Calderoli non si dimette per l'insulto razzista alla ministra nera Kyenge La maggioranza governativa non fa nulla di concreto per cacciarlo dal posto di vicepresidente del Senato. Il M5S non ne chiede le dimissioni La magistratura indaga il vicepresidente del senato per diffamazione aggravata dall'odio razziale "Vedo la Kienge e resto secco. Sono un amante degli animali per l'amor del cielo. Ho avuto le tigri, gli orsi, le scimmie, ma quando vedo la Kyenge non posso non pensare a un orango". È questo l'insulto degno del mussoliniano "manifesto della razza" che il vicepresidente del senato, il leghista Roberto Calderoli, ha lanciato sabato 13 luglio dal palco della festa del Carroccio a Treviglio, nel bergamasco, alla ministra nera Cecile Kienge. Non ci stupisce una tale aggressività razzista da parte di dirigenti della Lega che già in passato non avevano perso l'occasione di vomitare pubblicamente il letame ideologico nazi-leghista-razzista di cui si nutrono a tutti i livelli. Lo stesso Calderoli, non nuovo a clamorose uscite razziste, quando nel 2006 era a capo del Ministero per le riforme istituzionali, fu costretto alle dimissioni dopo aver offeso l'Islam e provocato violente rivolte con diversi morti in Nord Africa. L'aggressività razzista coinvolge tutti i dirigenti della Lega anche gli esponenti delle amministrazioni locali, come Dolores Valandro, ex-consigliera leghista di una circoscrizione di Padova, che si è di recente chiesta pubblicamente su facebook perché mai nessuno avesse ancora stuprato la ministra Kyenge e per questo è stata appena condannata a 13 mesi di reclusione (pena sospesa) e a tre anni di interdizione dai pubblici uffici per istigazione alla violenza sessuale, aggravata dalla motivazione razziale, o il consigliere circoscrizionale di Trento, Paolo Serafini, appena espulso da Progetto Trentino ed ex-militante della Lega nord, che ha mandato a dire alla ministra nera: "torni nella giungla". Caderoli è stato formalmente indagato dalla Procura della Repubblica di Bergamo per diffamazione aggravata dall'odio razziale, a seguito di un esposto presentato dal Codacons e al quale è stata allegata la registrazione audio del comizio di sabato sera a Treviglio. Certo è un fatto politico che i dirigenti delle "forze dell'ordine" certamente presenti al comizio di Calderoli e sempre pronti a ordinare lanci di lacrimogeni sui cortei di lotta e a manganellare operai, studenti, "No Tav" e "No MUOS", non abbiano trovato alcun rilievo penale nelle affermazioni razziste fatte da Calderoli. È un fatto politico che rispetto all'aggressivo salto di qualità del razzismo organizzato della Lega, non vi è alcun deciso altolà antirazzista da parte delle massime istituzioni borghesi, le quali, anzi, nicchiano e si nascondono dietro opportunistiche frasi. A partire dal Vittorio Emanuele III, Napolitano, che auspica che si possa "levare un argine comune dinanzi all'ingiuria indecente e aggressiva, specie se a sfondo razzista e maschilista e ancor più se pronunciata da chi dovrebbe unire alla dignità personale quella istituzionale". Ma è ben poco auspicare se non si dà un preciso segno politico e non obbliga, né lo chiede, al nazi-fascista-razzista Calderoli di lasciare l'incarico e togliersi di torno. "Gli ho chiesto di dimettersi" dichiara il presidente del consiglio Letta durante l'intervista londinese alla CNN International ( Cable News Network international, la maggiore rete televisiva per notizie a livello internazionale) tuttavia nessun atto concreto è stato messo in atto dalla maggioranza per costringere Calderoli a lasciare, rendendo evidente che il governo Letta-Berlusconi e i parlamentari che lo appoggiano non sono disposti ad andare fino in fondo alla questione. Lo stesso presidente del senato Piero Grasso (PD) ha semplicemente invitato Calderoli a scusarsi "ufficialmente e pubblicamente", mentre l'autoproclamata difensora dei diritti sociali e civili, la presidente della camera dei deputati Laura Boldrini (SEL) si è limitata a dire "parole volgari e incivili. Impensabile siano state pronunciate da un rappresentante delle istituzioni''. E invece, prenda atto la Boldrini, sono proprio le istituzioni borghesi che in Italia non hanno certo brillato nella lotta al razzismo dilagante ed è nelle istituzioni che si annidano storicamente e attualmete i peggiori razzisti organizzati espressi dalla classe dominante borghese. Eloquente per opportunismo la posizione espressa dal M5S che ancora una volta svela la sua vera natura e riecheggia le dichiarazioni antimigranti già espresse in passato da Grillo: "La richiesta di dimissioni è inutile'', ha assicurato il presidente dei senatori Nicola Morra e aggiunge che il vero problema è culturale e la migliore risposta a un'aggressione del genere è investire in cultura e istruzione (sic!) 24 luglio 2013 |