori pagati con stipendi da lavoratori I clamorosi sviluppi dell'inchiesta "Last bet" coordinata dalla procura di Cremona che ha portato alla luce un nuovo verminaio calcistico composto da calciatori, dirigenti di società, commercialisti, titolari di agenzie di scommesse e scommettitori, anche di sospetta appartenenza mafiosa, in grado di falsare i risultati di decine di partite dei campionati di serie A, B e Lega Pro, attraverso la corruzione di giocatori e altri sistemi fraudolenti, allo scopo di realizzare vincite milionarie con il calcio-scommesse, rischiano di travolgere l'intero sistema calcistico capitalistico ormai sempre più marcio, corrotto e diseducativo. Dopo la retata del 1° giugno scorso che ha portato in carcere 16 persone fra cui l'ex nazionale Giuseppe Signori, ex attaccante di Lazio, Sampdoria e Bologna, ritenuto il principale esponente del gruppo dei "bolognesi" che scommettevano somme di centinaia di migliaia di euro sui match truccati; il 19 dicembre altri 17 indagati sono finiti in manette accusati a vario titolo di reati gravi e infamanti che vanno dall'associazione a delinquere all'estorsione, minaccia e tentato inquinamento delle prove. Gli arresti Il più noto dei calciatori coinvolti in questa seconda retata è Cristiano Doni, bandiera dell'Atalanta, già indagato a giugno e in carcere in isolamento (ora ai domicialiari) assieme all'ex difensore di Roma e Inter Luigi Sartor, Alessandro Zamperini (ex giocatore di Acireale, Ternana ed Ascoli serie B, Lega Pro), Carlo Gervasoni del Piacenza, al momento sospeso dall'attività, e Filippo Carobbio dello Spezia. Le partite in odore di combine sono prevalentemente quelle della scorsa stagione. Una ventina di esse riguardano in particolare i campionati minori di Serie B e Lega Pro dal 2009 al 2011; mentre le indagini sulle partite truccate in Serie A hanno evidenziato elementi importanti su varie altre gare fra cui spiccano (Brescia-Bari, Brescia-Lecce, Napoli-Sampdoria, Palermo-Bari, Lazio-Genoa e Lecce-Lazio) su cui sono transitate scommesse con somme di qualche milione di euro. I cinque calciatori arrestati, spiega la procura, sono i referenti italiani di un'organizzazione criminale con ramificazioni in tutto il mondo (Germania, Finlandia, Croazia, Ungheria, Turchia, Macedonia e Slovenia) e sede a Singapore, dedita a truccare i risultati delle partite. In particolare Sartor era considerato il tramite tra l'Oriente e gli "affari italiani". È stato proprio un uomo di Singapore, detenuto in Finlandia, che ha svelato i segreti delle gare truccate nel calcio internazionale. Un ruolo decisivo era svolto dal cosiddetto "gruppo degli zingari", cioè il gruppo di scommettitori dell'est europeo, considerati il braccio destro dell'organizzazione asiatica, oggi in buona parte identificati e presenti in Italia lo scorso novembre in quanto, insieme a Zamperini, provarono a truccare la partita di Coppa Italia del 30 novembre tra Cesena e Gubbio offrendo 200 mila euro a quattro giocatori per falsare il risultato. La combine però non riuscì perché il giocatore del Gubbio, Simone Farina, si rifiutò di prendere parte al complotto e denunciò tutto alla giustizia sportiva e successivamente alla Procura della Repubblica. Gli sviluppi dell'inchiesta "La considerazione più amara - ha detto il procuratore Roberto Di Martino - è che l'operazione non è un punto di arrivo, ma una base di partenza. Le ordinanze di custodia si sono rese necessarie perché la manipolazione delle partite era ancora in atto. Il nuovo filone è partito da un tentativo di combine su una partita di Coppa Italia, Cesena-Gubbio del 30 novembre scorso. Tentativo scongiurato dalla denuncia di un giocatore alla giustizia sportiva". Particolarmente grave è la posizione di Cristiano Doni, in manette per inquinamento delle prove assieme ad Antonio Benfenati, suo socio nella gestione di uno stabilimento balneare a Cervia, e Nicola Santoni, ex preparatore atletico del Ravenna. L'ex fantasista atalantino (che ha tentato di sottrarsi alla cattura ed è stato bloccato dagli agenti prima di raggiungere il garage di casa) rischia da due a sei anni di galera per induzione con violenza, minaccia o denaro a non parlare o a dire il falso. Avrebbe pagato la parcella dell'avvocato di Santoni, ex preparatore del Ravenna, in cambio del silenzio. Dalle indagini è emerso inoltre che Doni, in occasione di partite combinate (Atalanta-Piacenza del 19 marzo 2011, Padova-Atalanta del 26 marzo 2011 e Ascoli-Atalanta del 12 marzo 2011, come emergeva dalla prima parte dell'inchiesta) si è avvalso di una scheda intestata a un romeno ritenuta sicura da eventuali intercettazioni e poi ha tentato anche di modificare i dati del telefonino di Santoni per cancellare le prove a suo carico. Scommesse da 500 a 1,5 milioni di euro La mente dell'organizzazione con sede a Singapore opera da quattro-cinque anni, con tentacoli che arrivano in Africa, in Argentina e Bolivia. Il burattinaio sarebbe un certo Eng Tan Seet, detto "Dan", che attraverso una fitta rete di collaboratori e grazie al "gruppo degli zingari" con a capo lo Almir Gegic - protagonisti della prima tranche dell'inchiesta - trattavano direttamente con i calciatori per truccare le gare nei campionati italiani e in altri Paesi. Le puntate relative alle scommesse sulle partite combinate venivano effettuate su siti Internet collocati prevalentemente in Asia e ritenuti più sicuri per evitare eventuali controlli sulle giocate. Le somme investite variavano dai 500 a 1,5 milioni di euro. Soldi ripartiti tra i vari membri e anche chi non aveva partecipato alla manipolazione riceveva una quota della somma. Sul conto di Doni, Santon e Benfenati, il procuratore Di Martino ha detto che non ci sono ulteriori episodi di combine rispetto a quelli contestati nel giugno scorso ma, "si sono enormemente concretizzate" le responsabilità di fronte anche a un "pericoloso intervento di inquinamento probatorio". A dir poco patetica è la difesa accampata da Doni che durante l'interrogatorio di garanzia, ha dichiarato di aver "aderito all'illecito sportivo, solo per la passione che mi legava alla squadra e la speranza di poterla portare all'obiettivo di quella stagione". Tirata in ballo anche la Lega Calcio Dagli atti dell'inchiesta emerge anche che una dipendente della Lega Calcio di Milano aveva contatti telefonici con l'ex capitano dell'Atalanta e con il suo compagno di squadra Thomas Manfredini e i calciatori da lei ricevevano "particolari dell'inchiesta diversamente a loro sconosciuti'' e ricevevano "preziosi consigli sulla strategia da riferire ai propri legali per contrastare le accuse del procuratore federale''. In alcune conversazioni, annotano gli agenti della polizia di Stato, la donna "non nasconde di poter arrivare facilmente a raggiungere gli appartenenti alla Commissione per indirizzare la sentenza in favore dei calciatori, anche se poi non emerge alcun elemento che possa avvalorare questa sua possibilità''. "È comunque indubbio - concludono gli investigatori - che la stessa, appartenendo comunque all'organo federale della Lega Calcio, possa di conseguenza facilmente riconoscere alcuni membri della Commissione giudicante''. Non solo dalle carte dell'inchiesta spuntano i nomi anche di tre nazionali azzurri: Buffon, Fabio Cannavaro e Gattuso, citati da Santoni durante un'intercettazione ambientale in cui fra l'altro afferma: "Il calcio è tutto truccato, tutto marcio... Buffon gioca 100-200 mila euro al mese, mentre Cannavaro e Gattuso sono proprio malati". Affermazioni che per ora sono al vaglio degli inquirenti e non hanno trovato riscontro. Infine, da una rogatoria in Svizzera sono emersi i primi "conti cifrati" riconducibili a Signori e a Sartor. Insomma, mentre a Napoli non si è ancora concluso il processo per calciopoli, un nuovo scandalo di proporzioni ancora più gravi ed estese minaccia di travolgere il mondo del pallone miliardario. Segno evidente che ormai tutto il sistema del calcio capitalistico è marcio e corrotto, e che continuando così le cose altri scandali seguiranno sempre più frequenti e sempre più gravi, alla faccia degli spettatori e dei tifosi che continueranno ad essere truffati da partite taroccate, giocatori e arbitri comprati, giornalisti sportivi compiacenti e società disposte a tutto pur di fare profitti, in inquietante contiguità col malaffare e la delinquenza organizzata. Il calcio oggi non è più uno sport ma una sporca guerra fra le società calcistiche per accaparrarsi i profitti maggiori. La nostra posizione L'inchiesta di Cremona conferma che ormai le società calcistiche non hanno più nulla delle vecchie associazioni sportive che si sostenevano con i biglietti delle partite e gli sponsor della pubblicità, ma sono diventate in tutto e per tutto delle aziende capitalistiche, spesso quotate in Borsa, delle macchine di profitto che si alimentano nel sempre più vasto e appetibile serbatoio dei diritti televisivi, settore in cui non a caso Berlusconi fa la parte del leone con il suo impero mediatico e con il possesso diretto di una delle più importanti squadre di calcio. Anzi, a tal punto il mercato calcistico è stato drogato e trasformato in un'industria miliardaria, una tra le prime cinque in Italia ormai, che non solo la corruzione e il malaffare dilagano e continuano nella serie A nonostante lo scandalo calciopoli, ma si estendono, contagiandole con il miraggio di profitti e di arricchimenti facili, pure alle serie minori, che teoricamente dovrebbero essere più vicine allo spirito dilettantistico popolare e meno influenzate dal vorticoso giro di interessi che condiziona il più ricco campionato nazionale. Questo universo è dominato dai più ricchi monopolisti a cominciare da Berlusconi con il Milan, la famiglia Agnelli con la Juventus, il petroliere Moratti con l'Inter, l'industriale Della Valle con la Fiorentina, il produttore cinematografico De Laurentis con il Napoli, che hanno svariate finalità di tipo politico, economico, pubblicitario ma è anche parte integrante di un sottobosco di grandi e piccoli capitalisti e mafiosi che usano spregiudicatamente le squadre di calcio delle serie minori e maggiori per operazioni di speculazione e riciclaggio grazie alle vergognose leggi e agevolazioni fiscali di cui godono le società calcistiche nella gestione dei loro bilanci. Il calcio capitalistico marcio, corrotto e diseducativo è irriformabile e va cancellato. Esso va completamente rifondato su basi democratiche e popolari. Un calcio esclusivamente pubblico, senza intrusione diretta o indiretta di privati, gestito direttamente dai tifosi e in cui i giocatori siano pagati con stipendi da lavoratori. Le partite devono essere trasmesse gratuitamente in televisione e i prezzi dei biglietti agli stadi devono essere a prezzi popolari. Come indica il Programma d'azione del PMLI, il sistema sportivo pubblico deve favorire e sviluppare lo sport dilettantistico e non agonistico. Lo sport come diritto inalienabile e occasione formativa per i giovani, per migliorare la qualità della vita di tutti, compresi gli anziani, i disabili, ecc. 11 gennaio 2012 |