Al direttivo FILCTEM-CGIL provinciale di Pisa Monti nel mirino dei lavoratori Andrea Cammilli invita a lasciare la trattativa e indire lo sciopero generale di tutte le categorie Dal corrispondente della Cellula "Vincenzo Falzarano" di Fucecchio del PMLI Nonostante i tentennamenti della Camusso e della CGIL e le aperture dei sindacati confederali al governo del banchiere Monti i lavoratori sembrano aver capito che da questo esecutivo non c'è da aspettarsi niente di meglio di quanto già sperimentato con quello passato guidato dal nuovo Mussolini Berlusconi. Almeno questo è emerso nettamente dal direttivo provinciale svoltosi a Pisa il 1° marzo che riuniva la FILCTEM-CGIL, la sigla che raggruppa tante categorie: dai chimici e farmaceutici, ai tessili e calzaturieri, ai lavoratori del settore elettrico e del conciario. La mattinata si era aperta con la relazione del Segretario di categoria che aveva tracciato il preoccupante quadro della maggior parte dei settori produttivi di Pisa e provincia. Tante fabbriche chiuse, condizioni di lavoro sempre più ricattatorie, precariato spinto all'inverosimile che non rispetta minimamente gli accordi stipulati localmente, tanti casi di lavoro nero, cassa integrazione in continuo aumento, tanti lavoratori senza stipendio perché la Cig viene erogata con il contagocce e in ritardo. Gli interventi che si sono susseguiti hanno tutti avuto al centro la critica al governo Monti e in particolare alla "riforma" del "mercato del lavoro". È apparso evidente che da questi incontri governo-parti sociali arriveranno condizioni peggiori per i lavoratori. A un certo punto, come è stato detto da un intervenuto con una battuta, sembrava di aver sbagliato direttivo, poiché anche dai delegati di palese appartenenza PD, sono arrivate bordate contro Monti e in certi casi contro Napolitano, fino a ieri indicato come salvatore della patria. Anche l'intervento del compagno Andrea Cammilli ha messo nel mirino la cosiddetta "riforma" del "mercato del lavoro". Seppur brevemente il compagno ha spiegato le misure principali volute dal governo che vanno dall'eliminazione della Cig straordinaria e della mobilità, al contratto d'inserimento per i giovani, senza dimenticare l'abolizione, o quantomeno il ridimensionamento dell'articolo 18. Dall'altra solo vaghe promesse di nuovi ammortizzatori sociali per i quali però non si vuol mettere a disposizione neanche un euro. Del resto non si è mai vista una "riforma" voluta da governo e padronato che abbia portato vantaggi per i lavoratori. Cammilli ha denunciato con forza che questa non è né una trattativa né una riforma, ma un'imposizione del governo che vuole demolire gli "ammortizzatori sociali" e cancellare diritti come l'articolo 18 e ha tra i sui sostenitori una bella combriccola che va da Berlusconi fino a Veltroni. Per come è stata impostata e per il verso che ha preso occorre abbandonare subito il tavolo della trattativa e mobilitare i lavoratori come ha fatto la Fiom per il 9 marzo. Ma se sull'analisi dell'operato del governo Monti anche i dirigenti locali della Cgil si pongono in maniera molto critica è sulle conclusioni, ossia sulle iniziative da prendere, che la maggior parte di loro frena e, nella sostanza, sposa le posizioni del PD. Un esempio per tutti è stato l'intervento del segretario regionale Luca Barbetti che ha sostenuto l'utilità di continuare a sedersi al tavolo con il governo e la Confindustria perché c'è sempre la possibilità di strappare qualche risultato (!). Cammilli invece ha chiesto lo sciopero generale di tutte le categorie con manifestazione nazionale sotto al parlamento. 7 marzo 2012 |