Pubbliche da 497 anni Cameron privatizza le poste La Royal Mail, le Poste inglesi, pubbliche da ben 497 anni saranno privatizzate dal governo di Cameron che ha messo in cantiere la più grande privatizzazione degli ultimi trenta anni, dopo quella dell'energia e delle ferrovie. L'ultimo bilancio della Royal Mail ha fatto registrare utili pari a 403 milioni di sterline, circa 478 milioni di Euro, ben 297 in più dell'anno precedente grazie anche al boom delle vendite e delle spedizioni online. Solo nel 2004 erano in crisi risolta dal governo Blair attraverso il dimezzamento delle consegne e la chiusura accelerata di uffici postali nelle zone rurali con l'appalto a privati di parte delle spedizioni. Adesso registrano fior di utili e Cameron ha pensato bene di capitalizzarne la vendita, annunciata lo scorso luglio in parlamento dal ministro dell'Industria. La discussione sulla privatizzazione del servizio era partita circa 20 anni fa quando Peter Mandelson, il laburista ministro dell'industria, era stato il primo a dirsi favorevole a una parziale privatizzazione delle poste nazionali. Non realizzata finora per l'opposizione nel partito e soprattutto per la scarsità di acquirenti. La proposta era vista favorevolmente anche dal partito liberal democratico che ipotizzava la quotazione in borsa parziale, fino al 49% delle azioni. Cameron, alla guida del governo di coalizione coi liberaldemocratici, ha portato a conclusione il percorso avviato da Blair. Il compito di definire il percorso e le modalità della quotazione in borsa dell'azienda entro il prossimo marzo il governo l'ha affidato a due importanti banche d'affari, le famigerate Goldman Sachs e USB, protagoniste dell'avvio della crisi finanziaria. Un compito dal quale ricaveranno oltre 35 milioni di euro. Altri incarichi sulle pratiche di privatizzazione il governo le ha affidate a banche quali Barclays, Bank of America, Merrill Lynch, Investec, Nomura e la Royal Bank of Canada che saranno le prime beneficiarie dell'operazione. Un dieci per cento delle azioni sarà riservato ai lavoratori. Il governo si è impegnato a mantenere solo la cosiddetta universal service obligation, ossia l'obbligo di consegnare a prezzo fisso la posta sei giorni a settimana su tutto il territorio nazionale. Fino a che le finanze statali lo permetteranno. Il progetto del governo è stato bocciato dai lavoratori che a fine luglio hanno protestato con presidi davanti alle sedi di Goldman Sachs e UBS mentre il sindacato di categoria, la Communication Workers Union, organizzava il voto per decidere sullo sciopero. 4 settembre 2013 |